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Cronaca

Il sindacato di polizia contro la sentenza che ha giudicato adeguato il possesso di stupefacente del rapper Kaprio

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Il Segretario Generale del Siulp di Torino Eugenio Bravo ha rilasciato una dichiarazione in merito allla vicenda del rapper trovato in possesso con più di 600 dosi di marijuana e più di 2000 dosi di hashish e giudicata dal Giudice del Tribunale di Torino un quantitativo di sostanza idonea all’uso personale per stimolare la sua vena artistica.

“Con tutto il rispetto per le sentenze e per i giudizi dei giudici, – scrive Bravo – ma fingere che nulla di seriamente imbarazzante si accompagni a valutazioni di questo tipo è impossibile. Senza avere la presunzione di insegnare alcunché, sembra ormai sotto gli occhi di tutti il pericoloso cortocircuito che si va sempre più consolidando fra la volontà legislativa, l’interpretazione giudiziaria e l’impegno delle forze dell’ordine nella lotta allo spaccio e alla detenzione di sostanze stupefacenti. Il livello di attenzione e di pressione sulle forze dell’ordine per combattere la criminalità organizzata e diffusa, dedita al traffico e allo spaccio delle sostanze stupefacenti è, soprattutto negli ultimi anni, esorbitante e richiede grandi sacrifici operativi da parte degli uomini e delle donne in divisa, nonostante il loro numero sempre più esiguo. Se la risposta giudiziaria è quella espressa nei confronti del rapper in questione non vi è dubbio che l’unico effetto stupefacente è quello che si riverbera tra i poliziotti allibiti.”

“Considerare il quantitativo di droga in possesso del giovanissimo rapper uno stimolo alla sua creatività – continua Bavo – oltre ad essere ben poco educativo, mortifica l’impegno delle forze dell’ordine e ingenera forti dubbi sulla coerenza tra la norma incriminatrice voluta dal legislatore e l’applicazione giudiziaria. Perché, se l’intento è quello di ritenere superfluo e quindi ridurre l’impegno delle forze dell’ordine nella lotta allo spaccio della droga sarebbe il momento di farlo capire in modo esplicito giacché, le forze dell’ordine, altro non sono che gli esecutori della volontà Statuale. Diversamente chi ha il potere di chiarire e decidere come intende definire la lotta alla detenzione e allo spaccio della droga non può chiudere gli occhi e far finta di niente, ma ha il dovere di far capire in modo inequivocabile se abbia ancora senso dispiegare migliaia di uomini in una campagna di guerra alla droga, ben sapendo che si potrà vincere solo con la sinergia tra i diversi poteri dello Stato. Una decisione di questo tipo per quanto assolutamente legittima, non aiuta, non gratifica, ma smentisce in modo clamoroso lo sforzo delle forze dell’ordine e probabilmente, la volontà del legislatore.”

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