CronacaTorino
In piazza a Torino per l’ambiente i ragazzi di Fridays For Future
In testa al corteo partito da piazza Statuto lo striscione “Dal seme dell’oppressione nasce l’albero della ribellione”

TORINO – Manifestazione questa mattina a Torino dei ragazzi di Fridays For Future. In testa al corteo partito da piazza Statuto lo striscione “Dal seme dell’oppressione nasce l’albero della ribellione”. Con FFF ci sono anche Legambiente, il Comitato “Salviamo il Meisino”, la Fiom Cgil, e poi il M5S, i pro Pal e i No Tav.
Le richieste di Fridays For Future
La cornice generale presente è l’instaurazione di una economia di guerra nella quale:
Parte delle industrie dannose si convertono in industria bellica spostando le risorse economiche dalla riconversione ecologica e aumentando non solo gli impatti ambientali e sociali, ma anche rendendo irreversibile nel breve futuro la variazione di temperatura media globale. Registrata nel 2024 questa è maggiore di un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. L’ennesimo campanello di allarme del clima che sta cambiando per causa del sistema economico fossile;
Gli interessi economici vengono mascherati, alimentando le guerre e l’estrattivismo di risorse dai territori, di cui un esempio sono gli interessi fossili nel genocidio a Gaza. Le guerre e lo sfruttamento delle risorse hanno cause profonde, come la diseguaglianza sociale tra i territori e i paesi. Alla richiesta di una riconversione dal basso la risposta rimane invece una transizione energetica affidata a grandi aziende come ENI, che puntano, in linea con il Governo, sul gas fossile, spacciato come “combustibile di transizione”, per fare diventare l’Italia hub del gas, attraverso il famigerato Piano Mattei, nuova forma di neocolonialismo fossile, a danno dei paesi del sud globale. Non solo, si punta anche sul gas importato via nave dagli USA e paesi mediorientali e su nuovi rigassificatori, strutture costosissime che rischiano di legarci al fossile per decenni;
La gestione dei territori e delle città diventa securitaria: il dissenso viene represso affidando le città a interessi privati e portando avanti la guerra del cemento che aumenta l’impatto degli eventi climatici estremi come le alluvioni.
Per questo il movimento chiede di realizzare pienamente la riconversione ecologica:
Attraverso la creazione di posti di lavoro nei settori socialmente e ambientalmente utili, come da tempo e dal basso provano a fare gli ex operai della ex GKN.
Con una pianificazione dal basso che parta dalla raccolta dei reali bisogni presenti nelle città e territori iniziando con il bloccare tutti i progetti dannosi presenti o programmati.
Fermando la repressione di chi manifesta e la cementificazione delle nostre città, vera guerra del cemento alla vita.
Fridays for Future Italia invita a manifestare in ogni forma per la giustizia climatica e sociale, per ogni decimo di grado in meno, per una pace giusta, costruita dalla democrazia, non per una guerra delle élite per il mantenimento delle disuguaglianze esistenti.
Chi vuole la pace, prepari la vita.
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Ardmando
11 Aprile 2025 at 15:49
Ennesima farsa della sinistra, pagata coi soldi dei contribuenti (ne sono certo). Volete la giustizia climatica? Costringete Bruxelles ad abolire il green deal che con quello anche voi, pagliacci ammaestrati, non avrete ALCUN futuro. La “riconversione” ecologica la volete perchè vi dicono che voi la volete, intanto c’è il papy che vi mantiene e asseconda ogni vostro disturbo mentale, nonostante magari non sappia come fare ad arrivare a fine mese. Manifestazioni che rappresentano il nulla cosmico di queste generazioni di disadattati “fiocchi di neve” più attenti alle farneticazioni woke e al degrado morale delle teorie gender che a cose concrete. Siete la generazione senza futuro. Per fortuna. Chi vuole la pace, si prepari alla guerra, perchè quella arriverà sicuramente e voi sfigati sarete i primi ad esserne vittime. Andate a fare gli ecologisti della domenica o gli zeloti vegani dove la guerra c’è già o dove si muore di fame. Facile farlo a Torino, tra agi e comfort mentre le famiglie vi mantengono. Ma la pacchia, la vostra pacchia, sta per finire.