Interviste
Paola Gula ci racconta L’amaro in bocca, quando basta poco per ritrovare la strada
L’intervista con l’autrice
TORINO – Paola Gula ci porta ancora una volta nel suo mondo, quello della scrittura e del giornalismo enogastronomico. Con L’amaro in bocca, Golem Edizioni, ci troviamo al fianco di Greta, splendida giornalista che ha però perso la voglia ed il tocco magico.
Vicedirettrice di “Armonie di gusto”, Greta ha pian piano perso la voglia e la forza di scrivere, che era la cosa che sapeva fare meglio. La sua firma era sinonimo di qualità e passione, ma da tempo è impegnata a tenere in piedi la rivista, lottando anche contro il disinteresse del direttore, ed ha lasciato perdere tutto il resto. Inoltre un misterioso blogger sembra intenzionato ad affossare ulteriormente il giornale, rivelando segreti che nessuno dovrebbe conoscere. Quando sei al fondo non puoi far altro che cominciare a risalire e così Greta, con la forza datagli dal figlio e con la (ri)scoperta di alcuni amici dovrà lottare per tornare ad emergere.
L’autrice ci racconta una storia con protagonista una donna che ha smesso di lottare. Ha un passato brillante ma alcuni episodi e le difficoltà quotidiane le hanno fatto perdere la speranza. Eppure poi basta poco per riaccendere la scintilla, magari una persona, magari un viaggio, magari la consapevolezza di non essere soli.
Il tutto viaggi (simbolicamente in bicicletta) tra Torino (sede della rivista) e Ceva (dove Greta è andata a “nascondersi” al mondo. Splendida e luminosa la copertina di Valentina Catto.
L’intervista con Paola Gula
Paola Gula, ci porti con Greta in un mondo che conosci bene, quello del giornalismo gastronomico. Che mondo è?
Un mondo che negli ultimi anni ha vissuto una vera e propria rivoluzione copernicana. La transizione dal cartaceo al digitale non è stata solo un cambiamento dei mezzi, ma anche e soprattutto dei modi di raccontare vini, prodotti e ristoranti.
Chi è Greta?
Quando la conosciamo Greta è una giornalista che sta patendo proprio i cambiamenti del suo mondo professionale. Non ci si ritrova e soprattutto non le piace più. La rivista per la quale lavora deve sottostare a dei compromessi che non le piacciono. Lei ha scelto il mestiere di giornalista enogastronomica spinta unicamente dalla passione e se ne andrebbe sbattendo la porta, se la sua situazione personale glielo permettesse, ma purtroppo non è così. Di conseguenza Greta si chiude e si spegne.
Tra i vari temi si tocca anche quello degli influencer/blogger che, in particolare nel mondo dell’enogastronomia, hanno nelle mani un potere importante e in sostanza il lavoro di tante persone. E’ un tema che senti attuale?
È sicuramente attuale perché nel mondo dell’informazione, di qualunque genere, hanno un peso specifico sempre maggiore. Quando sono atterrati sul web hanno subito acquisito un potere mediatico importante anche senza preparazioni specifiche. Con il tempo per fortuna c’è stata una scrematura e da una parte la professionalità è cresciuta, mentre dall’altra chi era abituato a lavorare con il cartaceo si è avvicinato ai nuovi mezzi.
Troviamo la protagonista in difficoltà, ma la forza e la voglia di scrivere sono lì nascoste. Cosa serve per ritirarle fuori?
La pagina bianca è l’incubo di chiunque si confronti con la scrittura. A volte serve tempo, a volte non pensarci, a volte, come nel caso di Greta, tornare a credere nelle proprie capacità.
Inevitabile chiederti quanto di Paola ritroviamo in Greta?
L’amaro in bocca è stato il primo libro scritto dopo tanto tempo e soprattutto il primo in cui avevo la consapevolezza che sarebbe stato pubblicato. Per cui sono partita dalla parte del cuore, da ciò che conoscevo. A parte la storia in se’ che è totalmente inventata in nessun personaggio dei miei romanzi c’è così tanto di me come in Greta. Da Ceva alla bicicletta, dai viaggi a Porto e in Estonia. Persino la casa da studenti a Torino in Via Nizza è la stessa. Con un’enoteca all’angolo dove entrambe abbiamo iniziato ad amare il Porto.
Il messaggio, se posso azzardare, è che a volte crediamo di essere soli ma siamo circondati da persone che ci vogliono bene e ci possono aiutare. Sbaglio?
Per niente. Da soli ci si muove più lentamente e di sicuro con meno allegria. I sentimenti sono a mio avviso il motore che ci fa muovere. Primo fra tutti l’amicizia.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese