Cronaca
Tensione al corteo del primo maggio a Torino: presi a manganellate i rider che volevano entrare nel corteo
Tensione al corteo del primo maggio, a Torino con scontri tra le forze dell’ordine e un gruppo di raiders che chiedeva di sfilare per portare la loro voce di sfruttati. I rider hanno cercato di entrare nel corteo da Galleria San Federico, ma sono stati fermati dalle forze dell’ordine in assetto anti sommossa.
La carica è partita in via Roma a due isolati da piazza San Carlo. Le forze dell’ordine hanno preso a manganellate i manifestanti per farli indietreggiare.
“Il diritto al lavoro e la tutela del lavoro hanno rappresentato e rappresentano i due pilastri del nostro Paese e vanno mantenuti in egual misura al centro dell’impegno della Repubblica e delle sue istituzioni. Pilastri spesso fragili, aspetti sui quali siamo ancora lontani da traguardi conclusivi e da conquiste consolidate. Allora lavoriamo insieme per condizioni più umane, più civili, più rispettose dei bisogni e della dignità di tutti, dobbiamo volere e costruire insieme un’Italia migliore”. A dirlo dal palco del primo maggio il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo. Era dal 2016 che un sindaco non interveniva alla manifestazione della festa dei lavoratori. “Oggi – dice – è la festa del lavoro, e fatemelo dire, prima di tutto di chi il lavoro non ce l’ha più, o lo ha perso, o è precario ma tutti insieme dobbiamo vedere, anche nella festa di oggi, un segnale di riflessione e ripartenza, di capacità di gettare nuovi solide basi su cui costruire il futuro. Ci sono le condizioni, cogliamole tutti insieme. Dobbiamo rimettere al centro della nostra azione politica la questione sociale”.
“Se vogliamo che l’uomo sia al centro del lavoro, occorre che su questo tutte le forze sociali puntino con grande determinazione e siano coerenti poi nel mantenere fermo questo obiettivo. Il caso dell”ex Embraco è quello più drammatico e inconcepibile ma non è l’unico perché c’è una serie di situazioni in atto anche in altre aziende in cui tanti lavoratori si sono trovati ad affrontare scelte ingiuste e devastanti per la loro vita e la loro famiglia, usati come pedine e merce di scambio per affari chiaramente poco trasparenti. Colpisce per l’ampiezza dell’azienda e per il venire meno da parte anche del ministero degli Affari Economici che avrebbe potuto e dovuto intervenire per attivare un percorso programmato insieme a imprenditori, sindacati e lavoratori”. Torna su una delle vicende che lo ha visto maggiormente coinvolto, quella della ex Embraco, l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, nel suo intervento dal palco del Primo Maggio. “Qui a Torino – aggiunge Nosiglia, che tra una settimana lascerà il testimone al suo successore – viviamo tra speranze e delusioni. Non siamo più la capitale dell’automobile anche se questo settore dovrebbe comunque rappresentare la parte più importante del lavoro che resta centrale nel coniugare la capacità di creare un sistema economico competitivo con una etica che salvaguardi anzitutto coloro che lavorano. In questo periodo purtroppo abbiamo dovuto assistere a ristrutturazioni pesanti e molto dolorose in cui le istituzioni e i politici non sono intervenuti come avrebbero dovuto”.
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