Cultura
Una ragazza, una donna, una città, intervista con Eva Monti
Una ragazza, una donna, una città, Neos edizioni, racconta la vita di Franca Zoavo in un’autobiografia mediata dall’attento lavoro di Eva Monti. Se la ragazza e la donna in questione sono Franca Zoavo, la città è Rivoli, in particolare Cascine Vica.
La vita di Franca Zoavo è molto legata alla sua attività politica e sociale, al suo impegno per il bene comune. Come si legge in copertina, è una “storia battagliera”. Eppure è una storia come tante e come tante merita di essere raccontata. Trovate la recensione completa del libro qui.
Eva Monti, perchè raccontare la vita di Franca Zoavo?
Adoro le biografie altrui, le autobiografie di poeti, artisti e personaggi famosi, ma non avrei mai pensato di scriverne io e, soprattutto, mai creduto possibile scriverne una di persona ancora vivente. Cosa che presenta i suoi inconvenienti, ma al contempo permette di sentire dalla viva voce del protagonista non solo la storia della sua vita, ampliandola con notizie, ma capire i sentimenti ed i dolori che ogni fatto ha suscitato in lei. Da quando era piccolissima a quando, ormai adulta e matura, ha dovuto affrontare ostacoli e superare barriere reali e pregiudizi sociali.
E mentre la raccontava, andando avanti e indietro nel tempo, non sempre in base alle date, ma all’urgenza del “raccontarsi” è stato sempre più chiaro che, come avevo intuito, la sua storia poteva essere emblematica di quanto era capitato alle donne della sua generazione. Ci separano pochi anni, eppure questo divario risulta determinante: lei ha affrontato battaglie che io ho trovato già risolte.
Quella che ci hai proposto è la storia di una donna combattiva e totalmente impegnata in politica e nel sociale, eppure è una storia privata. Sono le piccole storie che strutturano la Storia del mondo?
Proprio per questo la sua storia privata diventa la storia di molte donne della sua epoca. Donne combattive che hanno voluto fermamente affermare diritti che, più che negati, si davano per ininfluenti, specie nelle classi sociali del proletariato. Da qui la sua determinazione ed il suo impegno nella politica e nel sociale, che dura tutt’ora. Proprio quest’anno festeggia 50 anni da quando ha preso la sua prima tessera Pci. Così la sua piccola storia diventa la storia di molti.
Come hai conosciuto Franca Zoavo?
Ho conosciuto Francesca Zoavo in veste di giornalista, lei assessore al Comune di Rivoli. Il nostro rapporto allora era però formale, mantenevo la giusta distanza a causa dei nostri rispettivi ruoli. Il suo modo di fare non è di quelli che ispirano subito simpatia: troppo assertiva, dicono, troppo iperattiva. Mi incuriosiva però già allora il fatto che ogni progetto che iniziava non solo lo portava a termine (cosa non sempre riscontrata tra politici o amministratori di ogni ordine e grado) ma lo faceva diventare “collettivo”. Nonostante la sua aria “blandamente dispotica” come dicono altri, lei ha una grande empatia per la gente e vuol far si che ogni cosa sia condivisa. Anche il successo e gli allori. Il libro è uscito prima della guerra in Ucraina, e quindi non ho potuto parlare della sua creazione di un Comitato di associazioni e cittadini di Rivoli che in un lampo è cresciuto e si è allargato a macchia d’olio per l’ospitalità dei profughi nelle famiglie rivolesi e dell’immediata inclusione dei ragazzi nelle scuole elementari, medie e superiori. In entrambi i casi senza scavalcare leggi o prendere scorciatoie, ma certamente anche grazie alla rete di rapporti col mondo della scuola: lei è stata maestra tutta la vita. Per scelta e per passione. Contribuendo a cambiare da dentro il sistema scolastico
Come avete lavorato per questa biografia?
Vorrei poter dire che per scrivere questa biografia ci siamo trovate con molta spontaneità qua e là e senza un calendario. Chi ci conosce non ci crederebbe. In questo siamo simili (solo in questo): organizzare il lavoro è il nostro modo di essere. Così ogni martedì ci si incontrava a casa mia, nel mio studio, alla stessa ora del pomeriggio e si andava avanti ad oltranza. Tuoni e fulmini non la fermavano, e va sottolineato, perché lei arrivava camminando a piedi senza mezzi di trasporto, come sa il lettore di questo libro, nonostante che il Covid 19 le abbia lasciato, come a molti, una certa stanchezza addosso. I ricordi salivano a galla come bolle, non in ordine di date, ma a lei piaceva seguire il flusso dei pensieri. Dal ritratto che mi ero fatta di lei, condiviso con molti altri, non avrei mai detto che avrei incontrato quella persona per me nuova, mano a mano che procedeva nel ricordo: spiritosa, allegra, arrabbiata, delusa, amareggiata e poi di nuovo pronta a combattere. E raccontando della sua Salerno e dei suoi familiari, mi ha fatto entrare nella sua infanzia in punta di piedi, ho conosciuto non solo genitori e fratelli, ma anche personaggi che nella mia Toscana non c’erano. Insomma con lei “ho visto cose che voi umani” …scherzi a parte è stato un bel viaggio nel tempo e nello spazio.
Quanto è forte il legame di Franca Zoavo con il territorio di Rivoli?
Rivoli, però è la sua patria, adottiva, è vero, ma anche quella in cui si è realizzata. E il suo legame con il territorio è incredibilmente forte. Sia per la città, che ama percorrere in largo e in lungo a piedi, nelle vie del centro storico e dentro i palazzi della Storia sabauda. Sia, anzi soprattutto, per la gente. Del mondo della scuola e della politica ho detto, ma non basta. Molte le figure di grande importanza per la sua vita: Adelaide Cancian che l’ha spinta all’impegno sociale e politico, Anna Paschero che le ha dato i primi rudimenti di amministratore comunale e ha poi con lei condiviso tanti viaggi ed esperienze, le suore del Sallotto e Fiorito, agenzia formativa con cui lei, assolutamente agnostica, ha collaborato per progetti d’impronta laica. E poi il partito, che per lei è come una famiglia, e la scuola. Lei per tutti è la maestra di Rivoli. A sottolienarlo, nella introduzione al libro, un’altra maestra importantissima, nonché comune amica: Bruna Bertolo, nota ricercatrice storica autrice di molti libri sulle donne in epoche diverse, di Resistenza e memoria.
Se dovessi tratteggiare in pochi termini la figura di Franca Zoavo quali useresti?
Se dovessi tratteggiare in poche righe il ritratto di Franca rimanderei al sottotitolo del libro in cui la definisco “battagliera” perché lo è stata, e lo è, in molti campi del vivere e sotto molti aspetti. Persino in seno ai gruppi o al partito, ai comitati o all’aggregazione spontanea. I compagni e i volontari che l’affiancano lo sanno e non si aspettano che sia accondiscendente solo perché il lavoro da compiere non è retribuito. Una cosa – per lei – o si fa bene o non si fa.
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