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Cos’è la wild card in MotoGP e come funziona?
Si tratta della possibilità, offerta a piloti particolarmente promettenti, di partecipare a un evento del campionato senza essere iscritti stabilmente
La wild card rappresenta un’opportunità unica per alcuni dei piloti più talentuosi: un meccanismo nato per mantenere alta l’energia e l’imprevedibilità di un campionato estremamente competitivo. Ma cos’è, in concreto, la wild card? Si tratta della possibilità, offerta a piloti particolarmente promettenti, di partecipare a un evento del campionato senza essere iscritti stabilmente. È un metodo interessante che consente a nuovi talenti di emergere e offre ai team l’opportunità di testare giovani piloti con potenziale.
Approfondiamo questo interessante concetto, utile per gli appassionati quanto le ultime news sulla MotoGP. Iniziamo allora a capire il concetto dietro la wild card e come negli anni questo Jolly speciale si sia evoluto in quello che conosciamo oggi.
Il concetto dietro la wild card
La wild card, come abbiamo evidenziato, è una partecipazione straordinaria concessa a determinati piloti che non rientrano nella lista ufficiale dei concorrenti del campionato MotoGP. Questo invito non è casuale, ma è regolamentato dalla FIM e gestito dagli organizzatori della MotoGP. I piloti selezionati per una wild card possono partecipare a un numero limitato di Gran Premi durante la stagione, avendo così l’opportunità di farsi notare da team ufficiali e sponsor.
L’obiettivo principale della wild card è favorire la crescita di giovani talenti o offrire una piattaforma ai piloti meno esperti in MotoGP, ma con un alto potenziale. Inoltre, le wild card sono spesso concesse ai collaudatori ufficiali dei team per testare in gara le nuove evoluzioni tecniche delle moto in un contesto altamente competitivo. Questo rappresenta un’occasione preziosa per mettere alla prova gomme, telaio e strumentazione anche per chi, di professione, corre e collauda prototipi a questo livello.
Le regole di assegnazione
L’assegnazione delle wild card in MotoGP segue regole precise: vengono destinate a piloti provenienti da campionati minori o a quelli coinvolti nello sviluppo di moto con le case costruttrici. Ogni costruttore ha diritto a schierare fino a tre wild card per stagione, utilizzabili in Gran Premi differenti.
Dal 2022, tuttavia, è stata introdotta una regolamentazione più restrittiva per limitare la partecipazione di piloti non iscritti stabilmente al campionato. Per ottenere una wild card, è necessaria una richiesta ufficiale; inoltre, il pilota deve possedere un curriculum significativo, e il team che lo schiera deve garantire una moto competitiva e conforme agli standard della MotoGP.
Qualche esempio di wild card di successo
Per comprendere meglio questo meccanismo, è utile menzionare alcuni piloti che sono riusciti a sfruttare al massimo questa opportunità. Un esempio è Michele Pirro, collaudatore della Ducati, che ha spesso partecipato come wild card, ottenendo risultati molto solidi. Anche Cal Crutchlow ha portato ottimi risultati come collaudatore e wild card per la Yamaha.
La wild card ha anche dato a giovani talenti l’opportunità di mettersi in mostra. È il caso di Takaaki Nakagami, attuale pilota ufficiale del team LCR Honda, che ha iniziato la sua carriera in MotoGP partecipando a diverse gare come wild card prima di ottenere un posto fisso in squadra.
Wild card: tiriamo le somme
Questo Jolly che i team costruttori possono utilizzare è davvero interessante perché permette a diversi piloti di farsi un nome, rende il campionato ancora più competitivo e permette a chi ha collaudato una moto, a volte, di provarla in pista in vere condizioni da gara.
Ovviamente essendo la MotoGp un campionato estremamente competitivo nonché con una certa dose di rischio l’accesso di queste wild card deve essere attentamente regolamentato e ben distribuito per fare in modo che sia un successo e non un potenziale pericolo per i piloti.
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