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Cultura

Irene Dionisio e Giovanni Anzaldo raccontano il New Queer Cinema a Torino

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Il New Queer Cinema raccontato con i linguaggi del digitale da un attore, il Premio Ubu Giovanni Anzaldo, che si muove in un labirinto di immagini, le video scenografie degli Aurora Meccanica. Da Gus Van Sant a Todd Haynes, da Derek Jarman a Bruce LaBruce: estratti rivisitati di pellicole cult e una drammaturgia che fa dialogare pubblico e palcoscenico in tempo reale, attraverso uno storytelling interattivo.

La regista e artista visiva Irene Dionisio e la drammaturga Francesca Puopolo lanciano, con il progetto “Queer Picture Show”, una sfida multimediale al mondo del teatro: raccontare con i linguaggi del digitale l’onda del new Queer Cinema, «in relazione all’emancipazione della rappresentazione stessa della comunità». L’appuntamento giovedì 13 alle 21, venerdì 14 alle 19 e sabato 15 ottobre alle 17 all’Off Topic di Torino, via Pallavicino 35.

Spiega la regista Irene Dionisio: «Una sfida – quella di raccontare il cinema attraverso il teatro – accettata dall’intero team dello spettacolo – composto da drammaturghi, artisti multimediali, programmatori e musicisti con grande entusiasmo. Il racconto cinematografico diviene gesto, parola e a volte scenografia, muovendosi – tra discipline – senza formule e pregiudizi. Un grandissimo onore debuttare al Festival delle Colline Torinesi».

Pellicole cult. Una performance multimediale. Un narratore d’eccezione.

Il New Queer Cinema è quella corrente cinematografica che – tra la metà degli anni ’80 e i primi ’90 del Novecento – ha mobilitato la comunità LGBTQI+ attorno a una serie di titoli e d’autori, cementandone l’identità. In quella fervida stagione, s’è assistito al proliferare di produzioni indipendenti e festival a tematica omosessuale. La regia di Irene Dionisio racconta tutto questo nella forma di una performance multimediale, con un narratore d’eccezione che si muove in un caleidoscopio visivo tra estratti delle pellicole dei maggiori autori del periodo, realizzando una serie di «fotografie dinamiche» del fenomeno New Queer Cinema.

Ogni replica sarà unica e irripetibile. A ogni avanzamento della storia, il narratore, Giovanni Anzaldo, potrà contare sul supporto del «sistema computazionale» per assumere i comportamenti del pubblico e avrà accesso a una serie di contenuti (audio e video) con i quali costruire all’istante una fotografia del Queer Cinema.

La trama. Un protagonista e il contributo dell’intelligenza artificiale.

Orlando, il protagonista, accompagna il pubblico alla scoperta del New Queer Cinema e, insieme, dell’universo LGBTQI+. Orlando è l’unica figura in scena ma non è solo. A sostenerlo c’è DoppioGioco che è tecnologia e personaggio. Una sorta di Intelligenza Artificiale che fa da trait d’union tra scena e pubblico e permette a Orlando di raccogliere i sentimenti della sala per utilizzarli nella narrazione scenica. Così, ogni sera Orlando e il pubblico, grazie a DoppioGioco, daranno vita a una performance unica e irripetibile.

Orlando attraversa le epoche del movimento LGBTQI+, riflettendosi nell’immagine che viene riproposta dai maestri del Cinema Queer. Orlando non è né uomo, né donna, è la voce di tutti quei corpi non conformi che il senso comune cerca di sopprimere, di etichettare, di spiegare alla società. Attraverso il suo monologo, che riprende estratti dai più importanti autori della scena queer (Gus Van Sant, Todd Haynes, Xavier Dolan, Rainer Werner Fassbinder), cerca il perché della propria esistenza.

DoppioGioco è software e giudice esterno con il compito di coinvolgere il pubblico. DoppioGioco chiede agli spettatori di “processare” le affermazioni fatte dal narratore e, a seconda degli umori del pubblico, lascia lo spettacolo procedere in una direzione piuttosto che in un’altra. DoppioGioco come Orlando dubita, riflette e si esprime, ma a differenza del personaggio si confronta con gli spettatori per un effettivo giudizio. Evolve passo a passo in censura, giudizio, paura, puritanesimo fino a liquefarsi in una app di incontri.

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