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Cultura

Meglio di niente, intervista con Silvia Pannocchia

Gabriele Farina

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Siamo felici di festeggiare l’arrivo di un nuovo commissario letterario a Torino. Lui si chiama Massimo Puddu, ed è nato dalla penna di Silvia Pannocchia. Puddu è il protagonista di Meglio di niente, Neos Edizioni, romanzo in cui deve risolvere una serie di delitti che vengono compiuti in pochi giorni in città.

Il commissario Puddu è appena arrivato a Torino, ma qui ha studiato trent’anni prima e così ritrova la città (molto diversa da quella che ricorda) e un vecchio amore. Sono però i colleghi e i casi che gli piombano addosso a costringerlo a tuffarsi immediatamente nelle indagini, che lo prteranno a ravanare in un mondo del lavoro torinese, fatto di sfruttamento e clientelismi. Trovate qui la recensione completa.

Silvia Pannocchia, ci presenti il commissario Massimo Puddu? Come è nato?

Per alcuni tratti della personalità del commissario, mi sono ispirata ai ricordi e alle esperienze di diversi miei colleghi di Università. Puddu rappresenta un uomo che, come tutti, si porta dentro gioie e delusioni. La sua mente è continuamente al lavoro per indagare su se stesso e sulla realtà che lo circonda e la sua professione lo rende un conoscitore esperto della natura umana.

Al suo ritorno a Torino si trova subito immerso in una serie di delitti commessi nel mondo della Torino più ricca…

La brusca immersione nel mondo agiato ma gelido e corrotto di certi ambienti, accelera la sua riflessione su ciò in cui aveva fermamente creduto da giovane rispetto a quello che vede davanti a sé.

E poi c’è Valentina. Ci presenti anche lei?

Valentina è l’amore della vita del commissario, anche se purtroppo, come a volte capita, il tumulto delle idee e delle ambizioni di gioventù gli ha impedito di comprenderlo. Perde quindi la donna che lo ha accompagnato in tanti momenti importanti e a distanza di anni decide di correre per cercarla, trovarla e…

Intreccio giallo a parte, il romanzo parla molto del mondo del lavoro. In che situazione stiamo vivendo?

Secondo me, come ho cercato di descrivere sullo sfondo della storia, stiamo vivendo una fase che si caratterizza per la perdita delle certezze e delle garanzie che hanno accompagnato la nostra società fino a qualche anno fa. Il problema è che questo cambiamento ricade tutto sulle nuove generazioni e sul loro futuro.

La Torino che trova Puddu è molto diversa da quella che ricordava. Come è cambiata la città in 30 anni?

Torino, com’è evidente a tutti quelli che la conoscono, è passata dall’essere una delle più importanti capitali industriali del nostro paese e non solo, all’essere qualcosa che si sta trasformando ma che ancora non si sa cosa sarà: città turistica, polo della cultura, polo delle conoscenze tecniche o tutto questo allo stesso tempo…

Qual è il tuo rapporto con Torino?

Torino è la città in cui sono nata e cresciuta, anche se le mie profonde radici toscane, mi hanno impedito di sentirmi integrata fino in fondo, com’è capitato a molti figli di famiglie emigrate da altre regioni, negli anni 60. Ho sempre mantenuto un certo distacco che mi ha dato forse la possibilità di cogliere appieno gli aspetti positivi e negativi di questa splendida città.

E’ già pronta una nuova avventura per il commissario Puddu?

Sì, ho già in mente altre due storie ambientate sempre nella nostra realtà. Devo solo trovare il tempo di dedicarmi con assiduità, visto che, a proposito di ciò che dicevamo prima, per me la pensione è ancora piuttosto lontana…

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