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Calano i fumatori nel mondo, ma il divieto di Torino rischia di essere inapplicabile

I fumatori in Italia sono il 22,4% della popolazione

Gabriele Farina

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TORINO – Nel mondo si registrano in totale 1,245 miliardi di fumatori: secondo l’ultimo report dell’Oms a fumare è un adulto su 5, il 20,9% della popolazione, un dato in calo rispetto al 2000, quando i fumatori erano 1,362 miliardi, circa un adulto su 3, il 32,7% della popolazione globale. In Italia, sempre secondo l’Oms, gli adulti fumatori rappresentano il 22,4% della popolazione.

Sia in Italia che a livello globale si registra un positivo decremento del numero di fumatori, una tendenza al ribasso che accomuna 150 Paesi nel mondo – ricorda la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima). Solo 6 nazioni registrano ancora un aumento del consumo di tabacco: si tratta di Congo, Egitto, Indonesia, Giordania, Oman e Repubblica di Moldavia. Tuttavia solo 56 Paesi raggiungeranno entro il 2030 l’obiettivo fissato dall’Oms di una riduzione del 30% dei fumatori rispetto ai tassi del 2010.

I dati sul fumo nel mondo

Attualmente la regione che ha la più alta percentuale di popolazione che usa tabacco, pari al 26,5% dei residenti, è quella del Sud-Est asiatico; l’Europa registra il 25,3% di fumatori. In Italia i consumatori di tabacco sono il 22,4% tra le persone con più di 15 anni (il 20,5% secondo l’Iss): il 25,7% tra gli uomini e il 19,1% tra le donne – analizza Sima.

Per quanto riguarda i Paesi che hanno adottato le norme più severe in tema di lotta al fumo spicca il Bhutan: qui è in vigore dal 2010 il rigido “Tabacco Control Act” che vieta non solo il consumo di tabacco nei luoghi pubblici, ma anche la vendita, la coltivazione e la produzione. E’ possibile importarlo pagando una salatissima tassa ma il tabacco non può essere rivenduto e può essere fumato solo nelle case private.

Tra gli Stati che hanno una normativa estremamente rigida contro il tabacco troviamo anche la Nuova Zelanda, dove in pratica non si può fumare in nessun luogo pubblico, Mauritius, Australia, Quebec, Messico, Brasile, e alcuni Stati degli Usa come la California.

Il nuovo divieto di Torino

L’analisi di Sima arriva in relazione al nuovo divieto di fumo appena deciso a Torino. Divieto che però, secondo Sima, rischia di essere difficilmente attuabile e di non determinare risultati concreti.

“Stabilire per i fumatori una distanza minima dalle altre persone è una misura difficile da far rispettare, perché presume la presenza di controlli a tappeto in strada da parte di agenti delle forze dell’ordine dotati di appositi misuratori per accertare le distanze tra cittadini e sanzionare i trasgressori – spiega il presidente Alessandro Miani – Va poi considerata la presenza di fattori esterni che possono vanificare il divieto: basti pensare al vento che potrebbe spingere il fumo verso i non fumatori, pur rispettando la distanza minima prevista dalla norma. Per questo come Sima chiediamo di estendere gli interventi di contrasto al fumo attraverso campagne di informazione dirette soprattutto ai più giovani circa i rischi sanitari connessi alle sigarette, soprattutto quelle di nuova generazione che rappresentano un enorme pericolo, partendo dalle scuole per sensibilizzare i ragazzi sui danni provocati dal fumo” – aggiunge Miani.

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