Cultura
Il fuoco sotto al caffè, intervista con Luca Iaccarino
La storia della famiglia Vergnano è una storia molto piemontese, molto torinese. La racconta Luca Iaccarino nel suo Il fuoco sotto al caffè, Mondadori. E’ la storia di una famiglia, la storia di un’azienda, la storia di un territorio. Racconta la passione, l’imprenditorialità, certo. Ma soprattutto racconta i rapporti tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra nonni e nipoti, tra persone. Trovate qui la recensione completa.
Luca Iaccarino, cominci specificando che questa è una storia di sangue, una storia di famiglia. Ci spieghi questo concetto?
Quando mi è stato chiesto di scrivere questo libro la prima cosa che ho tentato di capire è cosa voglia dire raccontatre la storia di una famiglia. Ho tentato di trovare una risposta tra biologia ed esperienza e la risposta che mi sono dato è che i Vergnano sono una famiglia di imprenditori dal primo momento in cui se ne ha memoria, ce l’hanno del sangue ma l’hanno anche fatta crescere e sviluppare, quindi una via di mezzo tra le due cose. La storia della famiglia, è di conseguenza alla base della storia dell’azienda.
La storia della famiglia Vergnano è però anche la storia di un territorio. Quali sono i rapporti?
E’ una storia che dura da 140 anni e di fatto non si è mai mossa da un raggio di poco più di 30 chilometri e io trovo questo aspetto molto italiano e molto piemontese. Questa caratteristica ha due aspetti da considerare. Da un lato è confortevole fare impresa con luoghi e persone che conosci, dall’altro è una scelta encomiabile perchè mantenere il rapporto col territorio, la scelta di non delocalizzare, è fondamentale. L’obiettivo dell’impresa non è più il semplice fatturato, ma il bene delle persone che vivono su quel territorio. Sono stato da poco sul cantiere del nuovo stabilimento, che sta nascendo dopo l’accordo con Coca Cola, e si trova a Valfenera, a dieci minuti di macchina dai due stabilimenti storici di Chieri. Anche allargandosi ad una distribuzione mondiale, hanno deciso di non spostarsi dal loro territorio.
Cosa ti ha colpito maggiormente nello scoprire questa saga familiare?
I Vergnano hanno tre tratti distintivi che si sono tramandati nelle generazioni. Il primo è la voglia di fare impresa, di creare cose che prima non c’erano. Il secondo è duplice: da un lato una forte audacia (che agli occhi di chi non fa l’imprenditore può sembrare avventatezza) e dall’altro un certo controllo. Due aspetti quasi opposti, come fossero Yin e Yang, ma complementari. E queste sono caratteristiche che sono incarnate nella storia della famiglia.
Infine, altro tratto distintivo dei Vergnano è senza dubbio quello di essere molto coesi, anche oltre le loro varie attività imprenditoriali. Le riunioni di famiglia sono e sono state il momento fondamentale per le decisioni sulle loro varie attività.
Nelle cinque generazioni che compongono questa vicenda ci sono personaggi molto diversi tra loro. Carlo e Franco Vergnano sono forse il simbolo dei due caratteri opposti eppure complementari. Ce li racconti?
Parlavamo prima di Yin e Yang. Carlo e Franco sono il simbolo perfetto di questa dicotomia. Uno è un vulcano di idee, spesso folli agli occhi del profano. L’altro è invece pacato e attento. L’aver gestito insieme per decenni la società ha permesso l’equilibrio perfetto.
Se dovessi invece indicare il personaggio simbolo della “saga Vergnano” chi sarebbe?
Senza dubbio Domenico Vergnano, il fondatore dell’azienda. C’è una sorta di mitologia sulla sua storia. Da ragazzino, a 14 anni, prende un carretto (un tamagnon, in piemontese) e comincia a commerciare in ortofrutta. Pochi anni dopo, ancora minorenne, acquista un negozio a Chieri e comincia a fare il commerciante. E’ una di quelle “storie di frontiera” che per noi segnano l’inizio del capitalismo.
Se però mi dai anche un secondo personaggio dico Carolina Vergnano, attuale AD, perchè a 140 anni di distanza il capo non è più un uomo ma una donna, non più un ragazzino che gira con un carretto ma una signora elegante che va a fare le riunioni con Coca Cola. L’insieme delle due figure racconta molto di come è cambiata l’Italia in quetsi 140 anni.
Gli incontri e le chiacchierate tra te ed i Vergnano avvengono sempre intorno ad un tavolo imbandito. Il cibo è al centro di questa storia o semplicemente aiuta a chiacchierare meglio?
Non avrei accettato se non fosse stato così. L’idea di questo libro è nato a tavola con Carolina Vergnano, che è la guida attuale dell’azienda. Ci vediamo spesso a cena ed intorno ad un tavolo è nata l’idea del libro e la prima cosa che le ho detto è stata che secondo me la cosa migliore sarebbe stato portare i familiari nei luoghi dove sono cresciuti. Inoltre i Vergnano ed io abbiamo in comune l’amore per la buona tavola, così durante il viaggio si aprivano nella parte più emotiva e poi a pranzo era il momento per raccogliere le informazioni. Mi pare abbia funzionato bene. Del resto il cibo per il corpo è anche cibo per l’anima.
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