Cultura
1964… dialoghi prima delle barricate, intervista con Luigi Stancati
Il nuovo lavoro di Luigi Stancati si chiama 1964… dialoghi prima delle barricate, Neos Edizioni, ed è un tuffo negli anni che hanno preceduto la rivoluzione sociale e studentesca del ’68. Nel 1964 Stancati frequenta l’ultimo anno la Liceo Gioberti di Torino e da quel momento ci prende per mano e ci accompagna in un viaggio che dura tre anni e ci porta alle soglie del ’68.
Scopriamo così come un ragazzo di 20 anni vive la crescita di consapevolezza di quel periodo a Torino. Le contraddizioni, i dubbi (tanti), le certezze (poche), come è normale che sia per un ragazzo di 20 anni. Il viaggio avviene con una lunga serie di chiacchierate con gli amici, su temi che vanno dal Vietnam alla musica rock, da Don Milani alle ragazze. Trovate qui la recensione integrale del libro.
Luigi Stancati ha risposto alle mie domande.
Da cosa è nata la voglia di raccontare quegli anni?
La decisione nasce da un vuoto personale e in parte generazionale del periodo che precede il ’68 e parte con i ricordi di quel periodo, non solo miei ma dagli eventi che più mi sono tornati in mente.
Il narratore è un Luigi di 20 anni, con tutti i dubbi e i sogni naturali per quell’età. Perchè hai deciso di strutturare il libro come una sorta di diario di ricordi?
Ricordi contestualizzati cronologicamente. Mi è sembrato il modo più facile per ritornare a quegli anni.
E’ stato difficile tornare con la mente a quel periodo?
No! Non è stato difficile. La guida? Gli anni e le persone che frequentavo a quel tempo.
Com’era la Torino che si stava preparando al ’68?
Torino era buia, dimessa e discreta, cadenzava la propria esistenza con i ritmi della fabbrica, gioiva poco dell’improvviso boom economico. Tipica città operaia dove la borghesia andava a Milano anche solo per il parrucchiere. Il cambiamento avvenne con la sfrontatezza della contestazione giovanile/studentesca.
Come sei riuscito a raccontare questa storia con gli occhi del ventenne, lasciando fuori la consapevolezza dell’uomo che sa “come è andata a finire”?
Ho cercato di evitare di fare analisi a posteriori, provando a ripensare a me a quel tempo.
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