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La corte d’appello di Torino definisce che il tumore può essere originato da un uso prolungato del cellulare

Redazione Quotidiano Piemontese

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La Corte di Appello di Torino ha sancito che un lavoratore ha diritto a una rendita per un cancro dopo uso prolungato cellulare.

Un uomo che a seguito del tumore ha riportato, secondo referti medici, sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva, si era rivolto al tribunale di Aosta che aveva riconosciuto il nesso causale tra l’utilizzo del cellulare e l’insorgenza del neurinoma del nervo acustico stabilendo per il lavoratore il pagamento di una rendita di circa 350 euro al mese.

In sede di appello la Corte d’Appello di Torino ha nominato un consulente, che ha confermato che “esiste un’elevata probabilità che fu il cellulare a causare il tumore anche in relazione all’esclusione dell’intervento di fattori causali alternativi. in assenza di possibili cause, vi è la presenza di un unico fattore di rischio costituito da un’esposizione prolungata a radiofrequenze”.

Negli anni il lavoratore avrebbe usato al lavoro il cellulare tra le 10 e le 13 mila ore.

Secondo gli avvocati la sentenza dimostra che le radiofrequenze possono causare tumore. Le radiofrequenze, infatti, a differenza dello scarico di un motore diesel che si percepisce con l’olfatto o della lama di un coltello che si percepisce con il tatto, si percepiscono solo con i rilevatori elettrici. La distanza resta il miglior alleato e non andrebbero mai tenuti a contatto con il corpo.

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