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Coldiretti Novara-Vco: meno cinghiali più agricoltura

Redazione Quotidiano Piemontese

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MENO CINGHIALI PIU’ AGRICOLTURA: alle imprese agricole serve poter lavorare e riprendere, in condizioni di sicurezza e basso rischio, l’attività di allevamento e macellazione dei suini nelle aree soggette a restrizione.

È quanto Coldiretti ha espresso al governatore, Alberto Cirio, che insieme al Commissario Straordinario alla Peste Suina Africana, Vincenzo Caputo, collegato in video conferenza come anche il vice presidente Fabio Carosso e l’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, hanno incontrato una rappresentanza di suinicoltori piemontesi con i presidenti ed i direttori di tutte le federazioni provinciali, presso la sede di Coldiretti Piemonte.

“Torniamo sulla questione abbattimenti perché sono ancora totalmente insufficienti, anche in zona buffer e in quella infetta: nello scorso anno sono arrivati a superare appena i 25 mila, quando l’obiettivo era quello di raggiungere i 50 mila mentre i casi di peste dei cinghiali aumentano e sono arrivati a 440 in Piemonte, come riporta il Bollettino Epidemiologico nazionale del 6 giugno 2023 – evidenziano il Presidente Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori – A fronte di questo scenario, in cui non possiamo che rilevare come le misure adottate fino ad ora siano state insoddisfacenti, abbiamo presentato al governatore Cirio e al Commissario Caputo un decalogo delle azioni prioritarie, costituendo una Commissione permanente e periodica di monitoraggio per salvaguardare le nostre imprese suinicole a rischio.

È urgente incrementare il livello di sicurezza, avvalendosi anche delle Forze armate e delle Forze dell’ordine per il depopolamento, affinché la problematica venga limitata e non si estenda ulteriormente andando a creare una paralisi anche delle attività ludico-ricreative e dell’indotto ad esse collegato nelle aree soggette a restrizioni come anche va portato avanti il discorso, che già aveva trovato una apertura da parte del Commissario Caputo durante l’incontro dello scorso 8 maggio ad Alessandria, per attivare una filiera no food che permetta di valorizzare la carne di cinghiale.

Insomma vanno messe in atto tutte le azioni possibili, le energie e le risorse disponibili per eradicare il virus, tutelare la nostra suinicoltura e mettere in sicurezza il nostro territorio. Seppur fortunatamente nelle nostre province non sono stati registrati casi di Psa l’allerta è massima. Il Piemonte – ricordano Tofi e Salvadori – vanta uno dei più importanti e variegati patrimoni in ambito agroalimentare. Produzioni di qualità che rappresentano un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, costituendo anche una componente essenziale dell’identità culturale e territoriale.

È a rischio l’intero comparto e la filiera suinicola piemontese che conta circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele”.

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