Cultura
Al Mufant di Torino una mostra sulla fantascienza cinese
Un percorso espositivo e una serie di eventi correlati per raccontare il presente e la storia della science fiction cinese
TORINO – Il Mufant, nei nuovi spazi del rooftop del museo, propone la mostra: Hic sunt Dracones. L’irresistibile ascesa della fantascienza cinese, a cura di Davide Monopoli e Silvia Casolari, un percorso espositivo e una serie di eventi correlati per raccontare il presente e la storia della science fiction cinese.
La mostra, come molte delle iniziative del museo, è anche occasione per riflettere sul Fantastico come racconto dell’Alterità nelle sue diverse connotazioni: antropologiche, mediatiche e geografiche.
La mostra sarà inaugurata sabato 9 dicembre e sarà visitabile fino al 10 marzo 2024 negli orari del museo.
Il titolo Hic sunt dracones gioca su questi aspetti, con un doppio filo: se è vero che nelle cartografie antiche e medievali la scritta “qui ci sono i dragoni (o i leoni)” posta nei pressi delle ancora ignote Africa e Asia indicava la fine dei confini del noto, oltre i quali si supponeva abitassero creature meravigliose o spaventose, è anche vero che oggi il “dragone” è proprio qui, vicino a noi, e, per la prima volta, forse, possiamo conoscerlo realmente.
Non dimentichiamo infine che il 2024 sarà l’anno cinese del Drago!
Il percorso espositivo è diviso in tre parti
Nella prima parte, una ricca e curiosa raccolta di rari materiali primonovecenteschi – libri illustrati, riviste e fumetti – racconta lo “Yellow peril”, il “pericolo giallo”.
Si tratta dei crescenti sentimenti xenofobi diffusisi nel mondo occidentale nel corso del tardo Ottocento a danno degli asiatici, un fenomeno che ha trovato una vasta eco nelle narrazioni fantastiche e fantascientifiche, proprio in virtù della “naturale” vocazione dell’immaginario fantastico a rappresentare la paura dell’alterità. Innumerevoli, all’epoca, furono infatti le storie, molte delle quali notissime, nelle quali cinesi e giapponesi erano rappresentati come pericolosi arcinemici dotati spesso di poteri soprannaturali. Si va dalla “Guerre infernale” e “Saturnino Farandola” meravigliosamente illustrate da Albert Robida, alle più conosciute saghe di Buck Rogers o Flash Gordon – chi non conosce “Ming the merciless” ad esempio? -, fino alle storie nostrane di Emilio Salgari e Luigi Motta con il suo emblematico “La principessa delle rose”, oppure Yambo. Inevitabile, infine, un’incursione nel mondo di Sax Rohmer e il suo “Fu Manchu”.
Il percorso si chiude con un approfondimento, a cura dell’antropologo torinese Francesco Vietti, sul tema di Kowloon, il quartiere ghetto di Hong Kong, oggi smantellato, protagonista di innumerevoli narrazioni fantascientifiche, dalla letteratura, al cinema, al videogame, la più nota delle quali è sicuramente la “trilogia del ponte” di William Gibson, il padre del Cyberpunk.
La seconda sezione costituisce il momento centrale della mostra ed è dedicata alla storia della fantascienza cinese.
Si parte da due momenti topici: il presente recentissimo – lo scorso ottobre – quando la città di Chengdu ha ospitato la WorldCon, la più importante convention internazionale di fantascienza che, nata nel cuore degli Stati Uniti oltre 80 anni fa, è approdata per la prima volta in oriente; il passato recente – l’anno 2017 -, quando “Il problema dei tre corpi”, romanzo di Liu Cixin vincitore del prestigioso premio Hugo, approda in Italia. A tal proposito sarà raccontato il visionario lavoro di Giuseppe Lippi, storico curatore della collana Urania di Mondadori che, per primo, nell’ormai lontano 2006, ha presentato al pubblico italiano la prima rassegna di letteratura fantascientifica cinese.
Il percorso prosegue ricostruendo la recente storia della fantascienza cinese che ha preso avvio nel primissimo Novecento, al tramonto dell’ultimo impero cinese, quello Qing.
Dalle prime incursioni di Lu Xun, padre della letteratura cinese moderna, che, nei primi anni del Novecento, traduce, quasi reinventandole, alcune opere di fantascienza di Jules Verne, si procede nella scoperta della storia della fantascienza cinese seguendo schematicamente quattro momenti evolutivi correlati anche ai grandi cambiamenti storici della Cina: la fine dell’impero Qing e l’età della Repubblica, l’avvento di Mao Zedong, il post Rivoluzione Culturale e l’epoca contemporanea a partire dai grandi rinnovamento di Deng Xiaoping.
Dalla fondamentale City of Cats, distopia fantascientifica scritta negli anni ’30 da Lao She, si passa agli autori del periodo successivo al “congelamento” operato durante la rivoluzione culturale, come Zheng Wenguang e Ye Yonglie, per citarne alcuni fra i più noti, per ritornare, infine, al presente, con autori e autrici che oggi sono, a tutti gli effetti, star internazionali, come Liu Cixin, Chen Quifan o Hao Jingfang.
Una attenzione particolare sarà inoltre dedicata al fondamentale ruolo che la rivista Science Fiction World Magazine ha avuto nel processo di rinascita della fantascienza cinese a partire dal 1991.
Importanti anche i numerosi spazi dedicati all’approfondimento, fra i quali quello sulla trasformazione transmediale – da film a videogame – del colossal fantascientifico cinese, diffuso sulla piattaforma Netflix in anni recenti, The Wandering Earth.
Oppure lo spazio dedicato a Tong Enzheng, scrittore attivo fra gli anni ’60 e i primi anni ’80, che racconta come, anche in terra cinese, la fantascienza e i suoi mostri offrissero facile materiale per raccontare della paura dell’Altro: questa volta l’Occidente bianco. Particolare attenzione sarà data al suo racconto Death ray on a Coral Island da cui, nel 1980, fu tratto il primo film di fantascienza cinese, storia dalla quale prese avvio un vero e proprio fenomeno transmediale, con trasposizioni radiofoniche e fumettistiche.
Ci si soffermerà infine anche su fenomeni più curiosi, quali il timido emergere della fantascienza tibetana, fra cinema e letteratura, e il vasto mondo delle associazioni e del giovanissimo fandom fantascientifico cinese.
Una terza sezione, a cura di Ai Lian Gu e dell’Associazione Zhisong – che, attiva in città da oltre quattordici anni, raccoglie la vasta comunità cinese che risiede a Torino –, è dedicata al racconto del mondo cinese nella nostra città e offre una panoramica delle tradizioni millenarie della cultura cinese, dall’arte della calligrafia, ai riti del Tè, alla musica, fino alle testimonianze, attuali, dei giovani cinesi di seconda generazione che vivono a Torino.
Parte del percorso è anche la grande scritta “Mufant” in calligrafia cinese, realizzata dalla giovane artista Sihuixin Wang e ispirata all’opera che il calligrafo cinese Xiao Huan ha realizzato per l’esposizione tenuta recentemente dal Mufant presso il Centro Sino – Italiano del distretto di Tianfu, nella città di Chengdu.
Segnaliamo inoltre che all’interno del percorso espositivo, sarà fruibile una postazione interattiva digitale realizzata da Francesca “Alice” Avvento, attraverso la quale i visitatori potranno scoprire il loro segno zodiacale cinese e conoscerne le caratteristiche con un semplice click.
Non può mancare infine la cosplayer Eleonora Burzio che, con la sua famiglia, ha realizzato costumi e scenografie ispirate al film “La foresta dei pugnali volanti”.
Il percorso, sostenuto da Fondazione CRT e Regione Piemonte è a cura di MUFANT: curatori Davide Monopoli, Silvia Casolari; grafiche Bianca Roggero, redazione e revisione Mara Salis, segreteria Arianna Chiola, comunicazione Alessandra Spina.
Il programma della giornata di apertura sabato 9 dicembre
Ore 15:30. Saluti istituzionali e presentazione della mostra. A cura di Davide Monopoli e Silvia Casolari, co-direttori MUFANT.
Ore 15:45. La seconda generazione cinese a Torino. A cura di Ai Lian Gu presidentessa Associazione Zhisong.
Ore 16:15. “Kowloon” fra realtà e distopia. A cura di Francesco Vietti (Antropologo Università di Torino).
Ore 17:00. Metaverso Torino – Chengdu. A cura di Mariano Equizzi (Esperto di Nuovi Media e Computer Vision)
Ore 17:15. “Il pericolo giallo” nelle narrazioni di genere. A cura di Carlo Modesti Pauer (Antropologo e autore televisivo RAI)
Ore 18:00. La fantascienza cinese: una storia. A cura di Jessica Imbach (Sinologa Università di Zurigo).
Si terrà infine una visita guidata alla mostra alla presenza dei curatori.
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