Lavoro
Nel canavese espropriati terreni agricoli senza avvisare i proprietari: non c’era tempo di inviare le raccomandate
Ancora un caso di irreversibile consumo suolo agricolo nel Canavese corredato da mancanza di rispetto verso le aziende agricole. La comunicazione degli espropri dei terreni per realizzare un sistema di viabilità alternativa ai passaggi a livello in zona San Bernardo d’Ivrea è infatti avvenuta via web, via social e attraverso un giornale locale senza che sia stata notificata direttamente agli oltre cinquanta proprietari.
Le aziende agricole proprietarie hanno saputo dalla rete e dai giornali che saranno sottratti alle produzioni 15mila metri quadrati di campi e hanno a disposizione soltanto pochi giorni per presentare osservazioni a un progetto che ridisegna l’intera area. L’assessore comunale Giuliano Balzola ha giustificato il mancato avviso diretto dei proprietari con i tempi stretti per chiudere la progettazione affermando che non c’era il tempo per spedire raccomandate.
«Facciamo fatica ad accettare le modalità con cui sono state comunicati gli espropri ai proprietari dei terreni interessati dal progetto Rfi, Rete ferroviaria italiana, che porterà alla soppressione del passaggio a livello in zona San Bernardo di Ivrea e alla realizzazione della viabilità alternativa». Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino commenta così quanto sta succedendo nell’eporediese: «Forse il Comune non sa che le aziende, anche quelle agricole, sono titolari di indirizzi di Posta elettronica certificata. Le aziende potevano benissimo essere raggiunte direttamente e in modo tempestivo tramite la Pec. Coldiretti chiede che vengano riviste le modalità di avviso per le aree che si intendono espropriare».
Il presidente della più grande associazione agricola del Canavese aggiunge: «Nessuno mette in discussione la necessità di sopprimere il passaggio a livello e di realizzare una viabilità alternativa. Sono però anche previste opere site a una distanza ragguardevole dalla ferrovia. I proprietari e la Coldiretti chiedono di poter rivedere il progetto per ridurre il consumo di suolo fertile».
«Ancora un progetto disegnato sulla carta come se l’agricoltura non fosse un’attività economica come le altre. L’agricoltura è l’unica attività produttiva che, quando subisce un esproprio, riceve un indennizzo soltanto per il valore catastale dei terreni occupati e non per il valore della produzione che viene persa per sempre. Inoltre, ancora una volta, si sacrifica terreno agricolo fertile, senza prendere in considerazione modifiche progettuali che tengano conto della presenza di aree non agricole, non utilizzate, che potrebbero venire occupate senza necessariamente sacrificare terreni fertili e compromettere irrimediabilmente il futuro delle aziende agricole».
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