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Cronaca

Torino, “Non si può morire di università”: studenti tracciano sagoma di un cadavere in rettorato

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Flash mob all’università di Torino da parte degli studenti universitari del collettivo studentesco Cambiare Rotta che, questo pomeriggio, martedì 7 febbraio, hanno tracciato una sagoma di un cadavere nel cortile del Rettorato dell’Università di Torino con la scritta “Questo modello di universitario uccide”.

La protesta nasce per ricordare la studentessa che si è tolta la vita a Milano, all’interno della propria università, dopo non aver passato la sua prima sessione di esami.

“Pochi giorni fa – scrivono – una studentessa si è tolta la vita a Milano, all’interno della propria università, dopo aver fallito la sua prima sessione di esami. Ad aver fallito non era la studentessa ma il modello universitario che continua a mietere vittime, l’ennesima morte dopo che pochi mesi fa un altro studente si è tolto la vita a Bologna, un altro a Padova e un altro ancora a Palermo nel silenzio più assoluto. È tempo di rompere il silenzio che finora ha ammantato la questione dei suicidi in università. 3 minuti di silenzio è stata la risposta con cui il rettore della IULM ha tentato di liquidare questa tragedia. Facendo riprendere subito dopo il regolare svolgimento della sessioni esami. Ecco quanto vale secondo loro la vita di uno di noi.
La nostra risposta è la sagoma di un corpo a terra che ora macchia il cortile del rettorato di Unito. Questa strage si verifica perché gli studenti sono sempre più soggetti allo stress, immersi in una retorica di competizione ad eccellenza. E fallire in questo sistema universitario vuol dire vedersi chiudere in faccia le porte dei propri sogni, e venire sbattuti nella realtà di un sistema che per la nostra generazione non lascia nessuna prospettiva, nessun futuro se non precariato e sfruttamento.
Il suicidio di questa diciannovenne, non rappresenta una morte accidentale, una casualità. È questo sistema universitario, per come è strutturato alla radice che crea queste stragi, che crea il retroscena di stress, di ansia, di disagio psicologico che porta a queste tragedie.
E allora come Cambiare Rotta, abbiamo voluto lanciare per questi giorni, 3 giornate di mobilitazione e agitazione nazionale, in ogni ateneo, per rompere il silenzio che si sta creando attorno a questa strage. Per mettere a nudo le problematiche di questa università.
Una tragedia come questa si porta dietro, tutto il fallimento di un sistema che ci mette l’uno contro l’altro, che ci esclude, che ci considera un fallimento e ci colpevolizza se non stiamo nei tempi dettati, perché magari neanche ne abbiamo le possibilità economiche e le possibilità materiali”.

E continuano: “Perché magari dietro la storia di uno studente che ha fallito un esame o non si è laureato in tempo, c’è la storia uno studente che fa nel frattempo uno o due lavori, sottopagati, precari, a nero, tutto questo per mantenersi gli studi, per mantenersi la vita in un’altra città, per provare ad emanciparsi.
Il nostro compito è fermare questa strage, è irrompere nel silenzio con la forza dell’organizzazione, rompere l’individualismo e la colpevolizzazione con la forza di una collettività organizzata che collettivamente lotta per una via d’uscita. Per un sistema diverso, per una nuova università, in una nuova società.
Domani alle 18.30 a Palazzo Nuovo. Si terrà un’assemblea universitaria. Iniziamo a rompere il silenzio, iniziamo a farlo tutti insieme. Fermiamo la strage. Uniamoci e attiviamoci per organizzare una risposta.
Perché questa morte non è un caso isolato ma il fallimento di un intero sistema, e allora vogliamo anche rimandare all’assemblea nazionale universitaria che si terra il 4/5 marzo a roma.
Quello che vogliamo è un nuovo modello di università”.

 

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