Ambiente
Coldiretti Novara-Vco: i cambiamenti climatici mettono a rischio la produzione di miele
Le api salvano il 75% dell’agricoltura italiana poiché tre colture alimentari su quattro dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api.
I cambiamenti climatici, però, stanno determinando un calo importante della produzione di miele, lasciando spazio alle importazioni dall’estero che nel 2022 sono cresciute del +12% per un quantitativo di oltre 26,5 milioni di chili, provenienti anche da Paesi che non sempre brillano per trasparenza e sicurezza alimentare.
È quanto afferma la Coldiretti sulla base dei dati Istat in occasione della giornata mondiale delle Api nel sottolineare che, secondo l’indagine “From the hives” del Centro Comune di Ricerca (Ccr) della Commissione europea, fra i campioni di miele importati nella UE fra il 2021 e il 2022, quasi 1 su 2 (46%) è sospettato di adulterazione.
Nel nostro territorio i cambiamenti climatici stanno influendo sulla produzione: con una primavera molto secca, le piante ne hanno risentito e molte di queste non hanno reso come avrebbero dovuto per la mancanza di acqua nel periodo invernale che ha provocato radici secche e mancanza di nettare.
Durante periodo della fioritura dell’acacia le condizioni climatiche sono state ancora peggiori con pioggia, temperature basse e forte vento che ha di fatto distrutto la fioritura, con un drastico calo di produzione. L’acacia è il raccolto più importante ed è di fatto quasi azzerato.
“È in crescita la presenza di giovani nelle aziende apicole, tanto che quelle condotte da under 35sono aumentate del 9% negli ultimi cinque anni secondo un’analisi Coldiretti su dati Unioncamere – spiegano il Presidente di Coldiretti Novara-Vco Fabio Tofi e il Direttore Luciano Salvadori – Questo dimostra che l’apicoltura e la cosiddetta “bee economy” rappresenta una traiettoria di futuro con una forte spinta all’innovazione.
La preoccupazione resta per le importazioni, a far concorrenza al miele delle aziende non è solo la Cina, ma anche l’Est Europa da cui proviene una gran quantità di miele a basso costo e che non rispetta i nostri standard qualitativi”.
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