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Cultura

I maestri dell’astrattismo alla galleria Salamon di Torino

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La ‘Elena Salamon Arte Moderna’ ospiterà, dal 23 aprile al 29 maggio, 85 litografie originali realizzate da 32 Maestri dell’Astrattismo legati al contesto nazionale e internazionale, un percorso che dall’Italia passa per l’Europa fino ad arrivare in Russia e in America.

Dei maestri esposti in piazza IV Marzo 8 provengono dall’Italia – Carla Accardi, Getullio Alviani, Giuseppe Capogrossi, Piero Dorazio, Bruno Munari, Giuseppe Santomaso, Gino Severini ed Emilio Vedova – 14 dall’Europa – Arman (Fernandez Armand), Max Bill, Sonia Delaunay, Jean Dubuffet, Maurice Estève, Hans Hartung, Asger Jorn, Henri Matisse, Joan Miró, Jo Niemeyer, Antoni Tàpies, Victor Vasarely, Jacques Villon e Friedrich Vordemberge-Gildewart – 1 da Israele – Yaacov Agam – 7 dall’America – Josef Albers, Alexander Calder, Sam Francis, Paul Jenkins, John Levee e Walasse Ting (Ding Xiongquan) – e 2 dalla Russia – Wassilij Kandinsky e Serge Poliakoff -.

Ammirare le opere allestite in galleria sarà per il pubblico come guardare dentro un caleidoscopio ricco di colori e forme: un vero e proprio viaggio verso un mondo parallelo e diverso.

Il concetto di astrazione è molto generale, indica un sistema con il quale immagini e segni, intesi come simboli hanno un richiamo a cose o idee. L’arte astratta invece, è una forma espressiva che crea immagini che non rientrano nella nostra ottica percettiva. Per gli artisti dei primi del Novecento, infatti, l’Astrattismo servì a esprimere contenuti e significati, senza copiare immagini della natura.

Ciascuna corrente di quel periodo tentò di dare il proprio contributo alla una nuova esigenza di fare arte. Ad esempio le avanguardie del primo Novecento, nate principalmente in Francia, come il Simbolismo e i Fauves, iniziarono a sviluppare l’immagine non tanto attraverso le sue linee ma grazie all’uso libero e spregiudicato del colore, recuperando alcuni concetti da culture lontane e primitive. Alla fine tutti i movimenti conversero verso due poli fondamentali dell’arte astratta: il lirico e spiritualistico di Kandinskij fiorito in Germania, e il geometrico e razionalista, che fa capo a Malevic in Russia e a Mondrian in Olanda.

“Alcuni scienziati hanno messo in luce come noi osservatori, interpretando ciò che vediamo in modo personale, contribuiamo a ‘creare’ l’opera d’arte: ogni osservatore, infatti, risponde all’ambiguità dell’opera sulla base delle proprie esperienze – sottolinea Elena Salamon -. Il nostro cervello, quindi, prende l’opera e la completa a modo suo per dare un senso a ciò che vediamo. Perché ci piacciono le opere di Pollock, Mondrian o Rothko? Perché offrono un’esperienza percettiva particolare, che stimola la nostra creatività”.

L’idea che arte e bellezza possano risiedere anche in assenza di forma o soggetto risale a tempi antichi, a Platone e a Socrate. Secondo i filosofi e gli storici dell’arte l’uomo, schiacciato dalla potenza degli dei o dall’incertezza della propria esistenza, tende ciclicamente ad allontanarsi dal reale abbracciando l’Astrattismo. Fuori dal campo della filosofia fu l’evoluzione stessa della pittura che preparò la comparsa dell’Astrattismo. Già le teorie cromatiche dei postimpressionisti avevano separato l’oggetto dipinto dal suo aspetto reale. L’impiego del colore divenne in seguito sempre più libero, fino al trionfo del colore puro, che fu la grande conquista degli artisti fauves.

Gauguin e Cézanne contribuirono in maniera decisiva all’evoluzione dell’arte verso l’Astrattismo. Già attorno al 1910 circa, all’indipendenza della forma si aggiunse quella del colore: la disintegrazione dello spazio pittorico comportò la lenta dissoluzione dell’oggetto, poi la sua scomparsa, segnando infine l’avvento dell’Astrattismo.

Il premio Nobel per la medicina Eric Kandel analizzando i capolavori dell’arte astratta, ha provato a confrontare arte e neuroscienze, mettendo in luce il tipo di approccio alla realtà di questi artisti, un metodo che lui definisce riduzionista: invece di raffigurare un oggetto in tutta la sua ricchezza, essi esplorano solo alcune componenti. Importante per loro non è la qualità formale del dipinto, ma l’atto creativo.

Un assaggio delle varie interpretazioni artistiche all’Astrattismo lo si può trovare fino al 29 maggio alla Elena Salamon Arte Moderna.

Tra le opere esposte:

YAACOV AGAM, Rishon-Le-Zion (Israele) 1928
Composition, 1978

JOSEF ALBERS, Bottrop 1888 -New Haven 1976
Hommage to the square, 1972

MAX BILL, Winterthur 1908 – Berlino 1994
Orgelkonzert, 1979

SONIA DELAUNAY, Hradyzk 1885 – Paris 1979
Rythme coloré, 1949

PIERO DORAZIO, Roma 1927-Perugia 2005
Composizione astratta, 1990

JEAN DUBUFFET, Le Havre 1901 – Parigi 1985
Hourloupe 13, 1973

SAM FRANCIS, S. Mateo 1923 – S. Monica 1994
Poèmes, 1989

PAUL JENKINS, Kansas City 1923 – New York 2011
Through the crystal, 1969

WASSILIJ KANDINSKY, Mosca 1866 – Neuilly 1944
Motiv aus Improvisation, 1932

JOAN MIRÓ Montroig 1893 – Palma de Mallorca 1983
Bronzes, 1972

BRUNO MUNARI, Milano 1907 – 1998
Negativo Positivo Blu, 1995

VICTOR VASARELY, Pecs 1908 – Parigi 1997
Composition G, 1982

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