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Cultura

Riapre Sala Scicluna a Torino con la musica classica ed uno spettacolo su Pavese

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Uno spazio polivalente, votato alla libera fioritura delle arti in un quartiere periferico e multiculturale, dove l’incontro tra i diversi linguaggi espressivi genera valore umano arricchendo gli animi e sensibilizzando alla bellezza condivisa. Sala Scicluna, in via Renato Martorelli 78, cuore di Barriera di Milano a Torino, torna ad accogliere spettacoli, concerti ed eventi letterari dopo la felice riapertura estiva che ha registrato ben undici sold out tra maggio e luglio, allestendo una variegata stagione ancora tutta in divenire, da ottobre a maggio 2022.

Inaugurata nel 2017 da Katia Capato, direttrice artistica di Nuove Cosmogonie Teatro e presidente della neonata Associazione culturale Joseph Scicluna, nasce come atto d’amore e promessa mantenuta nei confronti di Joseph (alias Pino) Scicluna, attore, drammaturgo e regista maltese, suo compagno di vita, venuto a mancare due anni prima a seguito di una grave malattia. Ex carrozzeria, situata in un interno cortile, Sala Scicluna si presenta oggi come un’oasi riparata dal caos urbano, nuovamente fruibile – malgrado il numero contingentato di spettatori, ridotto di oltre la metà – a tutti coloro che ricercano quiete e bellezza nella musica, nel teatro, nelle mostre figurative o negli incontri a tema librario.

La programmazione, concepita volutamente come un cantiere in costruzione, è tuttora aperta a proposte dal territorio, con la volontà di arricchire lo scambio tra gli artisti e il presidio culturale.

“Intenzione, azione, determinazione, non dare nulla per scontato, valutazione e scelta, presa di coscienza dei momenti difficili e, nonostante tutto, ancora una certa fiducia nel miracolo, nella serendipità, e nella benevolenza e creatività dell’universo e del genere umano. Con questo spirito Sala Sicluna riapre ancora una porta, portando avanti quel sogno e progetto che anni fa le ha permesso di prendere vita”. Così la direttrice Capato, che aggiunge: “In Barriera di Milano, quartiere ancora troppo spesso vittima di pregiudizi ma crogiolo di creatività, si realizza il sogno e la promessa. Sala Scicluna è una realtà totalmente autosostenuta. Il prezioso supporto del pubblico e di coloro che, riconoscendola quale oasi di bellezza e di sincero incontro, ne hanno chiesto in uso spazi e servizi, ne ha garantito la ripartenza in seguito ai lockdown della pandemia”.

E conclude: “La partecipazione e il sostegno di giovani teatranti, musicisti, narratori e appassionati lettori, insegnanti, l’Unione Donne del 3° Millennio ODV – Centro antiviolenza, la pittrice Mirella Ribero, cittadini e cittadine italiani e di altri Paesi, affezionati e nuovi spettatori, giovani e meno giovani, unitamente all’immenso impegno e dedizione da parte dello staff, generano incontri ed eventi originali, intimi e curati, ma soprattutto necessari, per la funzione e il valore umano e culturale che rivestono”.

L’accesso in Sala Scicluna avviene nel rispetto delle norme sanitarie vigenti. Green Pass obbligatorio. Si richiede la prenotazione contattando direttamente la direzione artistica tramite SMS o WhatsApp al numero 347 4002314. Tutti gli spettacoli sono a ingresso libero con offerta consapevole.

Venerdì 1° ottobre, alle ore 20.45, il primo appuntamento della stagione è con la musica classica. Il duo composto da Yulia Verbitskaya (violino) e Glenda Cantone (pianoforte) in Mondi meravigliosi proporrà un suggestivo viaggio musicale dal ‘600 al ‘900. Si comincia sulle note di J.S. Bach, Sonata per violino e clavicembalo n.3 in Mi maggiore BWV 1016; si prosegue con la Sonata n.1 in Re maggiore op.12 di Beethoven, per spostarci quindi nel balletto con Tchaikovsky e il celeberrimo Pas de deux del Lago dei cigni. Sul finale, 3 Old Viennese Dances di Fritz Kreisler.
Il duo Yulia y Glenda nasce nel 2013 dall’incontro e dall’amicizia della violinista Yulia Verbitskaya e della pianista Glenda Cantone. La collaborazione ha inizio al Conservatorio “G. Verdi” di Torino, nella classe del M° Enrico Groppo.

Nel gennaio del 2014 partecipano al Concorso Walter Baldasso all’Auditorium Orpheus dell’Educatorio della Divina Provvidenza di Torino, eseguendo il Poème Elegiaque di Ysaye al concerto di premiazione. Nel maggio 2015 partecipano alla rassegna “Serate Musicali” del Conservatorio “G. Verdi” di Torino. Nello stesso anno partecipano al concerto organizzato dalla prof.ssa Giovanna Fassino nella Chiesa di S. Maria Maggiore, Borgo Vecchio di Avigliana. Nel febbraio 2019 partecipano alla rassegna “Seeyousound” del Festival del Cinema di Torino, eseguendo musiche di Astor Piazzolla in occasione della proiezione in anteprima italiana del film-documentario Piazzolla: los años del tiburón. Nell’aprile dello stesso anno registrano il Trio per violino, clarinetto e pianoforte di Alessandro Lanzi insieme con il clarinettista Simone Benevelli, in occasione della realizzazione di un CD dedicato al compositore. Il 26 novembre 2019 si classificano terze al Concorso Musicale Europeo “Città di Moncalieri” nella sezione “Musica da Camera”. Nel gennaio 2020 partecipano alla XII Maratona Musicale “Mozart Nacht und Tag”, eseguendo dapprima la Sinfonia Concertante (con la partecipazione, alla viola, del M° Enrico Groppo) e poi la Sonata in Re Maggiore K 306 all’Oratorio San Filippo Neri di Torino. A marzo di quest’anno hanno ottenuto il Primo Premio Assoluto per la categoria Classica/sezione Gruppi/Violino e Pianoforte al Concorso “ArsArea” della Fondazione Fossano Musica. A maggio 2021 hanno conseguito il Primo Premio al Concorso di Musica da Camera “Milano City”.

Il mese di ottobre in Sala Scicluna prosegue con l’omaggio a uno scrittore imprescindibile per la storia culturale di Torino e del Piemonte.

Sabato 9, ore 20.45, debutta il reading-spettacolo “Adesso la tentazione di lei”. Le donne di Cesare Pavese, di e con Manuela Marascio, concepito nel 2020 in occasione del settantenario della morte dell’autore.
“Non ci si uccide per amore di una donna. Ci si uccide perché un amore, qualunque amore, ci rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla”. Nelle ore più buie della propria parabola esistenziale, Cesare Pavese affidava alle pagine del diario – pubblicato postumo come Il mestiere di vivere – pensieri ora impulsivi, ora dialetticamente strutturati, che tanto raccontano dell’uomo malinconico, solitario e remissivo, prima ancora che dello scrittore sopraffino e intellettuale limpidissimo. Riflessioni che oggi, a settant’anni dal suicidio nelll’Hotel Roma di Torino, nuovamente ci inducono a riconsiderare la sua scelta di togliersi la vita quale estremo gesto al termine di lunghe sofferenze amorose. Come lo stesso autore ci dice, in prosa e in versi, lo struggimento sentimentale tanto indagato da lettori e critici, altro non è che lo specchio riflettente “una vana parola, un grido taciuto, un silenzio”: un confronto con il proprio io e la paura di cadere nell’afasia, laddove il verbo rappresenta l’unica salvezza possibile.

Ed è proprio dalla voce fattasi corpo, nelle tante rappresentazioni del femmineo che Pavese ha regalato ai posteri, che questo spettacolo prende forma. Un’immersione in quella galleria di volti, labbra e camminate incedenti che rappresentano la Donna pavesiana come archetipo e divinità terrena, desiderio inconfessabile ed enigma irrisolto. Ad alternarsi sulla scena, le protagoniste di tanti suoi scritti, dalle lettere confidenziali alle confessioni diaristiche, dai versi più sanguigni dedicati alla culla d’origine, le Langhe di Santo Stefano Belbo, alla prosa emancipata sulla Torino prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Le infatuazioni giovanili nate sui banchi di scuola o tra il palco e la platea di uno scintillante caffè-concerto, l’innamoramento maturo per un’irruente “pasionaria”, la celebre “donna dalla voce rauca” che gli costò il confino a Brancaleone Calabro, e la dolce amicizia con Fernanda Pivano, coltivata in sella a una bici costeggiando le rive del Po. E, ancora, le contadine, figlie di una terra violenta e spietata, in Paesi tuoi e La luna e i falò, l’indipendenza imprenditoriale di Clelia in Tra donne sole e l’affresco a tinte vive della prostituta Deola seduta al caffè, come un quadro impressionista in movimento. Chiuderà questo caleidoscopio di voci personificate “un’inaspettata allodola dall’America”, l’attrice Constance Dowling, bellissima, folgorante, micidiale: “la poesia, nel più letterale dei sensi”.
Una narrazione letteraria in forma teatrale che invita il pubblico a sfogliare le pagine per andare ‘dall’altra parte’, assumendo il punto di vista delle tante donne che hanno forgiato, con carattere e personalità, la penna di Cesare Pavese.

Manuela Marascio, nata a Torino nel 1991, è attrice di teatro e cinema. Ha frequentato il palcoscenico fin da bambina, affiancandovi lo studio della musica e dell’espressione corporea. Si è formata al Teatro Nuovo di Torino e attraverso seminari e masterclass di recitazione. Attualmente è inserita in diverse compagnie locali (IPTI – Il Piccolo Teatro Instabile, Eleftherìa, Libere Gabbie, Maison du Théâtre) che spaziano dalla commedia al dramma, dal teatro civile al cabaret. Porta avanti alcuni progetti indipendenti mirati allo studio e alla riscoperta di scrittori e drammaturghi tra Otto e Novecento. È attiva nel vercellese con la Bieffepi Eventi, che si occupa di visite animate in residenze storiche, rievocazioni, cene con delitto e tour tematici. Nel 2017 ha scoperto il burlesque ed è attualmente membro del collettivo Cabaresque Project, che attinge alla rivista e al vaudeville rivisitati in chiave contemporanea. Lavora in produzioni cinematografiche e come performer di strada. È laureata con lode in Letteratura, Filologia e Linguistica italiana e sta conseguendo la seconda laurea al Dams.

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