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Cronaca

Manifestazione pro-Palestina a Terra Madre: Israele “porta specialità rubate in tour mentre affama i palestinesi”

Abbiamo verificato: l’ONU e diversi studi economici sottolineano lo “sfruttamento da parte di Israele delle risorse naturali nei Territori palestinesi occupati”

Redazione Quotidiano Piemontese

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di Caterina Malanetto e Sandro Marotta

TORINO – Oggi, domenica 29 settembre, una manifestazione ha contestato la presenza di Israele a Terra Madre – Salone del Gusto, un evento annuale organizzato da Slow Food a Torino per celebrare la connessione tra cibo, cultura e natura.

La manifestazione, composta da circa 150 persone, contesta “l’appropriazione culturale che il progetto coloniale sionista opera sulle tradizioni palestinesi da decenni”. Riguardo al tema del Salone, centinaia di ricette tradizionali del Levante vengono da sempre presentate come “israeliane”.

“Alle persone palestinesi, invece, nella loro terra nativa è vietato per legge coltivare e raccogliere le piante autoctone che compongono la dieta tradizionale come lo za’atar, il timo, l’akkoub, il cardo, nel tentativo ossessivo di recidere il legame tra popolo e la sua terra madre” affermano i manifestati sulle loro pagine Instagram.

Hummus e falafel al Salone del Gusto mentre a Gaza regna la fame

Un processo che causa la riduzione alla fame del popolo palestinese ma anche lo stravolgimento della biodiversità del territorio. La terra diventa difficile da coltivare e i camion che trasportano cibo vengono sistematicamente bloccati al confine con Gaza. “Ne risulta – dice Torino per Gaza – che negli ultimi mesi la popolazione è passata da due pasti al giorno a un pasto ogni due giorni, con circa 50.000 bambini che attualmente soffrono di malnutrizione”. Secondo Save the Children “Nel Nord della Striscia 1 bambino su 3 sotto i due anni soffre di deperimento, la forma più grave di malnutrizione”.

L’ONU sullo sfruttamento israeliano delle risorse naturali

Ma ci sono prove concrete di questo sfruttamento delle risorse naturali per “affamare” i palestinesi? Sì, ce ne sono diverse. Secondo un report presentato il 18 marzo dal relatore speciale delle Nazioni Unite, Michael Lynk, “Lo sfruttamento da parte di Israele delle risorse naturali nei Territori palestinesi occupati per uso interno è una violazione diretta delle sue responsabilità legali in quanto potenza occupante”.

L’acqua e la “sistematica violazione dei diritti umani nei territori palestinesi”

Sempre nella presentazione del report, Lynk ha rilevato che “le pratiche israeliane in relazione all’acqua, all’estrazione di altre risorse e alla protezione ambientale sollevano serie preoccupazioni. Con il crollo delle fonti naturali di acqua potabile a Gaza e l’impossibilità per i palestinesi di accedere alla maggior parte delle loro fonti idriche in Cisgiordania, l’acqua è diventata un potente simbolo della sistematica violazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati”.

Alcuni studi sull’economia coloniale di Israele: il de-development

Per quanto riguarda lo sviluppo economico della Striscia di Gaza, diversi studi hanno parlato di “de-developement”. Con questo termine si intende la dinamica economica in cui si impedisce a un’economia di svilupparsi pienamente impedendole di accedere agli imput necessari per lo sviluppo strutturale interno. L’autrice del paper “The Gaza Strip: A Case of Economic De Development” parla di come Gaza sia diventata “un’economia ausiliaria al servizio dello stato di Israele” (traduzione nostra).

Anche l’economista italiano Giorgio Arfaras (Linkiesta e Limes) ha sottolineato questo meccanismo a partire dallo scoppio della guerra Israele-Palestina; in particolare in questa intervista ha spiegato che gli imprenditori israeliani assumono migliaia di lavoratori nelle proprie industrie, con salari bassi quanto basta per fare profitto, ma sufficientemente alti da eliminare qualsiasi concorrenza in Palestina. Lo stipendio di questi operai palestinesi però non viene immesso nell’economia palestinese, ma usato per comprare auto, oggetti e altri beni prodotti da Israele stessa.

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