Seguici su

Cittadini

Pinerolo, una raccolta fondi per liberare le donne vittime di violenza

Una donna su tre che si rivolge a un centro antiviolenza non ha alcun tipo di lavoro

Redazione Quotidiano Piemontese

Pubblicato

il

PINEROLO – Il Centro Antiviolenza di Pinerolo conta un centinaio di accessi all’anno.

Garantisce la copertura del servizio sulla città di Pinerolo, le zone pedemontane della Val Chisone, Val Germanasca, Val Noce e Val Pellice.

L’associazione Svolta Donna, capitanata dall’avvocata Silvia Lorenzino, ha deciso quindi di aiutare le donne che arrivano al centro a diventare indipendenti anche economicamente. 

Infatti, il 46,5% delle donne che si rivolgono a un centro antiviolenza ha un’età compresa fra i 30 e i 49 anni e quasi una donna su tre non ha alcun tipo di lavoro.

Per questo, nasce il progetto ‘Libera di Scegliere – Azioni per il contrasto alla violenza economica’. Una campagna di raccolta fondi, che saranno interamente devoluti a progetti personalizzati a sostegno delle donne seguite dal Centro.

Il fondo verrà utilizzato per la copertura di diverse tipologie di spese, ad esempio affitti, utenze, prestazioni sanitarie, acquisto di ausili medici e di materiale scolastico, corsi di formazione e corsi di lingua.

Chi desidera dare il proprio contributo al progetto, può versare l’erogazione liberale sul c/c n. 000020000111 intestato a SvoltaDonna Odv Centro Antiviolenza – Banca Etica, Via Saluzzo (Torino) – Iban: IT65N0501801000000020000111, inserendo come causale ‘Donazione progetto Libera di Scegliere – Violenza Economica’.

 

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

1 Commento

1 Commento

  1. Avatar

    Vito Parcher

    30 Dicembre 2024 at 12:36

    Ottima iniziativa, pero’ con una doverosa precisazione: non usiamo in questo caso la parola “violenza” che evoca realta’ difformi da questa: se davvero questo progetto serve ad aiutare le ex-mogli ad emanciparsi economicamente allora la violenza qui non c’entra nulla, diventa solo retorica demagogica. Se invece e’ anche un centro anti violenza domestica allora e’ diverso ma dall’articolo non sembrerebbe.
    E’ da precisare che entrambi i coniugi, nell’atto di andare a coabitare e formare una famiglia, si fanno piu’ o meno esplicitamente un “business-plan” e quindi sono consapevoli a cosa vanno incontro anche nella non remota possibilita’ di una separazione. Se non lo fanno e’ negligenza loro. Questo vale per entrambi, non solo per la donna, a meno che si voglia implicitamente ammettere che questa non sia ancora emancipata, pero’ a questo punto piu’ per volonta’ propria che per costrizione. Questo non vuol dire che in circoscritte situazioni non ci sia violenza familiare ma che se la donna non si separa e’ solo perche’ non ha un piano di emergenza per negligenza propria, tant’e’ che non capita alle donne che sono economicamente indipendenti.
    Detto in parole povere: nella stragrande maggioranza dei casi a questa situazione si arriva per il concetto “mi sposo cosi’ posso non lavorare”, senza pero’ pensare cosa potrebbe capitare in caso di separazione. Purtroppo, anche se le femministe lo negano, la donna molto spesso ha l’ambizione di sposarsi anche per poter condurre una vita senza dover lavorare. E’ brutto dirlo ma nei fatti e’ cosi’, quindi e’ una emancipazione al contrario per volonta’ propria.
    Ribadisco: e’ un’ottima iniziativa ma la violenza qui non c’entra, e’ un aiuto alle donne che si trovano a doversi/volersi separare senza avere una via d’uscita a causa quasi sempre propria.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *