Cittadini
A Venaria la mostra per il centenario di Mario Lattes
Un percorso espositivo che getta una nuova luce sull’attività artistica di Mario Lattes, che fu scrittore, editore, promotore culturale, collezionista, incisore e pittore: la mostra Mario Lattes. Teatri della memoria, appena inaugurata alla Reggia di Venaria, approfondisce proprio quest’ultimo aspetto di Lattes, presentando una selezione di più di cinquanta opere dell’intellettuale torinese, tra cui una decina mai esposte prima. La mostra si inserisce nel programma di eventi a cura della Fondazione Bottari Lattes organizzati in occasione del centenario della nascita dell’artista. L’esposizione è visitabile nella Sezione Accademia delle Sale delle Arti al secondo piano della Reggia fino al 7 maggio 2023.
Mario Lattes. Teatri della memoria, con la curatela di Vincenzo Gatti, è realizzata dalla Fondazione Bottari Lattes, con il sostegno di Regione Piemonte, il patrocinio della Città di Torino e di Confindustria Cuneo, il contributo di Banca d’Alba, di Banor Sim e dell’Agenzia UnipolSai di Mondovì e il patrocinio e il contributo della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia e del Comune di Monforte d’Alba, in collaborazione con Lattes Editori.
La mostra
Teatri della memoria è l’occasione per scoprire le molteplici anime di Mario Lattes, le quali si manifestano anche nella sua ricerca artistica. La mostra presenta infatti un aspetto poco indagato della sua attività, proponendo vari esempi delle sperimentazioni tecniche operate da Lattes. Non si tratta di ricerche eseguite in maniera rigorosa, accademica, ma osservando le varie opere il visitatore avvertirà l’urgenza dell’artista di comunicare anche attraverso sperimentazioni non ortodosse, come ad esempio l’unione di colori ad olio, inchiostri e tempere. Lattes è interessato soprattutto alle capacità metamorfiche del materiale, in particolare il supporto cartaceo che, con le sue reazioni anche casuali, costituisce sempre un’affascinante incognita, ideale al dispiegamento della piena creatività. Alcune delle opere maggiormente rappresentative in questo senso sono L’incendio del Regio (1963), la Figura (1983) e Le marionette (1990). Mentre il supporto cartaceo è manipolato al limite della sofferenza: l’incisione è la frontiera estrema, senza ritorno e senza colore, per celebrare il definitivo elogio dell’ombra. Proprio a questa tecnica è dedicata una delle sale della mostra, all’interno della quale si trova una selezione di opere scelte tra le centinaia realizzate da Lattes, segno che per l’artista non si trattò di una produzione episodica. Si parte dall’opera senza titolo raffigurante una bicicletta e datata alla fine degli anni ’50, in cui la ricerca è semplicemente di tipo segnico, fino alla Tartaruga del 1969 e al Don Chisciotte del 1972, in cui la tecnica utilizzata è quasi pittorica, basata sull’acquatinta e non sul segno.
Nell’ultima sezione dell’esposizione emerge un “dark side” che pulsa anche nei contesti domestici, apparentemente più consueti. Una grande teca ospita la collezione di marionette storiche di Lattes, mentre all’interno della stessa sala il pubblico troverà un manichino a grandezza naturale, nonché la presenza in molte opere pittoriche di bambole e fantocci, perturbanti testimoni di un sentimento che respinge e seduce nel contempo. Come in un teatro privato, qui l’artista mette in scena quelli che sono i suoi stati d’animo: nel Teatrino (1990), per esempio, il teatro è il luogo materiale e trasfigurato di tante fantasie di Lattes. In questo palcoscenico agiscono le sue marionette, ma può anche essere metafora del luogo dove si consumano i drammi o le commedie del gran teatro della memoria. E nel memorabile Autoritratto del 1990, scelto come immagine guida della mostra, Lattes si dipinge attorniato da questi ambigui attori: ma è egli capocomico o parte di questo ironico teatrino? Quest’opera dialoga idealmente con l’Autoritratto del 1959, anch’esso presente in mostra: qui l’atteggiamento è pensoso, quasi ascetico, intento ad una riflessione intima e profonda che coinvolge l’uomo e l’artista.
L’ingresso alla mostra è compreso in tutti i biglietti della Reggia di Venaria, fatta eccezione per quelli denominati “Castello della Mandria” e “Giardini”.
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