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Continua il botta e risposta tra l’ex consigliere Bertola e l’UGL Autoferro Piemonte sulla situazione del trasporto pubblico a Torino

La controreplica dopo la risposta del sindacato

Gabriele Farina

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TORINO – Continua il botta e risposta tra l’ex consigliere comunale Vittoria Bertola e l’UGL Autoferro Piemonte a proposito della situazione del trasporto pubblico a Torino. Tutto è cominciato con un post su Facebook in cui Bertola raccontava in maniera molto ironica una giornata di viaggi a bordo dei mezzi Gtt.

Il sindacato UGL Autoferro Piemonte non ha accolto con piacere il racconto e tantomeno i toni ironici ed ha risposto con una nota stampa firmata dal segretario regionale Davide Bianchi, che vi abbiamo puntualmente riportato. Ora arriva la controreplica di Bertola, cui diamo ovviamente nuovamente spazio.

La controreplica di Vittorio Bertola

A quanto pare, ormai a Torino sono un politico a vita, al punto che il sindacato UGL si è preso il disturbo di replicare ufficialmente al mio racconto di un normale pomeriggio sui mezzi GTT. Il comunicato è nel link qui sotto, ma in pratica dice che non mi devo permettere di inserire gli autisti tra i responsabili del disastro, perché con grande spirito di sacrificio fanno tutto il possibile per offrire un ottimo servizio e vengono pure presi continuamente a male parole, e qualche volta anche a cazzotti. La soluzione è un “confronto serio e costruttivo che metta al centro la sicurezza dei lavoratori”, oltre che (in appendice) “il miglioramento del servizio”.
Mi verrebbe da dire che abbiamo trovato il colpevole: se il servizio fa schifo, la colpa è tutta degli utenti che si lamentano. È ovvio che su quasi 2000 autisti (un numero anche insufficiente) ce ne sono molti che ci tengono e che fanno tutto ciò che possono, ne conosco personalmente più d’uno. Tuttavia, dal punto di vista dell’utente, la sensazione è quella che ho raccontato: un servizio morente per menefreghismo e incompetenza generali. Che da questo si possano chiamare fuori dei singoli lavoratori ci sta; che se ne chiamino fuori i sindacati, in una azienda gestita da decenni in condominio tra partiti, dirigenti di nomina politica e sindacalisti, ci sta molto meno.

Chiudo con una nota sul tema delle aggressioni. La metropolitana e gli autobus sono letteralmente tappezzati di cartelli che intimano rispetto per il personale, minacciando sanzioni durissime, eppure le aggressioni continuano ad avvenire. Ovviamente non sono mai giustificabili, ma forse, invece di indignarsi, sarebbe utile chiedersi perché avvengano sempre più spesso.
Chi insulta o alza le mani ricade in uno di due tipi, o è l’utente arrogante (dal boomer isterico alle bande di ragazzetti) che vuole imporre i propri comodi, o è l’utente esasperato e sfinito dai disservizi. In entrambi i casi, però, se lo fa è perché ha la sensazione di fondo che il servizio, e quindi chi lo fornisce, non valga niente, e quindi possa essere preso (impunemente nel primo caso, giustamente nel secondo) a pesci in faccia.

In altre parole, per avere rispetto bisogna per prima cosa dare rispetto, rispetto a chi usa il servizio e da anni perde treni perché la metro si ferma o perché il bus non passa per mezz’ora, si trascina le valigie su per le scale mobili rotte, perde mezz’ora dietro a servizi digitali da terzo mondo e fa i conti con un servizio sempre più ridotto e inaffidabile (già che ci siamo, grazie per avermi tolto il 71); e il rispetto si mostra risolvendo i problemi, o perlomeno facendosene carico senza scaricarli e dimostrando ogni giorno di darsi da fare per minimizzarne l’impatto. Senza di questo, le richieste di rispetto sembrano solo una presa per il culo corporativa, e provocheranno soltanto altra rabbia.

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3 Commenti

1 Commento

  1. Avatar

    Patrizia

    13 Gennaio 2025 at 19:48

    Il segretario regionale ha risposto all’ex consigliere difendendo a spada tratta la categoria: viene da pensare “excusatio non petita…”.
    Lo capisce anche un bambino che la colpa non è dei disgraziati che guidano tutto il giorno i mezzi, devono districarsi in un traffico caotico, fra cantieri che seppur necessari, aprono e chiudono nei percorsi più frequentati, oltre a subire la maleducazione degli utenti. È a monte che manca una visione d’insieme sulla viabilità cittadina: ho sempre pensato che i percorsi vengono stabiliti guardando una cartina della città nel chiuso di un ufficio, da persone che prendono poi l’automobile per tornare a casa non certo il 9 se no si accorgerebbero che il 9,cito a caso perché è sui miei percorsi anche se non mi serve, in certi orari, su corso Vittorio, viaggia completamente vuoto o con 4 persone a bordo e passa invece più di frequente rispetto per esempio al 52 che invece serve a me e attraversa il centro e lo aspetto anche un quarto d’ora. Un quarto d’ora è un’attesa troppo lunga per chi ha degli appuntamenti e non vorrebbe essere costretto ad uscire di casa ore prima per essere sicuro di arrivare in tempo.
    Scusate se mi sono dilungata, ma potrei scrivere un libro su come non funzionano i mezzi pubblici a Torino visto che sono costretta a dipendere da loro per i miei spostamenti: ho più di 70 anni, non ho la patente, non so andare in bicicletta e odio i monopattini. Mi è capitato di fare più in fretta a piedi piuttosto che aspettare alla fermata. scusate e grazie dell’attenzione.

    • Avatar

      Luciano

      14 Gennaio 2025 at 10:17

      Vero, lo capisce anche un bambino. Peccato che non lo capisca Bertola.

  2. Avatar

    Paolo

    14 Gennaio 2025 at 13:51

    Buongiorno, forse bisognerebbe che l’ex consigliere si chiedesse che come ha contribuito, quando è stato eletto, a migliorare il servizio, che ora critica, anche se con ironia perché, se qualcosa è stato fatto di positivo, nessuno se ne è accorto.

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