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Cronaca

Maxi truffa online scoperta a Torino, prendevano i soldi e non consegnavano

La truffa prevedeva anche l’utilizzo di prestanome

Gabriele Farina

Pubblicato

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TORINO – La Guardia di Finanza di Torino ha arrestato un sessantaseienne e un settantenne ritenuti responsabili di una trentina di truffe online. Le indagini, condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Torino, sono scaturite dalle evidenze raccolte nel corso di una ispezione antiriciclaggio nei confronti di un money transfer di Torino, durante la quale erano state riscontrate numerose anomale operazioni di invio di denaro verso l’estero, effettuate da diversi soggetti ma di fatto risultate riconducibili a una delle due persone sottoposte a custodia cautelare in carcere.

L’uomo sfruttava persone in stato di bisogno che, dietro compenso, si prestavano a far utilizzare la propria identità per ordinare le suddette operazioni, mascherandone così il reale esecutore. Tale condotta veniva segnalata alla competente Autorità Giudiziaria in quanto penalmente rilevante in relazione alle ipotesi di reato di sostituzione di persona e di comunicazione di dati falsi e informazioni non veritiere ai fini della normativa sulla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio.

Le successive attività d’indagine – condotte anche attraverso l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette e delle movimentazioni delle carte prepagate utilizzate dall’indagato per ricevere il denaro – facevano emergere una sistematica attività di compimento di truffe online, nella maggior parte dei casi consistenti in “truffe del pellet”, per le quali le persone truffate avevano già sporto specifiche querele su tutto il territorio nazionale.

Il modus operandi

I militari hanno riscontrato la reiterazione da parte dell’indagato del medesimo modus operandi: le frodi erano avviate con la pubblicazione di annunci di vendita a mezzo internet, sui principali marketplace virtuali, cui seguivano trattative per via telefonica che si concludevano con il pagamento in buona fede di somme di denaro da parte dei clienti truffati, i quali solo successivamente si accorgevano che l’oggetto del contratto non sarebbe mai stato loro consegnato. L’indagato, per schermare la propria attività illecita, faceva sistematico ricorso a false generalità e all’impiego di carte di pagamento, rapporti bancari e utenze formalmente appartenenti a soggetti terzi, che le indagini hanno poi consentito di ricollegare alla sua persona. Il denaro accreditato dai clienti sulle citate carte veniva infine prelevato direttamente dall’indagato presso sportelli bancari e postali torinesi, come appurato nel corso di mirati servizi di osservazione condotti dagli investigatori.

Sulla scorta degli elementi raccolti, è stata quindi disposta dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino l’esecuzione di una perquisizione dell’abitazione dell’indagato, nel corso della quale sono stati sottoposti a sequestro gli smartphone in uso allo stesso, carte prepagate (intestate a terzi soggetti), documentazione bancaria, contanti per oltre 6.000 euro nonché un’agendina contenente i recapiti telefonici di diverse persone, le quali sono risultate essere formalmente titolari delle carte di pagamento impiegate dall’indagato per canalizzare i proventi della sua attività illecita. Nella medesima occasione sono state rinvenute false banconote da 20 e 50 euro, per un valore facciale totale di 470 euro.

All’esito di tale attività è risultato ulteriormente corroborato il quadro indiziario raccolto a carico dell’indagato. Dalla disamina e dallo sviluppo investigativo delle chat memorizzate nei telefoni sottoposti a sequestro è emersa la posizione del secondo soggetto sottoposto a custodia cautelare in carcere, in contatto con l’altra persona indagata e risultato anch’egli dedito alla commissione di truffe online secondo il medesimo modus operandi.

La successiva perquisizione del relativo domicilio ha permesso di acquisire elementi indiziari in merito alla sua responsabilità circa il compimento di 23 episodi di truffa complessivi, nei confronti di altrettante vittime, entrate
in contatto con l’indagato attraverso annunci pubblicati su internet.

L’operatività di tale secondo soggetto è risultata riguardare la fraudolenta vendita di beni e attrezzature della
più disparata natura (a titolo esemplificativo: una vecchia “utilitaria”; piastrelle; ricambi e attrezzi per auto,
moto, biciclette, motori marini e batterie acustiche; racchette da tennis; etc.).

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