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Cronaca

Intesa Sanpaolo ritira la denuncia contro un attivista di Extinction Rebellion

Aveva incollato manifesti sui vetri del grattacielo Intesa di Torino

Gabriele Farina

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TORINO – Intesa Sanpaolo ha ritirato la denuncia nei confronti di un attivista di Extinction Rebellion. La decisione è giunta inaspettata martedì 24 ottobre, nel corso di una Camera di Consiglio che ha visto confrontarsi il pubblico ministero e gli avvocati di accusa e difesa.

La denuncia si riferiva a fatti risalenti al 2 giugno del 2022. Quel giorno, all’interno del grattacielo di corso Inghilterra, vi era uno degli incontri pubblici del Festival dell’Economia. L’attivista si era regolarmente registrato e, alla fine della conferenza, era salito in ascensore ai piani superiori per lasciare dei volantini sulle scrivanie e sui vetri, attaccandoli con del semplice scotch. Da qui la decisione di Intesa di denunciarlo per “violazione di domicilio” (art. 614 cp), reato punito con la reclusione da 1 a 4 anni. Nonostante la richiesta di archiviazione presentata dal magistrato “perché il fatto non sussiste”, Intesa si era opposta, decisa a portare l’attivista in tribunale. Ma nel momento decisivo, lo scorso martedì, la banca ha cambiato strategia.

«Portarmi a processo avrebbe costretto Intesa a doversi confrontare mediaticamente e nelle aule di tribunale con i dati relativi ai suoi stessi investimenti nell’industria fossile» afferma Pedro. «Non proprio la migliore immagine per una banca che si racconta come la più sostenibile d’Italia».

«Sebbene questa vicenda si sia conclusa con un’archiviazione perché il reato non sussiste, mi rimane un po’ di amaro in bocca» aggiunge Pedro. «Perché continuano a sussistere i miliardi di investimenti di Intesa Sanpaolo all’industria fossile, gli stessi riportati nei volantini che ho distribuito al suo interno. E sono dati che raccontano una triste verità: questa banca sta letteralmente finanziando il collasso climatico».

Nel frattempo, – ricordano gli attivisti – mentre gli effetti della crisi climatica colpiscono sempre più frequentemente il territorio nazionale, le principali banche mondiali continuano a ignorare gli allarmi della comunità scientifica finanziando l’espansione dell’industria dei combustibili fossili.

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