Lavoro
Protestano gli infermieri in Piemonte: pronti allo sciopero
NurSind Piemonte, il sindacato degli Infermieri, scrive al prefetto e annuncia una serie di iniziative di protesta che in assenza di risposte in sede di conciliazione porteranno inevitabilmente allo sciopero.
In Piemonte – scrive il NurSid – mancano quattro mila infermieri in regime ordinario. La ripresa della pandemia, seppur ancora contenuta rispetto alle prime tre ondate per via delle vaccinazioni, prevede certamente un incremento dei posti letto covid, un potenziamento dell’attività di tracciamento e la necessità di ricorrere nuovamente alla vaccinazione di massa attraverso la somministrazione della terza dose. Tutto questo in un contesto dove il personale è impegnato nella ripresa delle attività ordinarie, nell’abbattimento delle liste di attesa, oltre che a riprendere una propria vita, quasi annullata negli scorsi 20 mesi.
A questo si aggiunge la grave carenza determinata dai colleghi sospesi e mai sostituiti.
Le risorse infermieristiche attualmente impegnate sono gravemente insufficienti oltre ad essere provate fisicamente e psicologicamente dalle prime tre ondate. La previsione di far fronte a nuovo lavoro straordinario, a prestazioni al di fuori dell’orario di lavoro, a nuovi cambi organizzativi e alla rinuncia di ferie programmate, conducono ad importanti livelli di stress lavoro correlato senza che si intraveda una strategia sul piano della ricerca di nuovo personale, di ottimizzazione delle risorse a livello regionale e non da meno di incentivazione e valorizzazione della professione.
Le promesse fatte sono rimaste tali.
Riteniamo – continua il NurSid – sia gravemente a rischio la salute del personale infermieristico coinvolto da circa due anni, nonché la sicurezza sui luoghi di lavoro nel prestare assistenza con notevoli rischi non solo per il personale ma anche per i pazienti.
Inoltre, con la stagione invernale che sta per iniziare, il servizio di emergenza urgenza, anche in assenza di un non ancora pronto servizio territoriale che non è stato potenziato, sarà sottoposto ad un importante incremento del carico di lavoro.
Questa condizione purtroppo, con la ripresa della pandemia, pone gli infermieri ad un notevole rischio aggressioni, verbali e fisiche, come dimostrano chiaramente i dati su un fenomeno che sta dilagando.
E’ inaccettabile inoltre che le differenti strategie aziendali nella ricerca di personale , provochino continui cambi del personale tra un azienda ed un altra a seconda della convenienza del tipo di bando e/o di concorso, rendendo vani anche i lunghi periodi di affiancamento e formazione necessari per inserirsi in un servizio.
Siamo altresì preoccupati dal fatto che il Piemonte, in assenza di politiche attrattive, possa perdere ulteriori risorse infermieristiche a favore di altre regioni con gravi conseguenza nel garantire la continuità assistenziale.
Siamo alle solite, ancora una volta il personale infermieristico, impegnato da due anni in questa pandemia non potrà programmare la propria vita personale, il proprio natale, le proprie ferie.
E’ necessario
Procedere in tutte le aziende con concorsi a tempo indeterminato dalle quali attingere.
Promuovere forme di welfare per il personale infermieristico, incentivandoli a rimanere o/a venire a lavorare in Piemonte.
Garantire, attraverso l’introduzione di personale addetto alla sicurezza e formato adeguatamente, l’incolumità degli operatori che operano nei pronto soccorso e che sono in prima linea
Prevedere una assicurazione che risarcisca gli infermieri vittime di aggressioni.
Affrontare in maniera organica la questione delle condizioni di lavoro degli infermieri nelle RSA
Stanziare fondi per attribuire agli infermieri una indennità specifica regionale come ad esempio ha fatto la valle d’Aosta.
Incentivare economicamente il lavoro prestato al di fuori dell’orario di lavoro.
Sono state tante le promesse, dichiara Francesco Coppolella, Segretario Regionale del NurSind, ma cosa hanno visto sino ad oggi gli infermieri è solo una presa di distanza che poco alla volta sta facendo dimenticare una questione che rimane irrisolta.
Lo stupore per le nostre condizioni di lavoro e per i nostri scarsi riconoscimenti, continua Coppolella si è trasformato in indifferenza.
Non siamo riusciti a prendere neanche le briciole che ci spettavano di diritto.
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