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Il contenuto del decreto Anti Rave, la precisazione del ministero dell’interno e le polemiche dell’opposizione

Redazione Quotidiano Piemontese

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Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, è andato subito in Gazzetta Ufficiale, il primo decreto legge del governo Meloni che prevede una stretta sui rave.

Il provvedimento è suddiviso in nove articoli e riguarda le misure per il Covid, i rave party e il carcere ostativo oltre che il rinvio al 30 dicembre dell’attuazione della riforma Cartabia.

La nuova normativa in tema di rave, che introduce il reato di invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica,  si applica quando più di cinquanta persone invadono in modo “arbitrario” terreni o edifici, pubblici o privati e da ciò ne può derivare “un pericolo per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”. Chiunque “organizza o promuove l’invasione» è «punito con la pena della reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro”

La norma aggiunge che “per il solo fatto di partecipare all’invasione la pena è diminuita”, per cui il rischio di avere una condanna è anche per chi partecipa all’evento. La norma dispone la “confisca delle cose” utilizzate per commettere il reato nonché quelle “utilizzate per realizzate le finalità dell’occupazione”.

In una nota il Ministero dell’Interno precisa: la norma non lede in alcun modo il diritto di espressione e la libertà di manifestazione sanciti dalla Costituzione e difesi dalle Istituzioni. Già presente in altri Paesi, la norma voluta per contrastare i raduni illegali, i cosiddetti rave party, offre nuovi e più efficaci strumenti grazie ai quali si potrà intervenire tempestivamente per porre un freno ad un fenomeno che, ha spiegato il ministro accennando alla recente cronaca modenese, oltre ai numerosi profili di criticità, risulta particolarmente dispendioso per lo Stato, e dunque per la collettività, poiché rende necessario l’impiego di ingenti risorse e il coinvolgimento di numerosi operatori delle Forze dell’ordine.

A contestare la decisione del governo c’è il presidente delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, che a proposito dei chiarimenti di Giorgia Meloni sull’uso delle intercettazioni nelle indagini sui rave ha detto: «La norma che vieta i rave stabilisce sanzioni anche per i partecipanti, nei confronti dei quali la pena è “diminuita”. Ciò vuol dire che il giudice, al termine del processo, deve applicare una diminuzione che può arrivare fino ad un terzo della pena edittale che nei confronti degli organizzatori può andare dai tre ai sei anni. Non comprendo, quindi, perché il premier Meloni abbia voluto rivendicare di non avere dato il via libera alle intercettazioni dal momento che questo reato prevede pene superiori ai cinque anni». Caiazza ha poi aggiunto che «la pena superiore ai cinque anni consente che possano essere disposte intercettazioni e, secondo me, anche nei confronti dei partecipanti».

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