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Cultura

Pier Giorgio Viberti racconta Le grandi battaglie dei Savoia

L’intervista con Pier Giorgio Viberti

Gabriele Farina

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TORINO – E’ davvero interessante il lavoro che Pier Giorgio Viberti ha realizzato su Le grandi battaglie dei Savoia, edito da Capricorno. Si tratta di un volume che raccoglie le principali battaglie della storia del casato analizzandole in maniera piuttosto approfondita.

Per ogni evento Viberti infatti ci presenta il quadro storico che ha portato alla battaglia, ci racconta i protagonisti dei due schieramenti e poi analizza dal punto di vista tecnico-militare la battaglia, parlandoci di tattica, decisioni vincenti e decisioni sbagliate, analizzando la composizione degli eserciti, gli armamenti a disposizione e l’evoluzione degli stessi.

Ne risulta un racconto avvincente e coinvolgente, oltre che utile a capire meglio la storia del Piemonte e dell’Italia tutta.

Dopo un paio di capitoli introduttivi su armamenti e tattiche di combatimento e sull’organizzazione militare dello Stato sabaudo si entra nel vivo con la battaglia di San Quintino (1557) con protagonista Emanuele Fliberto. Poi l’autore si dedica alla lunga serie di eventi bellici che riguardano Vittorio Amedeo II (che comprendono l’assedio di Torino del 1706) per passare all’altrettanto storica battaglia dell’Assietta (1747).

Si passa poi all’epoca che ha portato all’unità d’Italia, ma anche qui il racconto è molto approfondito, prima con le battaglie di Carlo Alberto e poi con quelle di Vittorio Emaniele II, semplificando: prima e seconda guerra d’indipendenza. Insomma un volume da utilizzare per consultazione al bisogno ma anche un racconto coinvolgente da leggere lasciandosi coinvolgere dalla prosa viva di Viberti, le cui considerazioni sono sempre approfondite.

L’intervista con Pier Giorgio Viberti

Un libro che racconta le principali battaglie dei Savoia. Come hai scelto su quali eventi concentrarti?

Le considerazioni che mi hanno indotto alle scelte sono state due: l’aspetto più strettamente militare (uomini in campo, caduti, armamenti, tecniche e strategie, personalità dei comandanti) e le conseguenze politiche (trattati di pace, conquiste o perdite di territori).

Ho molto apprezzato la scelta di approfondire di volta in volta la situazione storica per introdurre l’evento militare. Permette senz’altro di capire meglio scelte e posizioni…

Descrivere uno scontro militare come se fosse isolato dal contesto storico e politico sarebbe del tutto errato perché non se ne coglierebbero le ragioni. Inoltre la mia scelta nasce anche da un motivo, per così dire, più pratico: non tutti i lettori sono tenuti a conoscere le vicende attraversate nei secoli dalla dinastia sabauda e quindi un sintetico riepilogo di quelle vicende non può che essere utile.

Le battaglie sono fatte da uomini e da condottieri. Tu dedichi molto spazio ai protagonisti di entrambi gli schieramenti…

Certo, perché l’esito di una battaglia è spesso determinato, più ancora che dalle forze in campo, da decisioni prese in pochi minuti dai condottieri, nella confusione e nel trambusto delle armi, cioè in una situazione in cui alcuni comandanti si perdono, mentre altri trovano il modo di esaltarsi. Conoscere la storia e la carriera di chi guida un esercito è quindi di fondamentale importanza per capire l’esito delle vicende belliche.

Per gli appassionati di “cose militari” non manca il racconto di tecniche di battaglia e di armamenti. Anche questo permette di capire meglio gli esiti degli scontri?

Senza dubbio. Il mio saggio vuole anche fornire, sia pure in forma sintetica, un’informazione generale sulle armi e sulle tecniche di combattimento utilizzate in Europa a partire dalla seconda metà del Cinquecento fino alla seconda guerra d’indipendenza. E si tratta di una fase storica che ha visto enormi cambiamenti, determinati soprattutto dalla crescente importanza delle armi da fuoco negli scontri campali e nel corso degli assedi, armi che hanno modificato profondamente anche la disposizione in campo delle truppe e l’impiego della fanteria e della cavalleria.

Allarghiamo la visione. Che storia è quella dei Savoia nell’ambito di un’Europa di superpotenze?

La dinastia sabauda, pur non potendo essere paragonata, come alcuni fanno, alla superpotenza prussiana, ha svolto comunque un ruolo di primo piano nelle vicende politiche e militari del nostro continente dalla fine del Seicento fino alla vigilia dell’unità. Di questo ruolo non secondario è testimone l’insistenza con cui le maggiori potenze cercarono di guadagnarsene l’alleanza. Nel Settecento, al tempo delle guerre di successione, in una situazione di generale equilibrio, l’appoggio di uno stato fornito di un esercito piccolo ma ben armato, di solide fortificazioni e in grado di controllare le vie di comunicazione dei passi alpini era certamente ambito e i duchi, e poi i re sabaudi, seppero entrare con coraggio ma anche con accortezza nel difficile gioco politico-militare del tempo.

Quali sono i personaggi che più hanno influito sulla storia del ducato e quindi poi della Nazione?

Non ho dubbi in proposito: il duca Emanuele Filiberto e Vittorio Amedeo II. Il primo, grazie alla vittoria ottenuta a San Quintino, alla guida di un esercito spagnolo, ottenne dal re di Spagna Filippo II di recuperare i territori perduti dal padre e quindi poté ricostruire uno stato quasi completamente passato in mano straniera. Il secondo, soprannominato “la volpe savoiarda” perla sua astuzia, non fu un grande condottiero ma un abilissimo politico che seppe ottenere per la prima volta il titolo di re.

Chiudiamo tornando alle battaglie. Se ne dovessi indicare un paio più significative delle altre quali sarebbero?

Non posso far altro che ricollegarmi a quanto detto nella risposta precedente: la battaglia di San Quintino, in cui Emanuele Filiberto sbaragliò il potentissimo esercito francese, e la battaglia di Torino del 1706, giunta al termine di un durissimo assedio. In quell’occasione, le forze congiunte dell’armata austriaca guidata dal principe Eugenio e quella sabauda del duca Amedeo II misero in fuga, ancora una volta, i francesi.
Tuttavia, se dovessi scegliere quella che mi appassiona di più, indicherei la battaglia dell’Assietta perché combattuta da un esercito sabaudo senza l’aiuto di alleati e perché la vittoria fu conseguita nonostante la soverchiante superiorità numerica degli avversari. Che naturalmente, anche in questo caso, erano francesi…

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1 Commento

1 Commento

  1. Giancarlo Sacco

    10 Dicembre 2024 at 15:22

    Mi auguro che l’autore si sia soffermato nel descrivere bene la battaglia di San Quintino 1557 un fatto d’arme che trova poco riscontro nella storiografia Sabauda..Una battaglia che defini’ il trionfo del Duca Emanuele Filiberto ” testa d’fer”e la rinascita del Ducato Sabaudo Piemontese ..Il Duca insieme a Vittorio Amedeo II e al Conte Verde Amedeo furono i 3 “fuoriclasse” della storiografia DI CASA SAVOJA

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