Economia
L’evoluzione dei data center dal tradizionale al cloud ibrido
Il data center, o centro elaborazione dati, agli esordi CED, è la struttura in grado di memorizzare e gestire i dati digitali e tutti i sistemi informatici in uso all’azienda
Dalle origini a oggi i data center hanno subito un processo di crescita importante, all’insegna dell’efficienza e dello sviluppo tecnologico, diventando un vero e proprio fulcro dell’infrastruttura digitale. Il percorso di evoluzione più recente dei data center si regge sul passaggio dai modelli tradizionali al cloud ibrido. Ma quali sono i vantaggi della soluzione ibrida rispetto alla tradizionale? Quanto e come l’hybrid cloud viene sfruttato dalle aziende che hanno scelto di intraprendere il processo di transizione verso la nuova tecnologia?
Il ruolo dei data center in azienda
Il data center, o centro elaborazione dati, agli esordi CED, è la struttura in grado di memorizzare e gestire i dati digitali e tutti i sistemi informatici in uso all’azienda.
Un’infrastruttura informatica come il data center, in realtà, ospita e mette in rete un insieme di elementi, i computer, i software, le apparecchiature hardware di supporto, i sistemi IT, i server, le apparecchiature di rete e le unità destinate all’archiviazione dei dati.
Definendo il data center una sorta di cuore pulsante dell’internet economy non si è lontani dalla verità. Oggi, infatti, una qualsiasi realtà imprenditoriale non ha ragione di esistere e svilupparsi, se priva di un buon data center, strutturato per gestire al meglio le risorse e il patrimonio economico disponibile.
Il data center sostiene la produttività di un’impresa, è essenziale per supportare i servizi interni, elargire prestazioni alla clientela così come ai fornitori ma, soprattutto, mette al sicuro un elemento indispensabile per lo sviluppo futuro: i dati.
Nella scelta dell’infrastruttura giocano un ruolo fondamentale le diverse soluzioni di Data Center sul mercato, fra le quali scegliere quella che meglio risponde alle esigenze dell’impresa.
Il percorso di sviluppo dei data center
Alla fine degli anni ’90 il data center era poco più di una stanza a uso tecnico. Un locale dove venivano stipati una serie di armadi, contenenti enormi computer capaci di gestire le applicazioni informatiche di una singola azienda, e veniva collocato un condizionatore a parete per refrigerare l’ambiente.
A sostenere la crescita e il perfezionamento dei data center, hanno contribuito i dati, la loro rilevanza, e il movimento continuo che li contraddistingue, e ne provoca l’evoluzione e il cambiamento.
Queste particolari infrastrutture sono soggette a un moto di evoluzione perpetuo, in Italia, così come in tutto il mondo. Un moto che vede cambiare rapidamente la struttura e la tipologia dell’offerta, allineandola a un sistema economico sempre più attento alla digitalizzazione delle soluzioni.
I processi economici, e le fasi dedicate alla produzione aziendale di una qualsiasi impresa, si sviluppano all’insegna della crescente digitalizzazione. La mole dei dati di cui dispone un’impresa cresce in maniera vertiginosa, rendendo necessario l’ampliamento degli spazi di archiviazione e dei sistemi di sicurezza, un processo indispensabile perché nulla vada perduto, venga alterato, compromesso, o incida negativamente sulla competitività.
Ecco quindi che i data center diventano un elemento focale dell’attività produttiva, e per questo soggetti a una costante evoluzione. Il processo di sviluppo, in atto da tempo, ha portato i CED di vecchia generazione a trasformarsi, facendo spazio a sistemi tradizionali come le strutture on-premise e in-house private, ad uso esclusivo di un’azienda e, successivamente, alla nascita del cloud computing, di cui è punta di diamante l’apprezzato cloud ibrido.
Il passaggio dalle soluzioni tradizionali on-premise al cloud ibrido
I data center tradizionali sono nati come strutture on-premise e in-house private, gestite e controllate interamente all’interno dell’azienda, che ne vanta l’uso esclusivo.
La gestione dell’infrastruttura IT interna all’azienda avviene attraverso il controllo diretto da parte del comparto informatico, senza dirottare il governo delle informazioni verso l’esterno. Se la gestione diretta ha i suoi pregi, inutile nascondere che il sistema on-premise è decisamente costoso, sia in fase di avvio che di gestione corrente. Nota sfavorevole all’uso del sistema on-premise è anche la complessità dell’aggiornamento dei sistemi in materia di sicurezza.
Per ovviare a tutta la serie di limiti, che accomunano i sistemi tradizionali, nel 2000 alle soluzioni on-premise è stato affiancato il cloud computing, la tecnologia che consente di sfruttare tutta una serie di risorse software e hardware attraverso un server remoto gestito da un provider esterno.
I data center su cloud ospitano l’intera infrastruttura IT dell’impresa, condividendo l’uso degli spazi con altri utenti. L’uso del cloud è facile, e l’accesso ai dati IT è garantito da una semplice connessione internet.
A chi sceglie di sfruttare il connubio fra tradizione e innovazione, non resta che valutare l’uso di un cloud ibrido, che migliora l’agilità, di cui sono prodighe le nuove tecnologie, ottimizza l’efficienza e limita di gran lunga le spese.
La strategia ibrida permette all’impresa di mantenere intatta, per motivi di sicurezza, la supervisione interna sui dati sensibili, sfruttando un sistema che è al contempo estremamente duttile.
Propendendo per la soluzione ibrida l’impresa abbina le proprie forze a quelle del provider esterno, spostando agevolmente i carichi di lavoro in base alle esigenze.
Il modello di cloud ibrido non poggia sul solo trasferimento delle applicazioni nel cloud. Il sistema funziona se le informazioni tra le piattaforme, in sede e fuori sede, vengono condivise correttamente. È, infatti, essenziale che chi opera in azienda configuri il sistema in modo corretto, e tale da rendere agevole la comunicazione fra le parti.
Scalabilità, costi e sicurezza del cloud ibrido
I modelli ibridi delle risorse IT crescono e si diffondono con sempre maggior frequenza.
La scelta di una soluzione ibrida, nel caso del data center, dipende dalla valutazione di tutta una serie di aspetti e requisiti, fra cui spiccano la garanzia di ottenere maggior sicurezza, e sistemi perfettamente conformi, rispettando appieno il budget disponibile.
Il cloud ibrido è sinonimo di sicurezza perché consente all’azienda di archiviare i dati sensibili nel cloud privato, evitando la condivisione con l’esterno.
Grazie al modello ibrido gli utenti hanno anche maggior controllo sui costi, perché di volta in volta possono scegliere l’ambiente adeguato e più conveniente da utilizzare.
Chi propende per il sistema ibrido tiene in considerazione anche aspetti quali la scalabilità, potendo disporre di soluzioni che consentono di ridurre o aumentare le prestazioni, e l’elasticità che è garanzia di espansione o riduzione rapida delle risorse. Il cloud ibrido, infine, assicura un accesso agevole alle tecnologie di ultima generazione, e spinge le aziende, di volta in volta, alla scelta di specifiche soluzioni.
Le aziende e la transizione dal sistema tradizionale al cloud ibrido
A pesare sulla transizione fra sistemi tradizionali e ibridi, ha contribuito il periodo pandemico. In base ai dati diffusi dallo studio elaborato dall’Osservatorio Cloud Transformation (OCT), l’89% delle aziende rivolge sempre più spesso l’attenzione ai servizi di cloud ibrido. La maggior parte delle aziende punta ad avvicinarsi al cloud valutando la portata di una soluzione sperimentale, potendo contare su spostamenti marginali per studiare le potenzialità dell’ibrido, e intuire le caratteristiche del funzionamento.
Secondo l’OCT la strategia di transizione più utilizzata dalle aziende italiane è quella del Repurchasing. La tipologia di transizione in questione, considera l’adozione di una soluzione cloud ibrida per sostituire applicazioni già operative in azienda con proposte tecnologicamente più avanzate.
La tipologia di transizione prescelta non incide sull’attività di punta dell’azienda, e prevede un’integrazione marginale con il comparto IT.
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