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Cittadini

Nelle Case del Quartiere di Torino ci sono 8 sportelli sociali di comunità

Gratuiti e aperti a tutti, anche persone in grave stato di marginalità sociale, in altrettante Case del Quartiere di Torino

Gabriele Farina

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Torino – “Take Care. La cura è di Casa” è un progetto innovativo sostenuto dai fondi 8xmille dell’Unione Buddhista Italiana: 8 sportelli sociali di comunità, gratuiti e aperti a tutti, anche persone in grave stato di marginalità sociale, in altrettante Case del Quartiere di Torino. Gli operatori degli sportelli forniscono informazioni e orientamento sui servizi della città, tra cui il supporto alimentare in casi di indigenza; garantiscono supporto nelle pratiche burocratiche e strutturano percorsi di inclusione personalizzati, attivando reti e risorse locali e offrendo opportunità sociali, formative ed educative.

Take Care nasce con un duplice obiettivo: l’empowerment delle persone e delle famiglie in difficoltà, per potenziare la loro capacità di uscire dalla condizione di disagio, e la creazione di un network di soggetti pubblici e privati e servizi territoriali che si occupano di welfare e cura.

“Take Care è una rete territoriale di ascolto, cura e cittadinanza attiva il cui obiettivo è integrare le modalità di intervento sperimentate in un sistema di welfare di prossimità più ampio, dove le reti territoriali siano in grado di accogliere cittadini e famiglie fragili, specie con minori 0-18 anni” spiega Sara Medici, coordinatrice del progetto per la Rete delle Case del Quartiere.

Nell’ultimo anno sono state accolte e prese in carico 2.260 persone, un numero in costante crescita: i dati raccolti dalla Rete raccontano di una persistente povertà diffusa sul territorio cittadino e di fragilità multiple, a partire dalla richiesta di sostegno alimentare, la più frequente (20%). Il 73% degli utenti sono donne, il 55% è disoccupato e il 64% è costituito da cittadini extracomunitari; due persone su tre non sono prese in carico dai servizi sociali.

Grazie anche al finanziamento ricevuto dall’8xmille di Unione Buddhista Italiana, la Rete delle Case del Quartiere ha potuto creare la “dote per l’inclusione”: un fondo che ha permesso di offrire un supporto economico a 284 persone e nuclei familiari che, presi in carico dagli sportelli, si trovano a dover fronteggiare situazioni di emergenza sanitaria, lavorativa e abitativa.

È dal 2016 che l’Unione Buddhista Italiana sostiene progetti umanitari e sociali in Italia e all’estero, grazie ai fondi 8xmille che, attraverso la dichiarazione dei redditi, si può destinare a una confessione religiosa o allo Stato. Nel 2022 sono stati più di 150 i progetti umanitari sostenuti dall’Unione Buddhista e 40mila i beneficiari raggiunti. Ciascun progetto è selezionato in coerenza con l’idea, che sta alla base del pensiero buddhista, dell’interdipendenza e del prendersi cura, perché ogni essere senziente, umano o animale che sia, è interconnesso e quando ci si prende cura di qualcuno si agisce a favore dell’intera collettività.

L’Unione Buddhista predilige piccole realtà non profit che sviluppano progetti concreti sul territorio rivolti alle categorie più fragili, con particolare attenzione ai diritti umani, al rispetto dell’ambiente e allo sviluppo di una cultura della sostenibilità umana, sociale ed economica. Si tratta di progetti non confessionali a favore della pluralità e della responsabilità sociale, dove l’Unione Buddhista porta un aiuto concreto supportando le reti territoriali esistenti.

Tra gli esempi nel 2023: la produzione di salsa di pomodoro caporalato-free nel leccese; la liberazione dalle reti illegali da pesca che provocano la morte di preziose specie marine nell’arcipelago delle Eolie; i percorsi di meditazione in carcere, da Milano a Palermo, per acquisire consapevolezza e agevolare il reinserimento sociale; gli sportelli di ascolto, cura e cittadinanza attiva presenti in diversi quartieri di Torino; il rifugio in provincia di Rimini dove centinaia di cani, gatti e capre sono accolti e curati; il laboratorio tessile di prodotti artigianali creati dalle donne migranti accolte nel piccolo borgo calabrese di Camini.

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