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Grazia Poggio e Marco Gaglione raccontano il progetto Risorse umane, racconti di lavoro in biblioteca
L’intervista con Grazia Poggio e Marco Gaglione

TORINO – La raccolta di racconti che vi stiamo per raccontare è un progetto della biblioteca Nelson Mandela di Tagliolo Monferrato, curato da Grazia Poggio e Marco Gaglione. Il risultato è Risorse umane, una serie di racconti che riguardano il mondo del lavoro, pubblicati da Neos Edizioni.
Le storie ci portano in vicende varie, quasi sempre personali. Abbiamo la cuoca sfruttata, la musicista che realizza il suo sogno, la bibliotecaria che ha lasciato il lavoro della sua vita, la donna che dedica animo e corpo a fare la dog sitter. Entriamo nel mondo dell’assistenza, del lavoro nero, dell’industria operaia e dell’industria dal punto di vista dell’imprenditore. Insomma un bel panorama di situazioni e pensieri.
L’intervista con Grazia Poggio e Marco Gaglione
Come è nato questo progetto all’interno della biblioteca?
Il progetto nasce per essere d’aiuto alle realtà del territorio, in questo caso per il Centro Diurno per disabili “Lo Zainetto d’Ovada” con cui la nostra biblioteca collabora da alcuni anni.
Il tema scelto è di grande attualità, affrontando tematiche e problematiche comuni sul tema del lavoro affrontate diversamente dai diversi autori e autrici presenti.
I racconti parlano di lavoro da molteplici punti di vista. Come li avete scelti?
Non abbiamo scelto i racconti ma gli autori. Non volevamo che fossero però solo testi scritti da chi la penna la usa di mestiere ma anche da persone che nella vita non fanno gli scrittori.
Ne è emersa un’antologia a più voci, vera e secondo noi, sentita, che affronta temi che sono all’ordine del giorno, dal precariato sino al al lavoro come ricerca di sè, dall’abuso, allo sfruttamento sino alle morti sul lavoro.
Sono però soprattutto storie di persone, storie private?
Si può dire di si, ma ogni lettore potrà ritrovarsi in una o più storie.
Uno degli aspetti che vengono fuori dai racconti è che ogni lavoro è un lavoro degno e importante…
Sicuramente. Abbiamo voluto inserire anche chi fa mestieri che un tempo non c’erano tipo la dog sitter. Lavoro, come tanti altri, spesso relegato a passatempo. Ma non è così, ogni mestiere necessita di fatica, impegno, passione ed è giusto che la società lo riconosca.
Sono ancora enormi le difficoltà legate al mondo del lavoro nel nostro Paese. Quali sono quelle che vengono fuori dai racconti?
Vengono toccate svariate realtà lavorative: dalla cameriera che deve far fronte ad abusi e al precariato all’affermazione in età avanzata di una donna in un ambiente estremamente maschile e nuovo in una delle prime ditte specializzate in raccolta ed elaborazione dati; la perdita del lavoro e il suo conseguente diventare invisibili, il ruolo che il lavoro gioca all’interno delle famiglie, le nuove frontiere dell’occpiazione e l’arte di arrangiarsi, il passaggio di una professione ad un altra, il lavoro della fabbrica e come si è evoluto, il lavoro al servizio degli altri che sembra scivolare verso il volontariato svalutando l’operatore e il suo mestiere, la condizione femminile e il patriarcato nell’Italia di un po’ di tempo fa ma che si ripercuote sull’oggi; come il lavoro è in grado di strapparti la vita, le migrazioni per trovare lavoro, in questo caso dal Veneto al Piemonte con le discriminazione che lo hanno accompagnato.
Ho trovato particolarmente interessante l’approfondimento di Luana Valle su donne e lavoro nero. Come è arrivato questo contributo?
Il contributo è giunto dall’autrice stessa a corredo del suo racconto “Lavoro nero sempre più nero”. Leggendondolo abbiamo ritenuto che fosse di grande importanza inserirlo a corollario dell’antologia per la profondità della ricerca sulla condizione femminile lavorativa in Italia e su come, nonostante tutto, ci sia ancora disparità.
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