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Cultura

Franco Nero: vi racconto il mio film girato a Torino e perchè scelsi Kevin Spacey

Il film, girato a Torino, è ora disponbibile su Prime Video

Gabriele Farina

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TorinoL’uomo che disegnò Dio, il film diretto da Franco Nero e girato completamente a Torino, con la produzione di L’Altrofilm ed il sostegno della Film Commission Torino Piemonte, è disponibile da qualche giorno su Prime Video. La nuova uscita è stata l’occasione per fare una chiacchierata con Franco Nero.

Il film, che era stato presentato nella splendida cornice del circo in cui è ambientata parte della storia, racconta la storia di un anziano non vedente, che ha la straordinaria capacità di ritrarre le persone ascoltando solo la loro voce. La sua vita semplice e solitaria viene sconvolta quando un video che lo ritrae al lavoro diventa virale sui social e lui diventa ambito dai più beceri programmi televisi. L’uomo che disegnò Dio è un film che viaggia sul filo della poesia, toccando parecchi temi molto attuali, dall’immigrazione ai programmi tv urlati.

Qui di seguito il trailer del film, subito dopo l’intervista con Franco Nero.

L’uscita di L’uomo che disegnò Dio su Prime Video è stata l’occasione per fare due chiacchiere con il regista, autore e protagonista del film, Franco Nero.

Come sta andando il viaggio del film?

Sono molto contento di averlo fatto, è un film per cui ho lottato e sono contento di esserci riuscito. Ringrazio Louis Nero per essersi imbarcato in questo viaggio ed i risultati sono stati buoni. Certo, se avesse avuto una distribuzione più grande, una delle due-tre grandi distribuzioni italiane, avremmo avuto risultati migliori. La cosa bella è che il film piace a tutti, riceviamo complimenti. Sta andando bene all’estero, è stato venduto in diversi paesi e la distribuzione sta lavorando per farlo uscire negli Stati Uniti. Mi piacerebbe farlo vedere ai Golden Globe.

In effetti è una storia che all’estero può funzionare bene, è talmente poetica…

Di più! E’ una storia che sul mercato internazionale può avere risultati migliori rispetto a quelli avuti sul mercato italiano.

Intanto il film è disponibile da poco su Prime Video. Cosa ti aspetti?

Mi aspetto che venga visto da molte persone (ride). Il desiderio di un autore è che il proprio film venga visto da più persone possibile. Prime ha un buon giro di appassionati, ormai le piattaforme sono un canale importante, utile per far vedere il proprio lavoro. Io credo però che prima un film debba andare in sala, poi va benissimo il passaggio sulle piattaforme, che rimangono uno strumento utile. Diciamo che chi non l’ha visto al cinema può vederlo sulle piattaforme.

A proposito di distribuzione, è prevista l’uscita in home video oppure ormai le piattaforme hanno reso il dvd obsoleto?

No, no, è assolutamente prevista l’uscita in home video prossimamente. E’ una delle cose di cui si occupa Louis Nero, che è molto bravo a trovare i contatti giusti. Come produttore indipendente è molto bravo.

L’uomo che disegnò Dio è stato girato completamente a Torino in un periodo non certo facile. Come è andata?

E’ stata dura. Eravamo ancora nel periodo dei controlli della Pandemia, quindi ogni giorno dovevamo fare i tamponi. A Torino faceva molto caldo, in alcuni giorni c’erano 37-38 gradi ed io volevo questa atmosfera autunnale, infatti indossavo sempre questo cappotto… Il massimo della sofferenza è stato girare le scene sotto il tendone del circo. Il direttore della fotografia non voleva assolutamente che entrassero luci da nessuna parte, per cui era tutto chiuso e lì dentro è diventato un forno: c’erano anche 47 gradi. Però ho tenuto duro… c’erano i ragazzi giovani convinti che ci avrei lasciato le penne e invece hanno patito più loro di me (ride ancora). E’ andata bene, perchè ho avuto tutti grandi professionisti, sia la troupe che gli attori.

A proposito di attori, è da poco arrivata l’assoluzione per Kevin Spacey, però quando hai scelto di coinvolgerlo nel film lui era nel pieno della bufera e nessuno sembrava volergli dare credito. E’ stata una scelta importante…

Coraggiosa! E’ venuta fuori la possibilità di lavorare con Spacey e lui si è detto molto interessato a lavorare con me. Io l’avevo conosciuto a Londra, quando era direttore del Teatro Nazionale (Si tratta dello storico Old Vic n.d.r.). Ci siamo parlati, gli ho spiegato che si sarebbe trattato di un piccolo ruolo per quel che riguardava il minutaggio ma a lui è piaciuto e si è detto disponibile ad interpretare il commissario. In quel momento voleva assolutamente tornare a lavorare. E’ logico che ho avuto qualche critica dai giornali americani e inglesi ma io penso che nessuno di noi è immune da peccati ed errori. Credo che tutti meritino una seconda possibilità ed ho avuto l’occasione di darla a lui.

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