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Cultura

Al mutar del vento, Eugenio Gili racconta una storia di coraggio e destino

L’intervista con l’autore del libro

Gabriele Farina

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TORINOEugenio Gili ci porta nei giorni della Resistenza con il suo Al mutar del vento, Neos Edizioni. Lo fa raccontandoci la storia di Enrico, giovane staffetta partigiana di Masio, un piccolo paese del Monferrato.

Quella di Enrico è però una storia particolare. Catturato durante un’azione tedesca, viene assegnato ai lavori in una fattoria in Germania. E’ prigioniero ma ha contatti umani che sembrano tenerlo in vita. Quando poi riesce a fuggire viene scambiato per tedesco e catturato dagli americani, che lo chiudoono in un campo di prigionia. Da qui fugge e riesce a tornare a casa. Dove però trova un mondo molto diverso da quello che aveva lasciato.

Scopriamo così una storia personale, che come tante, ci racconta un pezzo del dramma della Guerra, della Resistenza, dei campi, del disastro umanitario totale di quegli anni. E’ una storia molto intima, una storia di persone, una storia che racconta il mondo con gli occhi e gli spazi limitati di un ragazzo della campagna piemontese. Una storia che lascia comunque il segno.

Intervista con Eugenio Gili

Quella che racconti è una storia intima che si apre alla Storia del Mondo. Come è nato questo libro?

Nel 1944 nel piccolo paese di Masio situato in provincia di Alessandria, è avvenuto un violento scontro armato tra truppe nazifasciste e brigate partigiane.
In quel periodo storico la mia famiglia composta da mio padre, mia madre e mia nonna materna era sfollata a Masio dopo aver abbandonato Torino, città di residenza diventata particolarmente pericolosa a causa dei bombardamenti.
Mia nonna materna era stata maestra elementare in quel paese collinare dove abitava in una casa di proprietà situata nel centro del paese.
In quella casa nel 1944 era nato mio fratello e io avevo 4 anni.
Il romanzo inizia con la cattura di un ragazzo diciassettenne di nome Enrico che portata a termine una missione come staffetta partigiana viene deportato dai nazisti in luoghi lontani.
I fatti narrati trovano l’origine nei ricordi di me bambino e nei racconti di mia nonna ancora oggi presenti nella mia memoria.

Ci racconti chi è Enrico?

Il romanzo non è una autobiografia. Descrivendo l’odissea di Enrico propone alcune riflessioni sulla condizione umana delle persone, trascinate nel vortice della guerra mediante uno sguardo particolare agli accadimenti e ai loro effetti sul ragazzo fatto prigioniero adolescente e tornato uomo maturo .
Enrico nello spaesamento, nella privazione della libertà, inerme di fronte al destino; prova delusione e paura ma ritrova altresì il valore della solidarietà ondeggiando continuamente tra il suo passato, il presente tragico e il futuro ignoto.
La sua storia, più in generale, fa riflettere sulle ricorrenti tragedie che si sviluppano tra i popoli quando gli esseri umani sono manipolati dalle ideologie.
Nello svolgimento del racconto si ha la sensazione che Enrico interpelli e ponga domande all’autore dal quale ottiene incertezza nelle risposte.

La vicenda parte e arriva nel Monferrato. Qual è il tuo rapporto con questa terra?

I luoghi dell’infanzia e della fanciullezza non si sono cancellati dalla mia memoria. La collina, la pianura, il fiume , il filare di alberi che lo individuano nel paesaggio, la chiatta sul fiume, i carri trinati dai buoi, la vita semplice e faticosa dei contadini non costituiscono nostalgia ma formano un tassello importante della mia storia.

Quando Enrico torna a Masio trova un mondo completamente diverso da quello che ha lasciato. Un ulteriore dramma in quel momento storico. Hai voglia di parlarcene?

Quando Enrico ritorna, la forza interiore che si fonda sulle sue radici contadine in stretto rapporto con la natura a volte benigna a volte ostile, lo salva.
Trova il mondo cambiato, ha saputo sopravvivere in condizioni disumane in terre straniere e ora è nuovamente a casa. La sua terra è devastata, la sua famiglia non c’è più, la sua ragazza ha maturato altri progetti, solo Gregorio, l’amico barcaiolo è rimasto testimone del passato, Un fatto nuovo e inaspettato determinerà il suo futuro.

Chi vorresti che leggesse questa storia?

Mi piacerebbe che il libro fosse letto da tutte le persone giovani, adulte, anziane interessate a comprendere le forze che producono il cambiamento e gli orizzonti verso i quali pare dirigersi l’umanità.

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