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Esce il libro di “Ospedali dipinti”: il racconto dell’artista Silvio Irilli che dipingerà l’ospedale di Novara

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Il libro “Ospedali dipinti”, che racconta i 10 anni del progetto di umanizzazione delle sale ospedaliere attraverso l’arte, è disponibile sul sito www.ospedalidipinti.it.
Il racconto si snoda attraverso i 10 anni dall’inizio del progetto di Silvio Irilli che, attraverso dipinti di vario genere sulle pareti degli ospedali, ha voluto creare un ambiente più accogliente e meno “freddo” per i pazienti ricoverati. Il prossimo intervento sarà in Piemonte, in particolare a Novara, presso l’Ospedale Maggiore, grazie all’iniziativa dell’associazione Emmaland. Sarà il terzo intervento in città: i precedenti sono l’“Acquario” del Pronto Soccorso e l’“isola del tesoro” del reparto di pediatria.

Il progetto di umanizzazione delle sale ospedaliere attraverso l’arte ebbe inizio nel 2012, quando il Policlinico Gemelli di Roma contattò Irilli per decorare il corridoio del reparto di radioterapia oncologica. Ad oggi sono circa 20 le strutture ospedaliere che hanno scelto di avere al loro interno un intervento dell’artista.

“Dopo un percorso così lungo, – spiega il muralista – fatto sia di tante situazioni positive ma anche di ostacoli che ho trovato lungo la strada, ho pensato che fosse giunto il momento di fermarsi un attimo e fare un “riassunto delle puntate precedenti”, un viaggio nel tempo, ripercorrendo le varie tappe di Ospedali Dipinti e trasmettere cosa c’è dietro un progetto artistico come questo.”

Irilli opera in autonomia e contando sul supporto di onlus e sponsor, senza gravare sugli ospedali: “Conosciamo le difficoltà della sanità – riflette – e io credo che i fondi pubblici, quelli delle tasse dei cittadini, debbano essere investiti per rinnovare le strutture ospedaliere, per la ricerca, per il personale, per i medici… Quindi questo progetto voglio che sia portato dall’esterno, come se si formasse una grande squadra di persone e di aziende locali che vogliono contribuire, che vogliono stare vicino ai pazienti ed essere al fianco dei medici per un nuovo approccio di accoglienza verso, appunto, i pazienti.”

Le pagine del libro raccontano soprattutto il fragile e affascinante rapporto tra infanzia, malattia e arte: “Le esperienze professionali coi più piccoli mi ha fatto notare e capire le loro reazioni e le loro emozioni, quello che poteva essere interessante da vedere per loro… Io ora faccio questo, cerco di rivivere la parte di bambino che è in me e di metterla a disposizione loro, cercando di creare quegli ambienti che loro vorrebbero vedere e sognare, e con cui vorrebbero interagire.”

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