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CronacaScuola e formazioneTorino

Truffa all’esame all’Università di Torino: indagine su 67 studenti del corso di Storytelling

Accessi da remoto durante la prova scritta. Il docente Alessandro Perissinotto scopre l’anomalia e segnala tutto. Indaga la polizia postale

Gabriele Farina

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TORINO — Doveva essere un normale esame universitario, ma si è trasformato in un caso di possibile truffa accademica. Il corso di Storytelling tenuto dallo scrittore e professore Alessandro Perissinotto è finito al centro di un’indagine dopo che, durante l’appello di gennaio, sono emersi sospetti fondati su irregolarità gravi.

Secondo quanto ricostruito, uno o più soggetti esterni sarebbero riusciti ad accedere da remoto ai computer degli studenti presenti in aula, compilando le risposte al posto loro. La vicenda, inizialmente tenuta sotto il massimo riserbo, è emersa nel corso della settimana. Sono 67, su circa 200 iscritti all’esame, gli studenti finiti nel mirino delle forze dell’ordine.

A far scattare l’allarme è stato lo stesso Perissinotto, insospettito da un dettaglio non da poco: molti studenti, durante la prova, sembravano immobili, senza mai toccare la tastiera. Una scena anomala, che ha spinto il docente a contattare gli uffici informatici dell’ateneo. Lì la conferma: diversi accessi da remoto, provenienti da dispositivi estranei all’aula, sono stati rilevati sulla piattaforma dell’esame.

Come si è svolta la truffa

La modalità esatta con cui è stato possibile aggirare le difese informatiche dell’università non è ancora chiara. Secondo le prime ipotesi investigative, gli studenti avrebbero potuto fornire le proprie credenziali a soggetti esterni, che si sarebbero collegati per sostenere l’esame al posto loro. Oppure, in uno scenario più sofisticato, qualcuno potrebbe aver manipolato la piattaforma d’esame per ottenere le risposte corrette in anticipo.

In entrambi i casi, si tratterebbe di una violazione grave sia del regolamento accademico che delle normative vigenti in materia di sicurezza informatica e integrità delle prove.

L’esame incriminato, come riportato anche sul sito del corso, consisteva in 30 domande a risposta multipla caricate sulla piattaforma Moodle, un sistema pensato per garantire oggettività e imparzialità. Ma almeno in questa occasione, secondo i sospetti, la sicurezza del sistema è stata aggirata.

L’università ha assicurato piena collaborazione con le autorità. Intanto, mentre le indagini proseguono, resta forte l’imbarazzo per un episodio che solleva interrogativi inquietanti sul confine sempre più labile tra tecnologia e correttezza accademica.

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