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Accordo con la Regione Piemonte per valorizzare il patrimonio della comunità valdese

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Accordo raggiunto tra Regione Piemonte e Tavola valdese per conservare e valorizzare il patrimonio della comunità, un vero e proprio tesoro composto da edifici, documenti, stampe, libri, strumenti musicali e fotografie che saranno resi disponibili per il pubblico. Un piano che prevede anche la schedatura, l’inventariazione e il restauro dei beni, ma anche la digitalizzazione e l’organizzazione di libri e documenti che diventeranno fruibili per tutti.

«Nel corso della loro storia – hanno osservato il presidente Alberto Cirio e l’assessore alla cultura turismo e commercio Vittoria Poggio – le chiese metodiste e valdesi hanno dato vita a un patrimonio culturale costituito da una pluralità di elementi che si configura come patrimonio “vivente”, radicato nella storia ma attivo nel presente. Non solo conserveremo un grande patrimonio ma lo metteremo a disposizione di tutti affinché la cultura e la conoscenza diventino un fenomeno di massa e non elitario. Il compito di individuare, conservare e trasmettere questo patrimonio, reinterpretarlo e riempirlo di significato mettendolo in dialogo con l’oggi, passa dal rapporto fra le generazioni e nelle relazioni che si creano fra gruppi diversi».

Da diversi anni la Regione Piemonte e la Tavola valdese collaborano per la messa in campo di progettualità che hanno per oggetto il patrimonio culturale metodista e valdese. Alla base dei vari progetti c’è sempre una visione integrata del patrimonio culturale considerato in tutte le sue componenti, materiali e immateriali e il lavoro si sviluppa su tre ambiti di intervento: Musei e patrimonio, Archivi e Biblioteche.

«Questa delibera – ha sottolineato la diacona Alessandra Trotta, Moderatora della Tavola valdese – consente di dare continuità, rafforzandola, alla proficua collaborazione iniziata diversi anni fa tra la Regione Piemonte e la Tavola Valdese, per la cura e la valorizzazione di un patrimonio culturale vivente, quello delle chiese valdesi e metodiste del Piemonte, attraverso la sensibilizzazione e il coinvolgimento attivo delle comunità locali. Le nostre chiese sono titolari di un patrimonio artistico, storico, culturale che si offre come contributo alla crescita dell’intero Paese a partire dalla valorizzazione di una storia particolarissima di fede e resistenza, di impegno per la libertà di coscienza e di accoglienza e inclusione».

I concetti di «comunità patrimoniale» e di «patrimonio culturale», contenuti nella Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società (2005) – più nota come Convenzione di Faro – sono gli elementi portanti richiamati anche dall’accordo regionale.

«Esprimo soddisfazione per la delibera di Giunta che ha approvato lo stanziamento per tre anni finalizzato alla manutenzione e alla valorizzazione del patrimonio storico della chiesa Valdese – ha sottolineato il Consigliere regionale Valter Marin –. È Importante per il Piemonte avere cura delle chiese che rappresentano e caratterizzano la nostra storia, la nostra cultura ed il nostro paesaggio»

Con il fondo regionale di 300.000 € saranno attuati interventi di manutenzione conservativa del patrimonio mobile e immobile su edifici e stabili, documenti, stampe, libri, strumenti musicali. Una parte degli scritti sarà digitalizzata e pubblicata online sul portale del Patrimonio culturale metodista e valdese per rendere più fruibile la consultazione dei materiali.

Il progetto, inoltre, si fonda su alcuni principi teorici che si rifanno a normative recenti sia nazionali sia internazionali: dal nuovo Testo Unico della cultura della Regione Piemonte al PNRR, passando per la Convenzione di Faro e l’Agenda ONU 2030. La leva culturale, infatti, sta assumendo valore non solo rispetto alle ricadute più dirette in termini di benefici economici, ma anche con riferimento ad elementi essenziali della sostenibilità e della «rigenerazione» sociale, come la coesione, l’integrazione e l’inclusione, l’innovazione e il benessere (sia individuale sia collettivo).

Nota:
A seguito di alcune mail ricevute che chiedono conto dell’uso del termine “moderatora” al posto del più usuale “moderatrice”, riportiamo qui di seguito la spiegazione.

Interpellata dall’Agenzia NEV, Alessandra Trotta ha dichiarato di aver scelto questo titolo “in continuità con la scelta compiuta dalla prima donna chiamata a rivestire questo ruolo” (la pastora Maria Bonafede, prima donna in assoluto a ricoprire l’incarico di guida della Tavola valdese, organo collegiale di governo fra un sinodo e l’altro, cui è anche affidata la rappresentanza ufficiale delle chiese metodiste e valdesi nei rapporti con lo Stato, ndr).

Spiega Maria Bonafede: “Quando sono stata eletta ho assunto il titolo dalla chiesa sorella sudamericana per coniare in Italia un termine nuovo, che rendesse ragione della novità della presenza di una donna in un incarico per secoli maschile”. Bonafede aveva ricevuto questa sollecitazione da altre donne protestanti: “A molte di loro non sembrava sufficiente il femminile italiano e vollero, quindi, una parola che indicasse sia la forza innovativa di un ruolo finalmente aperto alle donne, sia la sorellanza con la Mesa valdense, omologa latinoamericana della Tavola”.

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