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Fuori, la storia del manicomio di Collegno torna in teatro

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La storia del più grande manicomio d’Italia torna sul palco. Vite, drammi, casi di cronaca, la follia ma anche quello spazio sottile che separa la “normalità” dalla pazzia, la battaglia per arrivare alla legge Basaglia. Dopo 17 repliche e 17 sold out (l’ultima a luglio 2021), torna a grande richiesta e per soddisfare le continue domande del pubblico “Fuori. Storie dal manicomio di Collegno”, regia di Serena Ferrari e Fabrizio Rizzolo. Uno spettacolo prodotto da Lab22 che coinvolge qualcosa come 42 artisti, di cui 28 ballerini, e 14 tra attori, cantanti e musicisti.

L’appuntamento venerdì 14 aprile alle 21, con replica sabato 15 alle 21, domenica 16 alle 17 e alle 21, alla Lavanderia a Vapore di Collegno, spazio oggi punto di riferimento per il teatro e la danza in Piemonte ma che, un tempo, era proprio la lavanderia della struttura psichiatrica. Dentro i muri di cinta, che separavano la realtà dei “matti” da quella del paese, costruiti su progetto dell’ingegner Luigi Fenoglio, rivive così una pagina di storia locale e nazionale, e soprattutto rivivono le vite di chi, adulto o bambino, fu rinchiuso in quei corridoi, sottoposto a crudeli terapie sperimentali, a una vita stravolta, distrutta da sveglie alle 5 e cene alle 17, da punizioni, da costrizioni, psicologiche e corporali.

Il testo è stato scritto da Serena Ferrari partendo dalle inchieste e dagli scritti dei giornalisti Alberto Papuzzi e Alberto Gaino, dal libro di Bruna Bertolo “Donne e follia in Piemonte”, ma anche dalle vite dei protagonisti del tempo, come lo spregiucato Professor Coda, vice direttore dell’Ospedale psichiatrico di Collegno, processato nel periodo 1970-1974 per maltrattamenti con relativa condanna a cinque anni di detenzione, al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dalla professione medica per cinque anni.
Ma la storia intreccia anche l’amore nei versi di Alda Merini e in quelli cantati da Simone Cristicchi e da Franco Battiato. Racconta quel mondo e la battaglia che nacque al suo interno e condusse, poi, alla promulgazione della legge relativa agli “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, comunemente nota come Legge Basaglia: portò alla chiusura dei manicomi. Già l’anno precedente l’Amministrazione Comunale di Collegno aveva fatto abbattere il primo tratto del muro di cinta che circondava il Manicomio, precorrendo la coraggiosa misura legislativa che decretò il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici, con una conseguente e rinnovata sensibilità nei confronti del disagio psichico.

«E’ stato un lavoro complesso, raccontare cosa è stato il manicomio-carcere-lager – spiega Serena Ferrari – Questo è uno spettacolo di denuncia. E’ costruito sulla commistione di più arti, il teatro, la danza, la musica con un’orchestra dal vivo e dei cantanti, un intreccio che, nel dolore, riesce a far emergere la poesia di vite, persone, ridona loro la dignità che avevano perso». Ci sono storie d’amore. Storie di bambini. Storie di violenze e aborti: «E’ uno spettacolo che fa memoria, certamente, e se ha avuto successo è perché tanti vogliono conoscere. Ma è anche uno spettacolo che punta a far sì che non accada mai più, che parla del diverso, che parla di noi, di confini e di muri solo creati in una società confusa e spesso sofferente».

Ballerini

Aiyanyor Osamende Victoria, Botticella Alice, Borello Sofia, Benna Alessandra, Caputo Asia, Castello Matilde, Cimadomo Francesca, Cimadomo Marta, Clemente Giada, Chamtouri Ali, Comoli Desirèe, Comoli Ilary, Comunale Laura, Ferro Vittoria, Di Renzo Aurora, De Vita Sara, Grosso Alice, Ienco Elisa, Leone Martina, Mannarino Elisa, Mannarino Mattia, Marchitelli Giada, Morelli Syria, Morelli Viola, Matilde Sole Poponi, Simionato Giulia, Volpe Sofia, Zappata Elena.

Attori:
Fabrizio Rizzolo, Ettore Scarpa, Cristina Lella, Simone Valentino, Paolo Bergonzi, Annalisa Platania, Andrea Narducci, Giuliano Zacco, Francesca Capone, Morelli Syria, Morelli Viola.

Musicisti:
Francesca Chiofalo, Marcello Iaconetti, Jacopo Angeleri.

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