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Cultura

Amori e amanti alla corte dei Savoia, intervista con Pier Giorgio Viberti

Gli amori segreti dei principali personaggi di casa Savoia e come hanno influito sulla storia d’Italia

Gabriele Farina

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Torino – Non è un libro di gossip. Bene sapere di che stiamo parlando. Amori e amanti alla corte dei Savoia, Edizioni del Capricorno è sotto tutti i punti di vista un saggio storico. Pier Giorgio Viberti ci racconta, in maniera coinvolgente e rigorosa gli intrighi amorosi di corte nel mondo dei Savoia, svelando così amori, amanti e riferimenti politici dei protagonisti della casata savoiarda.

Sono quattro i periodi analizzati. L’età di Madama Cristina, la prima Madama Reale, l’età di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, la seconda Madama Reale, l’età di Vittorio Amedeo II e l’età di Vittorio Emanuele II. All’interno di questi momenti storici non si parla però solo dei quattro principali protagonisti. Scopriamo così la vita dietro le quinte (o quasi, visto che questi rapporti spesso erano noti a tutti) di Carlo Emanuele II e della contessa di Verrua, insieme a tanti altri.

Due sono a mio avviso i personaggi più incredibili di questa vicenda. Il primo è Vittorio Emanuele II, che eho scoperto essere un amante quasi patologico, quasi dipendente dal sesso e incapace di resistere ad una bellezza femminile, che spesso prendeva con violenza estrema. Se del Re d’Italia è noto il rapporto con la Bela Rosin, ho scoperto che aveva avuto anche un precedente grande amore: l’attrice Laura Bon. Oltre naturalmente ad un numero incalcolabile di amanti più o meno passeggere.

Il secondo personaggio è la Contessa di Castiglione, Virginia Oldoini, una bellezza sopraffina e irresistibile per molti. Non si negò alcun rapporto che potesse sembrarle soddisfacente dal punto di vista fisico (a partire dallo stesso Vittorio Emanuele) o politico (fu emissaria di Cavour alla corte di Napoleone III con obiettivi politici da ragiungere con i mezzi che potete immaginare).

Pier Giorgio Viberti, perchè un saggio sugli amori dei Savoia?

Perché osservando ciò che accade alla corte dei Savoia attraverso il particolare punto di vista dichiarato nel titolo si restituisce il quadro di un’epoca e di un ambiente. L’epoca è piuttosto ampia, poiché comprende il Seicento, il Settecento e una buona parte dell’Ottocento, insomma l’età che gli studiosi definiscono “storia moderna”. L’ambiente è quello di casa Savoia, ma lo stesso studio avrebbe potuto essere condotto, e con gli stessi risultati, in qualsiasi altra corte europea del tempo.

Il volume racconta amori molto noti e rapporti sconosciuti ai più. Come hai raccolto tutto questo materiale?

Leggendo, leggendo molto, cosa che del resto per me non è una fatica ma un piacere. Se poi mi si chiede a quali fonti abbia attinto, posso rispondere che sono tutte indicate in appendice. Si tratta di monografie, di articoli, di documenti reperiti su internet. Posso dire che tutte le opere riportate nella bibliografia sono state effettivamente consultate.

Avere amanti più o meno numerosi era frequente non solo per i Savoia. Si può spiegare solo con l’abitudine ai matrimoni combinati o c’è altro?

I matrimoni combinati per ragioni politiche, sociali o semplicemente economiche sono certamente la premessa che spiega il numero altissimo di relazioni extraconiugali. A questo proposito vorrei fare una semplice osservazione: le aristocrazie che dominavano il continente erano tutte cristiane, seppure divise in cattoliche, protestanti, anglicane. Ebbene, considerando il valore altissimo che il cristianesimo attribuisce al matrimonio, direi che la
religiosità dei re e dei nobili del tempo non era molto profonda, anzi… Aggiungo che in qualche caso gli sposi non avevano mai avuto occasione di incontrarsi prima del matrimonio, quindi come poteva nascere l’amore in queste condizioni?. E poi ancora: l’età in cui si pronunciava il fatidico “sì” era assai precoce e le spose potevano addirittura avere superato da poco i dieci anni.
Ma c’è un’altra ragione che spiega l’infinita sequela di adulteri: la seduzione del potere.
Questa non è certo una caratteristica unica di questa fase storica, ma un fenomeno che è sempre esistito e che non è cessato nemmeo oggi. Basta leggere una rivista di gossip per rendersi conto di quante relazioni extraconiugali si intreccino fra i personaggi famosi dello spettacolo, dello sport, della finanza, della politica. In Italia, poi, abbiamo avuto un campione inimitabile del genere, un notissimo imprenditore che nelle sue “cene eleganti” amava assistere alle più spettacolari esibizioni sessuali anche di minorenni. E molti lo hanno approvato e ammirato per questo, dunque mi chiedo che diritto abbiamo di giudicare i sovrani del passato.

Nel libro analizzi alcuni personaggi davvero notevoli. Uno di questi è Vittorio Emanuele II, che racconti quasi incapace di resistere al fascino di una conquista. Ci tratteggi il personaggio?

Fisicamente non era certo un Adone, anzi… Di statura medio-bassa, con la tendenza ad appesantirsi, due occhi sporgenti, un paio di baffi che gli incorniciavano il volto da orecchio a orecchio: sembrava piuttosto un contadino che un sovrano, anche perché non aveva alcuna cura dell’abbigliamento. Da contadino erano anche le sue abitudini. Amava la caccia e la vita all’aria aperta, non sopportava i lunghi discorsi politici per i quali non aveva alcuna
predisposizione, era sostanzialmente ignorante, amava il cibo semplice e nutriente caro al popolo. Aveva due passioni: la caccia alla selvaggina e la caccia alle donne. Era un seduttore compulsivo, non si fermava mai, si muoveva nei salotti della capitale così come nelle campagne piemontesi seminando conquiste femminili e figli che forse non ricordava neppure di avere. Quanti siano stati in tutto non si sa, ma un diplomatico francese sintetizzò
bene la situazione definendolo “padre degli italiani”.

Altro personaggio (ancor più) incredibile è la contessa di Castiglione. Chi era Virginia Oldolini?

Virginia Oldoini, la contessa di Castiglione, è uno dei personaggi più interessanti fra quelli trattati nel libro. La donna che tutti ricordano come una dea dell’amore, in realtà non amò mai nessuno, tranne se stessa. La cifra della sua vita sta nella sfrontatezza e solennità con cui esibì il suo corpo inimitabile a una platea di uomini che la desiderarono, la ebbero, la lasciarono dopo qualche tempo. L’unico che seppe amarla sempre, nonostante i tradimenti ripetuti ed esibiti, fu il marito, che per lei si rovinò e soffrì umiliazioni incredibili. Il povero diavolo arrivò addirittura a chiederle non di essergli fedele, ma di tradirlo almeno in modo meno sfacciato… Ma Virginia era in realtà una persona debole, che alla bellezza aveva dedicato troppo, anzi tutto. E quando la bellezza, dopo una breve stagione, cominciò a sfiorire non ebbe più altre ragioni di vita, visto che nemmeno del figlio le importava molto.
E, a quanto si dice, ricoprì gli specchi di casa per non vedersi restituire l’immagine di una donna invecchiata, lontanissima parente di quella che fu definita la donna più bella del mondo.

Molto spesso amanti e politica si intrecciano in queste storie. Ci fai un paio di esempi?

Ne sceglierei due: il marchese Filippo d’Aglié e, ancora, la contessa di Castiglione.
Filippo d’Aglié, amante della duchessa Maria Cristina di Borbone, ebbe con lei una lunga relazione caratterizzata da un reciproco amore, cosa rara dati i tempi. L’epoca in cui si svolsero i fatti era assai convulsa poiché coincideva con la guerra interna che la duchessa fu costretta a combattere contro i cognati, il principe Tommaso e il cardinale Maurizio. Ma soprattutto a minacciare il ducato erano le pretese di Luigi XIV, che ambiva a farne uno stato sottomesso agli interessi della Francia. Ebbene, il marchese Filippo cercò, per quanto possibile, di contenere e limitare le pretese di re Sole, a protezione dei diritti dell’amante. Pagò caro il suo coraggio perché il re francese lo fece arrestare e portare a Parigi, da dove poté tornare solo dopo la morte di Luigi.
L’altro esempio, quello della contessa di Castiglione, è assai meno nobile, ma è un tipico esempio di relazione fra amore e politica. Fu il primo ministro Cavour a inviare Virginia a Parigi, con l’incarico di predisporre favorevolmente l’imperatore Napoleone III nei confronti della causa piemontese. In sostanza la contessa usò il suo fascino per spingere l’imperatore ad affiancare il Piemonte nella guerra contro l’Austria, che il primo ministro piemontese andava abilmente preparando. Non è possibile valutare quanta efficacia abbia avuto questa “arma” diplomatica, ma evidentemente lo stesso Cavour ci credeva.

Qual è, tra i personaggi che racconti, quello che ti ha affascinato di più?

Quello di Virginia Oldoini, la contessa di Castiglione, per la sua eccezionalità, nel bene e nel male. Un personaggio fuori dalle righe, come raramente capita di incontrare.

C’è un personaggio che hai dovuto lasciare fuori da questo saggio per motivi editoriali?

No, anzi devo ringraziare l’editore perché il libro doveva constare di 160 pagine, ma una volta ultimato ne sviluppava circa duecento. Convinto che sarebbe stato un peccato tagliare una parte cospicua dell’opera, ha accettato di fare un’eccezione alla regola e io gliene sono grato.

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