Cuneo
Piazza Duomo ad Alba è il miglior ristorante d’Italia per il Gambero Rosso
Sono 202 le insegne piemontesi in Guida, con 22 nuovi ingressi
ROMA – Sono 2.425 i locali censiti dalla Guida Ristoranti d’Italia 2025 del Gambero Rosso, tra ristoranti, trattorie, wine bar, bistrot, locali internazionali. 400 le novità che debuttano quest’anno. In testa alla classifica c’è proprio un locale piemontese.
A guidare la classifica delle Tre Forchette, star della ristorazione italiana, anche quest’anno c’è Niko Romito con il suo Ristorante Reale a Castel di Sangro (AQ), insieme a Enrico Crippa con Piazza Duomo ad Alba (CN) che ottengono un punteggio di 97 centesimi. Seguono con un punteggio di 95 centesimi, il ristorante Atelier Moessmer Norbert Niederkofler e Osteria Francescana di Massimo Bottura che scende di un gradino, pur confermandosi nell’Olimpo degli chef, distinguendosi anche per il Premio Speciale Novità dell’Anno con il suo Al Gatto Verde a Modena. Rispetto al 2024 salgono a 52 le Tre Forchette, sostenute dal partner TRENTODOC, con l’ingresso di 6 nuove eccellenze, sempre più giovani e creative: tra le avanguardie spiccano il Ristorante Dina di Alberto Gipponi a Gussago (BS) e I Tenerumi del Therasia Resort di Davide Guidara a Vulcano (ME). L’argine a Vencò di Antonia Klugmann a Dolegna del Collio (GO) si distingue anche come Forchetta Verde per il suo impegno nei confronti della sostenibilità. Tra le altre novità: Andrea Aprea Ristorante a Milano, Dalla Gioconda a Gabicce Mare (PU), da Gorini a Bagno di Romagna (FC).
I Ristoranti del Piemonte
Sono 202 le insegne piemontesi in Guida, con 22 nuovi ingressi, a testimonianza di una grande vivacità del settore con grande varietà di offerta, tra tradizione e innovazione.
Tre Forchette
Piazza Duomo ad Alba: sogno e rigore, istinto e ragione. Nessun clamore, né ricerca di visibilità e fama. Un atteggiamento quasi monacale i cui principali palcoscenici sono la sua cucina, l’orto e le strade di Langa. Enrico Crippa è perfezionista d’indole e conoscitore assoluto dell’ingrediente, impermeabile alle mode, detentore di uno stile che a partire da scuole ha fatto e fa scuola. Un orto vero, grande, curato da gente del mestiere e dallo stesso Enrico per approvvigionare giornalmente quanto serve a progetti di menu che del vegetale sondano le caratteristiche più intrinseche ed evolutive, dal seme alla maturità piena. Nei percorsi guidati, i soli disponibili, trionfa la ricerca dell’essenza. Emblematico l’Antipasto piemontese con un riassunto icastico che è un viaggio nella terra, nella storia pure dimenticata e nel vegetale attraverso quindici piccoli gioielli. Quattro i percorsi da 170 a 350 euro. Davide Franco organizza un servizio eccellente quanto leggero, dotto ma non cattedratico, capace di decifrare alla perfezione ogni esigenza di sala così come Jacopo Dosio gestisce e racconta una cantina assai importante sia per chi sa già dove andare sia, soprattutto, per chi vuole essere guidato in uno dei numerosi e prestigiosi pairing.
Villa Crespi a Orta San Giulio. Il minareto che svetta su Villa Crespi si erge come l’albero maestro della nave madre dell’impero Cannavacciuolo. Sono passati 25 anni e la conferma dell’efficacia della visione dello chef e di sua moglie è li a testimoniarlo. La commistione tra fermezza sabauda e calore partenopeo si ritrova in due menu degustazione, uno con i must e il secondo più contemporaneo. Sempre possibile la scelta alla carta. Il motivo di tanti successi risiede nell’equilibrio sapiente tra forma ed estetica da una parte e ricchezza e gusto dall’altra, riproponendo nuovamente la commistione tra Nord e Sud. Il nuovo sommelier illustra con passione le innumerevoli proposte al calice, non banali e in alcuni casi in esclusiva, avendo il ristorante acquistato l’intera produzione, alle quali potrete comodamente affidarvi. In alternativa si consulta una delle carte più ampie e prestigiose d’Italia, che si arricchisce di anno in anno.
Antica Corona Reale a Cervere. Due secoli e un decennio: Napoleone aveva appena subito Waterloo e già dal mese prima i Vivalda operavano qui. E ora non è affatto comune trovare sintesi così lucide fra tecniche, ingredienti, tradizioni conservando un solido quanto impeccabile attaccamento al luogo e alle sue risorse. Quel triangolo franco-ligure-piemontese costituisce la nota prevalente nella cucina di Giampiero, l’attuale Vivalda. Uovo in meurette al Porto vintage con pisellini novelli e spugnole di bosco, raviolo di spinacini dell’Orto Reale alla panissa ligure, cavolo nero, prezzemolo e bocconcini di scampi, poi la bouillabaisse allo zafferano dell’Aquila con scorfano di scoglio, astice blu di Normandia e asparagi verdi di Poirino, le lumache di Cherasco all’anice con carciofo spina di Albenga, la tarte Tatin “all-around”. Ad accompagnare i deliziosi lievitati dell’AtelieReale, il forno di casa. Davide Ostorero guida l’eccellente servizio. Cantina ampia e profonda che passa in rassegna la regione ma peregrina per il mondo con copiose tappe francesi.
Guido a Serralunga d’Alba. Della famiglia Alciati si è già detto tutto. Oltre sessant’anni fa con il ristorante Guido a Costigliole d’Asti ha iniziato un percorso che ancora oggi prosegue, con Piero in sala e Ugo in cucina. Dopo aver respirato la Storia con la “s” maiuscola, ci si dedica però a quella gastronomica del Piemonte con i loro classici sempre in carta come il vitello tonnato, gli agnolotti al sugo di arrosto (e un assaggio offerto dei plin al tovagliolo), la finanziera e il capretto al forno, tutti capisaldi del ristorante di Costigliole. Ma la famiglia non si è fermata lì: ecco le uova bianche preparate in camicia con zucchine Trombetta, parmigiano e tartufo nero, oppure il sorprendente pollo con salsa al limone e Arneis che non fa rimpiangere i migliori volatili della Bresse per qualità della carne. Ricerca costante altresì nel campo dei formaggi. Il territorio che è così ben presente e determinante sul fronte cibo lascia invece spazio quando si guarda la carta dei vini, ricca chiaramente di proposte della regione, ma altrettanto interessante sul piano degli Champagne e della Francia in genere. Il servizio di classe e di gran mestiere completano l’esperienza. Disponibile un menu degustazione Esperienza Guido con i grandi classici a 130 euro, o ancora due o tre piatti più il dolce a 85 e 110 euro.
Del Cambio a Torino. Gli anni passano, ma dal 1757, prima come caffè e come ristorante circa cento anni dopo, Del Cambio è la posizione più prestigiosa per accogliere i visitatori Come accade a tutti i posti ultracentenari, però, si susseguono stagioni ottime ad altre meno. La scommessa di 11 anni fa che vede sul ponte di comando Matteo Baronetto ha raggiunto le vette consone al suo talento, per la sua sensibilità, che si mostra in modo celato, quasi pudico. Certo, sono sempre presenti in carta classici come il vitello tonnato o gli agnolotti alla piemontese, ma l’anima dello chef si svela, per esempio, con l'”insalata piemontese”, dove si uniscono verdure di stagione cotte e crude, ognuna con il suo condimento. È richiesto un minimo di impegno per calarsi nell’animella e mozzarella di bufala, accoppiamento tanto inaspettato quanto perfetto, o per cogliere il dettaglio che il basilico cotto al burro “come fosse uno spinacio” apporta a ravioli di parmigiana dalla pasta perfetta. E cosa dire dell’illuminazione di usare la pâte à choux per creare dei tagliolini o un cannellone o ancora una lasagna? Il costante lavoro di ricerca ha inoltre portato a esperimenti con gli aceti in varie infusioni: quindi acido, dolce e speziato si rincorrono.
Tre Gamberi
La Piola di Alba. Nello stesso edificio che ospita il ristorante Piazza Duomo, in pieno centro, una trattoria “moderna” nella forma quanto tradizionale nella sostanza che come la blasonata casa madre raggiunge, nel suo “campo d’azione”, innegabili livelli di eccellenza. La proposta cambia giornalmente: salumi e formaggi, insalata russa, splendidi tajarin con ragù di salsiccia o al tartufo di stagione, filologici agnolotti del plin al sugo di arrosto, la tagliata o la tartare di Fassona. Ma c’è di più: Dennis Panzeri si diletta (ispirato dalle stagioni e da una playlist sempre diversa) in piatti dove il protagonista assoluto è il vegetale. Mano felice pure nei secondi, dall’agnello al timo cotto a puntino al tradizionale brasato al Barolo. Dolci secondo stagione (sempre presente il loro gianduiotto) e carrello dei formaggi che vale il racconto. La carta dei vini, seppure focalizzata sul territorio delle Langhe e del Roero, vanta centinaia di referenze e ampia scelta alla mescita.
Consorzio a Torino. È ormai un classico nella ristorazione cittadina, dove Valentina Chiaramonte continua a lavorare sulle sue proposte alternative di ricerca, mescolando elementi tipici ad alcuni fuori regione o addirittura internazionali. Accanto agli storici ravioli di finanziera e all’uovo croccante su bietole con fonduta e pancetta, trovate quindi il tacos di mais, friciulin (polpettine di erbette tipiche del Piemonte), salsa tartara e tabasco verde, un piatto veramente riuscito dai giusti contrasti, o la pecora, ceci, cumino e kefir, e l’animella di cuore alla brace con fragole e agretti. La selezione di formaggi alterna sia ottime realtà locali che da oltrefrontiera, prima di una perfetta panna cotta per dolce. La carta dei vini continua a regalare belle soddisfazioni. È insomma il luogo giusto per sperimentare novità ma rimanere al contempo nel comfort della tradizione.
A chiudere il palmares è Scannabue, con Tre Tavole da Miglior bistrò. Team dinamico, spazi ampliati nelle ultime stagioni con l’angolo “gastronomia & vini” per acquisto di eccellenze a portar via, come le immancabili acciughe al verde. Altrimenti ci si accomoda nell’accogliente sala, per godere di una cucina che si destreggia alla perfezione tra tradizione (c’è un degustazione a lei dedicato di 5 portate a 35 euro) e sperimentazione, con ottimi risultati in ogni caso: che siano i plin ai tre arrosti, il vitello tonnato della casa, la finanziera, un’animella cotta nel latte di mandorla con crema di prugne e senape o l’eccezionale guancia brasata alla Barbera, il gusto non manca e la tecnica è evidente. Dolci coerenti. La cantina, ampia, naviga anch’essa tra Piemonte e Francia, senza porsi però dei limiti. A pranzo menu apposito (il Club Sandwich è da provare). E durante le festività si dilettano con i grandi lievitati, di buona fattura. Per tutto questo, e molto altro, inutile specificare sia fortemente consigliata la prenotazione.
I premi speciali
Del Belbo da Bardon a San Marzano Oliveto (AT) riceve il premio Miglior Carta dei Vini, con Tenuta Sette Ponti.
Reis – Cibo Libero di Montagna a Busca (CN) si aggiudica il premio No Food Waste, con Krombacher.
Ad Agnese Loss dell’Osteria Contemporanea a Gattinara (VC) il premio Tradizione Futura, con Inalpi.
Lo smile per il Miglior Rapporto Qualità Prezzo va invece a La Locanda del Falco, a Valdieri (CN). Già da un po’ i ragazzi di Valdieri, ambasciatori della tradizione ossolana in Valle Gesso, hanno doppiato – con successo – in città, al Sorì di Cuneo, dove si gioca un po’ di più con piatti e ingredienti e dove si sono concessi spazi più ampi anche per la ragguardevole cantina. La casa madre rimane comunque un posto del cuore per moltissimi affezionati clienti, vuoi per l’atmosfera piacevole, vuoi per la gestione accurata di tre veri appassionati del buon bere e del buon mangiare, e non da ultimo per la cucina. Alla carta e nei convenienti percorsi in degustazione trovate infatti una proposta di stretto territorio realizzata in costante sinergia con i produttori locali. Pure qui si beve bene, e il servizio contribuisce alla piacevolezza della sosta.
Tra le cucine d’avanguardia, oltre al già citato Del Cambio, si distingue Condividere, sempre a Torino, che continua a convincere per la sua formula “alla spagnola”, una certa spettacolarizzazione (anche negli spazi disegnati da Dante Ferretti) che spinge più sull’ironia che sul kolossal, il magistero del nume tutelare Ferran Adrià che si legge in certe citazioni (l’Oliva sferica El Bulli) ma ancora di più nel rendere la cena puro divertimento. La cucina di Federico Zanasi è comunque rigorosa e tecnica. Il menu Gran Festival (130 euro) regala episodi interessanti, dal Biancomangiare alle mandorle con granita di pomodoro al biscotto “Viva Mexico!”. Ci sono poi un più ridotto Festival (110) e una carta dei Classici (100). Per il dessert ci si trasferisce in una saletta a parte. Carta dei vini che spazia ed evidenzia gli aromi delle varie tipologie. Servizio adeguato all’esperienza.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese