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Ambiente

In Piemonte consumati 617 ettari di suolo in un anno

Il Piemonte è quindi tra le regioni italiane in cui, in termini di nuovi consumi, il fenomeno risulta più marcato, con valori peraltro disallineati rispetto alle dinamiche demografiche

Gabriele Farina

Pubblicato

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TORINO – E’ stato presentato il Rapporto “Il consumo di suolo in Italia 2023” dall’SNPA – Sistama Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.

Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale. Al 2022 la copertura artificiale si estende per oltre 21.500 km2, il 7,14% del suolo italiano (7,25% al netto di fiumi e laghi). I cambiamenti dell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese: nella pianura Padana, nella parte lombarda e veneta e lungo la direttrice della via Emilia, tutta la costa adriatica, in particolare in alcuni tratti del litorale romagnolo, marchigiano e pugliese.

La perdita di suolo e di tutti i servizi ecosistemici che fornisce, compresa la capacità di assorbire l’acqua, non conosce battute d’arresto: il 13% del consumo di suolo totale (circa 900 ettari) ricade nelle aree a pericolosità idraulica media, dove l’11% di territorio è ormai impermeabilizzato, un valore sensibilmente superiore alla media nazionale (con un aumento medio percentuale dello 0,33%).
Considerando il consumo di suolo totale dell’ultimo anno, più del 35% (più di 2.500 ettari) si trova poi in aree a pericolosità sismica alta o molta alta. Infine, il 7,5% (quasi 530 ettari) è nelle aree a pericolosità da frana.

I dati del Piemonte

Tra il 2021 ed il 2022 in Piemonte si sono consumati altri 617 ettari netti di suolo, per un totale di suolo occupato da superfici artificiali di 170.199 ettari, il 6,70 % dell’intera area regionale. Il valore è il secondo più alto della serie storica, inferiore al solo periodo di osservazione 2020-2021 in cui il consumo si era attestato a 679 ettari; nel 2022 il cosumo di suolo è connesso in maniera rilevante anche all’adeguamento della rete di trasporti con importanti opere che toccano sia il sud del Piemonte (Autostrada Asti-Cuneo A33, Terzo valico), sia il nord (tangenziale di Novara).

Per dare un’idea del consumo di suolo del 2022, è come se ogni giorno fosse stata artificializzata una superficie equivalente a 2,4 campi da calcio. In termini assoluti, il valore del 2022 proietta il Piemonte al quinto posto a livello nazionale, dopo Lombardia, Veneto, Puglia ed Emilia Romagna; in termini di aumento percentuale rispetto alla superficie artificiale dell’anno precedente, con il valore dello 0,36 % il Piemonte si attesta al primo posto in nord Italia, sopra la media nazionale pari a 0,33%.

Il Piemonte è quindi tra le regioni italiane in cui, in termini di nuovi consumi, il fenomeno risulta più marcato, con valori peraltro disallineati rispetto alle dinamiche demografiche: per ogni abitante in meno in Piemonte, negli ultimi dodici mesi si sono infatti consumati 332 m2 di suolo, valore in linea con il dato nazionale di 343 m2. In termini di suolo consumato rispetto all’area totale, il valore del 6,70% rimane invece inferiore al dato medio nazionale, che si colloca al 7,14 % e risulta tra i più bassi del nord Italia, in particolare rispetto alle regioni confinanti di Lombardia (12,16%), Emilia Romagna (8,89%), e Liguria (7,26) ma anche rispetto alle regioni del nord est di Veneto (11,88%) e Friuli Venezia Giulia (8,02%).

Il processo di consumo di suolo continua a seguire l’espansione delle aree urbanizzate, dalle aree dense della conurbazione di Torino e cintura alle periferie dei capoluoghi di provincia e dei centri contigui in cui prosegue l’espansione di alcuni centri logistici. Come detto in precedenza al processo di consumo contribuisce in maniera rilevante anche l’adeguamento della rete di trasporti con importanti opere che toccano sia il sud del Piemonte (Autostrada Asti-Cuneo A33, Terzo valico), sia il nord (tangenziale di Novara). A ciò si aggiunge un fenomeno meno evidente in quanto più distribuito sul territorio, che potremmo definire endemico, ma nel complesso consistente, con opere di piccola o media estensione che interessano un po’ ovunque i piccoli centri urbani, i territori collinari e gli assi vallivi montani.

Il consumo di suolo per provincia e per comune

A livello provinciale quest’anno emerge il dato di Cuneo che con 179 ettari risulta la provincia con i consumi maggiori, superando sia Torino (168 ha) che Novara (99 ha). Sul dato provinciale di Cuneo incidono le opere connesse ai cantieri dell’autostrada A33, nel tratto compreso tra Alba e Roddi, ma anche la nuova tangenziale di Cherasco ed il polo logistico in area MIAC (Mercato Ingrosso Agroalimentare Cuneo) nel capoluogo. A Torino i consumi sono trainati principalmente dalla nuova Città delle Scienze e dell’Ambiente, il polo universitario in costruzione a Grugliasco, e dal centro logistico in costruzione a Orbassano. Altre opere di rilievo riguardano l’ex scalo merci Vanchiglia nel capoluogo, nonché i lavori connessi al nodo idraulico di Ivrea sul Torrente Chiusella a Pavone Canavesese. A Novara i consumi si concentrano nell’area a ovest del capoluogo di provincia, dove continua l’espansione del polo logistico di San Pietro Mosezzo, mentre a nord proseguono i lavori della tangenziale. Novara si caratterizza peraltro per l’alto valore di densità di consumo di suolo, ad indicare un elevato rapporto tra consumo di suolo e la superfice totale dell’unità amministrativa rispetto alle altre realtà provinciali.

A livello comunale il territorio con il consumo di suolo netto più elevato nel 2022 è Roddi (32,80 ha), seguito da Novara (27,73 ha) e Tortona (19,26 ha), comune per il quale incidono le opere connesse al Terzo Valico dei Giovi. Sopra i 10 ettari abbiamo Cherasco (18,79 ha), Orbassano (18,64 ha), Grugliasco (17,89), San Pietro Mosezzo (14,92), Alba (13,94), Vercelli (12,6), Settimo Torinese (11,55), Torino (10,69) e Trecate (10,04).

Dai dati illustrati per il 2022 emerge un fenomeno che non tende a rallentare e che risulta ben lontano anche in Piemonte dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che, sulla base delle previsioni demografiche, imporrebbero addirittura un saldo negativo del consumo di suolo. Considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, si può stimare che a livello nazionale, se fosse confermata la velocità media 2012-2022 anche nei prossimi nove anni, un costo cumulato complessivo tra il 2012 ed il 2030, compreso tra 80,2 e 98,7 miliardi di euro. Perdita di servizi ecosistemici che non si traduce solamente in costi economici nascosti, ma impatta direttamente sulla qualità della vita della popolazione. Tra i servizi ecosistemici offerti dal suolo, sono da annoverare ad es. anche quelli di regolazione della temperatura: a rendere infatti le città sempre più calde non sono solo i cambiamenti climatici ma contribuisce anche in larga parte proprio il consumo di suolo.

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