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Alessandria

La sezione ANPI di Casale omaggia il Giorno del Ricordo ma puntualizza le condizioni che portarono alle foibe

Gabriele Farina

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In occasione del Giorno del Ricordo che si celebrerà il prossimo 10 febbraio, la sezione ANPI di Casale omaggia le vittime dei tragici avvenimenti che nell’immediato secondo dopoguerra insanguinarono il nostro confine orientale.

Come dice il nostro Presidente Pagliarulo furono causati: “…in tanti casi da scelte politiche legate alla liberazione e alla rivoluzione in corso in Jugoslavia, in altri casi da una cieca volontà di vendetta, in altri casi ancora da personali regolamenti di conti, una tragedia che colpì anche tanti innocenti e che va riconosciuta; guardiamo con profondo rispetto il dramma dell’esodo che ha colpito tanti italiani dell’Istria e della Dalmazia […]. Nelle diverse circostanze del 1943 e del 1945 e con diversi protagonisti ci fu in Istria, in Slovenia e in Italia un clima di resa dei conti contro i fascisti e contro lo Stato fascista di cui fu vittima anche chi non aveva alcuna responsabilità personale.”

Ciò detto non possiamo però ignorare che il clima di odio e di cieca vendetta di quei giorni non nacque dal nulla o dalla “natura intrinsecamente selvaggia delle popolazioni slave” (come sostenevano le tesi razziste del regime fascista), ma furono in gran parte la conseguenza di oltre un ventennio di oppressione fascista nei confronti delle popolazioni slave, a partire dal 1920 e aggravate dal 6 aprile 1941, quando l’Italia aggredì militarmente la Jugoslavia. Tra il 1941 e il 1943 i fascisti italiani si distinsero per la crudeltà di stampo terroristico e razzista antijugoslavo, soprattutto verso la popolazione civile: incendi, torture, impiccagioni, stragi e massacri, deportazioni, fucilazioni, stupri, oltre 350.000 morti.

Furono decine i campi di concentramento fascisti in Italia e Jugoslavia, nei quali furono deportate oltre 100.000 persone tra partigiani e civili jugoslavi, inclusi molti bambini, nei quali perirono migliaia di persone tra fucilazioni, violenze, fame e malattie. L’antifascismo e la Resistenza si erano sviluppate molto nel fertile suolo delle rivendicazioni nazionali delle comunità slovena e croata proprio perché intendevano riconquistare le libertà perdute e quindi porre fine alla violenta oppressione razzista italiana.

La nostra condanna nei confronti delle esecuzioni sommarie nelle foibe è netta e priva di ambiguità ed è altresì profondo il nostro rispetto per il dramma dell’esodo che ha colpito tanti italiani dell’Istria e della Dalmazia.

“Ma”, dice ancora Pagliarulo, “denunciamo assieme che, dopo l’istituzione del Giorno del Ricordo in Italia in memoria delle vittime delle foibe, del dramma dell’esodo e della più complessa vicenda del confine orientale, con una legge del 2004 nella data del 10 febbraio, vi sono state e vi sono esagerazioni di ogni genere e strumentalizzazioni tese non a stabilire la verità storica ma a costruire su quei drammi forme simboliche di identità politica e nazionale. È esattamente un caso di memoria di parte.

In Italia c’è un giorno del ricordo dei crimini delle foibe e del dramma dell’esodo. Ma non c’è un giorno del ricordo dell’invasione italiana alla Jugoslavia, non c’è un giorno del ricordo dei massacri italiani che ne seguirono, non c’è un giorno del ricordo delle centinaia e centinaia di donne, partigiane, staffette o semplici cittadine seviziate e uccise dai nazifascisti in Italia, non c’è un giorno del ricordo dei crimini della X Mas italiana, che collaborava con i nazisti, non c’è un giorno del ricordo dell’occupazione della Carnia da parte delle armate cosacche al servizio del Terzo Reich […]. Non solo, c’è una sorta di cancellazione di tutto ciò dalla memoria pubblica, a cominciare dalle colpe mai espiate dei criminali di guerra italiani nella ex Jugoslavia”.

La nostra sezione Anpi, associandosi a quanto detto dal nostro Presidente Pagliarulo, propone che: “[…] si faccia del Giorno del Ricordo […] una giornata di memoria osservante di tutte le memorie: delle foibe, dell’esodo, delle stragi operate in Slovenia e in Croazia, dei morti nei campi di internamento. Sia una giornata di rispetto e non di oltraggio, di analisi storica e non di propaganda, di fraternità e non di odio, di pace e non di guerra”.

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