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Pfas, l’Unione Montana Valle Susa chiede l’intervento urgente di Governo e Regione
L’Unione Montana Valle Susa ha già promosso la costituzione di un tavolo tecnico con ARPA, ASL TO3, SMAT, ATO3 Torinese e CNR-IRSA

VALSUSA – Il Consiglio dell’Unione Montana Valle Susa, con la volontà di rafforzare il proprio impegno per la sicurezza ambientale e a tutela della salute dei cittadini e delle cittadine del territorio, ha approvato all’unanimità una delibera con cui sollecita un intervento urgente da parte del Governo e della Regione Piemonte sul tema della contaminazione da composti PFAS nelle acque della Valle.
Con questo atto politico, l’Ente ribadisce la necessità di affrontare il problema con misure strutturali, perché l’intensificazione dei monitoraggi e della ricerca scientifica sulle alternative ai PFAS deve necessariamente essere sostenuta a livello nazionale e locale con l’intervento del Governo e della Regione, nell’ambito delle rispettive competenze.
Un tavolo tecnico
L’Unione Montana Valle Susa ha già promosso la costituzione di un tavolo tecnico con ARPA, ASL TO3, SMAT, ATO3 Torinese e CNR-IRSA, alla presenza del comitato “Acqua SiCura”. Nell’ambito del tavolo di lavoro si sono attivati tutti i soggetti competenti per la stesura di un piano per la sicurezza delle acque dell’area della Valle di Susa, si è stabilito di programmare due incontri all’anno per proseguire i lavori e di mantenere un filo diretto con il comitato nei periodi di intervallo tra le due convocazioni per eventuali aggiornamenti.
A seguito del tavolo tecnico, l’Ente ha chiesto all’Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) del CNR di avviare un rapporto di collaborazione per realizzare uno studio approfondito sulle fonti di contaminazione PFAS nel nostro territorio che, in alcune analisi, sonno state rilevate in aree montane non urbanizzate.
Con la delibera approvata, il Consiglio dell’Unione Montana Valle Susa chiede all’unanimità al Governo:
- di avviare un percorso normativo per la progressiva eliminazione dei PFAS dai processi produttivi industriali;
- di sostenere e sviluppare la ricerca di nuovi elementi che vadano a sostituire i PFAS con sostanze che abbiano un minore impatto sull’ambiente e sulla salute, valutando non solo le proprietà avverse ma anche quelle funzionali, in modo da tutelare anche i settori economici che impiegano tali composti;
- di definire, nel breve periodo, protocolli ambientali più stringenti nella gestione dei processi produttivi esistenti che trovano PFAS al loro interno, uniti a una maggiore frequenza dei controlli e un adeguato sistema di sanzioni che garantiscano una reale tutela e dell’ambiente e dalla salute dei cittadini e delle cittadine.
Alla Regione Piemonte, invece, viene richiesto:
- di porre in campo le risorse necessarie per effettuare accurate analisi dei dati finora raccolti, di incrementare le campagne di campionamento nelle aree che registrano criticità e dati anomali, di investigare le fonti di contaminazione e valutare le necessarie contromisure;
- di coinvolgere nei piani di studio e campionamento tutti i propri settori e gli organismi territoriali deputati, nell’ambito delle rispettive competenze, alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini e delle cittadine (ARPA, ASL ecc.).
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Ardmando
18 Aprile 2025 at 12:37
Se leggi la parola “Greenpeace” puoi solo pensare a terrorismo e disinformazione. Oltretutto Greenpeace sta fallendo, grazie alle cause multimilionarie che ha perso. PER FORTUNA aggiungiamo noi. Eco terroristi che ragliano, amici dei fanatici complottisti di Ultima Generazione (che si spera sia così dal momento che l’augurio è che non si riproducano)