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Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore: fase delicata per il tunnel del Monte Bianco

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Il prossimo numero del Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore in edicola venerdì 9 settembre in Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta dedica il focus di apertura al tunnel del Monte Bianco che entra in una fase delicata della sua storia. Avrà bisogno, a partire dall’anno prossimo, di lavori importanti nei prossimi quindici anni per intervenire sulle volte della galleria, con chiusure che potranno protrarsi fino a tre mesi all’anno.

Si tratta tuttavia di misure necessarie a garantire una piena funzionalità del traforo, che comunque è destinato a restare l’unico – tra i tunnel alpini a maggior traffico – a canna unica e a doppio senso di circolazione. Nel frattempo però le altre infrastrutture stradali interessate da volumi di traffico equivalenti al Bianco stanno raddoppiando o sono già doppie: il Tunnel del Frejus inaugurerà la seconda canna l’anno prossimo, i lavori per il San Gottardo sono iniziati e anche al Tunnel del Tenda, che non è una autostradale, si è ripreso a scavare per raddoppiare la galleria e separare in futuro il senso di marcia dei veicoli.

Il tema di una seconda canna per il Monte Bianco dunque è un tema di attualità ma questa ipotesi non è mai decollata. Per il Bianco dunque si è fatta un’altra scelta, con il rischio di penalizzare il territorio e rendere il traforo valdostano sempre più residuale. Senza dimenticare i disagi legati alle chiusure programmate. Già con la fine dell’estate arriva un calendario serrato di chiusure notturne – in totale 22, infrasettimanali, fino al 6 ottobre – seguite da un periodo di stop al traffico, in entrambe le direzioni, che durerà 21 giorni, dal 17 ottobre al 7 novembre.

Il tunnel del Monte Bianco assorbe il 5,8% del traffico pesante che attraversa l’intero arco alpino e il 3,6% dei transiti di mezzi leggeri (auto e moto). La galleria registra, in termini assoluti, in media il passaggio di 600mila mezzi pesanti nell’arco di un anno: si tratta del terzo valico per importanza a NordOvest dopo Ventimiglia e Frejus, destinati prossimamente ad intercettare nei mesi di chiusura del Bianco il transito dei mezzi che saranno costretti ad una deviazione.

La manifestazione. Il Salone Nautico di Genova si prepara alla 62° edizione, che aprirà il 22 settembre per chiudersi il 27, ma guarda già al futuro, alla kermesse del 2023, perché gli espositori chiedono più spazio è l’anno prossimo sarà terminato – almeno secondo le previsioni – il riassetto del waterfront di Levante di Genova targato Renzo Piano, che garantirà 200 posti barca in più.

Il Rapporto Nord Ovest di venerdì 9 settembre svela che al Salone ci sarà un focus anche sull’innovazione, concentrata, quest’anno, soprattutto sull’ecosostenibilità, e sviluppata da una carrellata di aziende italiane emergenti. Ad esempio, quella che ha ideato il servizio di boat sharing o quella che punta a convertire le barche tradizionali in elettriche. Nel corso della kermesse di Genova, dunque, dieci imprese presenteranno le loro proposte d’innovazione, nell’ambito dell’iniziativa Italian Startup, creata in collaborazione con Ice Agenzia.

Intanto il settore della nautica continua a crescere a due cifre e l’Italia ha guadagnato ormai il monopolio quasi totale delle barche comprese tra i 24 e 50 metri di lunghezza, a rilevarlo è il patron di Sanlorenzo, Massimo Perotti. E l’Italia si distingue anche nella vela: il neonato cantiere Sangiorgio Marine, fondato dall’ingegnere e olimpionico Edoardo Bianchi, ha appena varato il 12 metri Pirelli Allagrande, una barca interamente italiana che parteciperà alla Route du Rhum, regata transoceanica (dalla Francia a Guadalupa) in solitaria, con al timone lo skipper Ambrogio Beccaria.

Internazionalizzazione. Un calendario fitto di fiere ed eventi all’estero tra settembre e ottobre e una forte attenzione alle filiere produttive piemontesi, per attrarre investitori e industrie dall’estero. Il Centro estero per l’internazionalizzazione del Piemonte punta sulle competenze manifatturiere della regione in settori chiave come l’automotive e l’aerospazio, ma non solo. «La forza del Piemonte sono i distretti produttivi, ne contiamo almeno sette di filiere ad alta specializzazione» sottolinea al Rapporto Nord Ovest del Sole 24 Ore il presidente del Ceip, Dario Peirone. Sono circa 200 le aziende coinvolte nelle iniziative in campo nei mesi di settembre e ottobre. Ceip ricostruirà la divisione dedicata all’attrazione di investimenti, con almeno 25 potenziali investitori ora in contatto con la struttura.

La montagna. In Valle d’Aosta si contano 184 ghiacciai, dai più famosi e grandi, visibili da chilometri di distanza come quelli su Monte Bianco, Monte Rosa, Gran Paradiso, a quelli più piccoli e sconosciuti al grande pubblico. Ma questa non è una bella notizia, o meglio: lo è solo in apparenza. «Il progressivo scioglimento nel corso degli ultimi 20 anni circa ha determinato sul territorio regionale una perdita del 22% della superficie glaciale. I 184 ghiacciai attuali nel 1999 erano 216». Dati piuttosto impietosi elencati al Rapporto Nord Ovest di venerdì 9 settembre da Carlo Marzi, assessore regionale a Finanze, Innovazione, Opere pubbliche e Territorio.

«L’arretramento dei ghiacciai e la loro fusione – aggiunge Marzi – confermano l’attuale trend di aumento delle temperature medie globali e la fragilità dell’ecosistema in cui viviamo». Anche nel 2021 le precipitazioni medie regionali sono risultate inferiori del 12% rispetto alle precipitazioni totali annue. Il suo assessorato, insieme a quello guidato da Luciano Caveri – Istruzione, Università, Politiche giovanili, affari europei e partecipate – ha dato vita al progetto “I ghiacciai valdostani sentinelle del cambiamento climatico: iniziative di ricerca e innovazione” con una dote di 950mila euro grazie alle risorse europee del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc). Il soggetto attuatore è la Fondazione Montagna sicura – Montagne sûre.

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