Cultura
Il progetto del Polo delle Arti di Torino che potrebbe nascere alla Cavallerizza
Il nuovo segno principale è il completamento della manica su via Verdi, già condiviso con la Soprintendenza, che propone una trama verticale di elementi sottili che definiscono un involucro sorprendente sia sulla strada che sulla corte interna
TORINO – Presentato nei giorni scorsi il progetto esecutivo del Polo delle Arti di Torino, che potrebbe nascere presso il sito Unesco della Cavallerizza Reale di Torino e che prevede la realizzazione di un Polo di alta specializzazione su iniziativa dell’Accademia Albertina di Belle Arti e del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino e un Collegio di merito grazie al coinvolgimento della Fondazione Collegio Universitario Einaudi.
Il progetto
Il progetto, a cura di Picco Architetti, Baietto Battiato Bianco e De Ferrari Architetti, è un progetto esecutivo pronto alla cantierizzazione e già inviato al Ministero dell’Istruzione e Merito, competente per ottenere i fondi dedicato all’Alta Formazione Artistica Musicale Coreutica.
Il Raggruppamento infatti è risultato vincitore di una gara a inviti per 10 studi di architettura con procedura privata bandita dal Collegio Einaudi ad agosto 2022 e aggiudicatario dell’incarico di progettazione definitiva ed esecutiva. Matteo Robiglio, Studio TRA autore di un precedente progetto di prefattibilità, ha la Direzione Artistica Architettonica
Il Polo sarà dedicato alle professioni del teatro musicale e del teatro di prosa, della musica elettroacustica e della composizione, della televisione, delle arti visive e dei nuovi linguaggi artistici in generale, capace di attrarre studenti, artisti, talenti e ricercatori dall’Italia e dall’estero.
Un investimento da 25,5 milioni
L’investimento complessivo previsto è di circa 25,5 milioni di euro (di cui 14,4 milioni per la parte formativa e 11,1 milioni per la parte residenziale) che verranno dalla presentazione del progetto a specifici bandi ministeriali dedicati agli AFAM (Alta Formazione Artistica Musicale Coreutica) e alla residenzialità universitaria. La realizzazione del Polo sarà integrata – grazie agli stessi fondi Ministeriali – da interventi di recupero e valorizzazione delle sedi storiche di Accademia e Conservatorio per altri 7 milioni di euro. Un’iniziativa di ampio respiro che riunisce le principali istituzioni pubbliche e private del territorio Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Università degli Studi di Torino, oltre alle già citate Accademia Albertina di Belle Arti, Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino e Fondazione Collegio Universitario Einaudi.
“E’ un progetto sfidante che guarda all’architettura storica come valore da salvaguardare e valorizzare nelle azioni complesse della trasformazione. La storia recente della Cavallerizza Reale ci restituisce un complesso architettonico denso di stratificazioni materiche e semantiche, evidenti nelle costruzioni sei-settecentesche di Benedetto Alfieri e Amedeo Castellamonte; queste stratificazioni paiono oggi riappacificarsi in una ritrovata unitarietà, nel mix funzionale suggerito dal programma del Polo delle Arti. Ed è sul rapporto fra le nuove funzioni insediate e l’edificio storico che il progetto fonda le proprie ragioni compositive e distributive, cercando quella legittimità necessaria alle scelte architettoniche e alle soluzioni funzionali. Posizione che guarda con favore alle differenze e ai caratteri formali delle architetture antiche, riconoscendone anche i valori meno evidenti, intrecciandoli poi con il progetto, in nuove relazioni”, ha raccontato l’architetto Cristiano Picco.
Il completamento della manica su via Verdi
Il nuovo segno principale è il completamento della manica su via Verdi, già condiviso con la Soprintendenza, che propone una trama verticale di elementi sottili che definiscono un involucro sorprendente sia sulla strada che sulla corte interna. La parte frontale della manica, rivolta al Teatro Regio, presenta grandi superfici vetrate accoppiate a una rete metallica bronzata. Questa trama verticale rispecchia l’andamento scalare della muratura della testata, ma conserva una propria autonomia sia in termini di materiale che di forma rispetto all’edificio storico. Un altro innesto è il transetto di collegamento tra l’ex Padiglione della scherma e la manica del Castellamonte. Qui il progetto opta per una cerniera di raccordo autonoma rispetto agli edifici storici, creando un foyer per la sala teatrale e un ingresso al laboratorio di scenografia dell’Accademia Albertina.
In questo senso è possibile definire il progetto a cura di Picco Architetti, Baietto Battiato Bianco e De Ferrari Architetti “di adeguamento” e non tanto “di trasformazione”, con un conseguente spostamento di interesse, dall’ideazione formale, al riconoscimento di valori di un costruito esistente. Valori che non hanno comportato rinunce a proporre nuovi segni ma al contrario hanno suggerito la ricerca di contiguità con gli apparati del passato; hanno permesso di comprendere, nella proposta di riuso, i significati più profondi di un lascito così straordinario, affermando con nuova oggettività anche la cultura materiale di quel luogo: gli usi, la memoria, i segni e le tracce di quanto non più presente, sono evocati nel progetto e nella inedita funzione pubblico-privata delle nuove destinazioni.
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Gabriella
12 Ottobre 2023 at 7:53
Orgoglio rimane il filo conduttore che accompagna l’Arte fra Antico e Moderno.
Rispetto sa cucire nuove idee.
Abbraccio alla Città il giusto epilogo.
Grazie!