Cultura
Compie tre anni la casa editrice Buendia Books di Torino – intervista con Francesca Mogavero
Il 12 aprile compie tre anni la casa editrice Buendia Books di Torino. Nata nel 2018 per la passione di Francesca Mogavero, si è subito trovata a lavorare nella situazione tradizionalmente difficile in cui vivono le piccole case editrici indipendenti. Situazione ben presto diventata drammatica per la pandemia da Covid, che ne ha inevitabilmente limitato i movimenti.
Eppure l’inventiva ed il coraggio non mancano e Buendia Books porta avanti il suo progetto con la voglia di crescere e farsi conoscere sempre più nel panorama nazionale. La forza è quella di avere un progetto editoriale preciso e di potarlo avanti.
Francesca Mogavero, tre anni fa è nata Buendia Books. Ci racconti cosa ti ha spinto a lanciarti in questo progetto?
Ciao Gabriele, intanto grazie mille a te e al Quotidiano Piemontese per questa intervista! Lavoro in ambito editoriale dai tempi dell’università, sono stata freelance, collaboratrice, socia… Tutte esperienze che mi hanno insegnato molto e che mi hanno permesso di “farmi le ossa”. A mano a mano, ho sentito sempre più forte il desiderio di qualcosa di “mio” – che poi non è la parola giusta, ogni disegno, ogni libro è qualcosa di condiviso ed è una cosa bellissima – di scommettere su un’idea precisa di editoria, magari rischiando, magari con un bel colpo di testa. Sono stata e sono fortunata, ho potuto contare sulla mia famiglia e su una squadra di collaboratori e amici che mi hanno dato l’ultima spintarella per tuffarmi dal trampolino. Abbiamo tracciato le linee guida, espletato le pratiche burocratiche ed eccoci qui… tenendo sempre ben presente che quelle “ossa” vanno mantenute: bisogna continuare ad assumere calcio, ovvero studiare, tenersi aggiornati, imparare.
Quali sono le caratteristiche che rendono Buendia Books diversa da altre case editrici?
L’editoria indipendente è un mondo variegato e vastissimo, basti pensare alle realtà presenti nella nostra regione: ciascuna casa editrice è diversa dall’altra, e questa è una ricchezza sia per le librerie e i lettori, sia per le case editrici stesse, perché la competizione può farsi da parte e lasciare spazio alla collaborazione, alla rete (infatti Buendia è nel Direttivo del Comitato Editori Piemonte, un network prezioso che vi invito a scoprire).
Buendia ha una sua identità spiccata che potremmo riassumere così: attenzione alla qualità, cura, amore per la forma narrativa del racconto, massima varietà di tematiche, distribuzione nazionale e penne a Km 0.
Tra le caratteristiche più specifiche ci sono un paio di formati editoriali davvero particolari, che probabilmente hanno pochi esempi paragonabili sul territorio nazionale…
Stai pensando alle “Fiaschette”? Ti svelo un segreto: sono state proprio loro a gettare le fondamenta di Buendia Books. Avevamo in mente un formato tascabile ed economico, stampato in carta riciclata e con una rilegatura semplice e leggera, pinzata (chi, come me, ha amato Stampa Alternativa, sa di cosa sto parlando), che desse il giusto spazio e dignità a un singolo racconto; qualcosa da leggere in viaggio e nelle attese, qualcosa di “nutriente”, con un retrogusto persistente… e che magari facesse venir voglia di leggere ancora, di saperne di più, di approfondire. E l’idea è diventata realtà, grazie al coinvolgimento di una tipografia locale, con una dimensione ancora umana e artigianale, ma soprattutto grazie a tante autrici e tanti autori che hanno avuto fiducia nel progetto e colto la sfida.
Oltre alle “Fiaschette” ci sono poi le “Barrique”, le brossure 15 X 21 adatte ai romanzi, la “Douja”, la misura intermedia per le storie, le tradizioni, i sapori e gli itinerari locali, e gli “Shottini”, i racconti brevissimi esclusivamente in formato digitale (costano meno di un caffè, 89 centesimi!).
Tutti sono accompagnati da tre simboli, tratti dall’enogastronomia locale, che li definiscono dal punto di vista del formato (Fiaschetta, Barrique, Douja e Shottino, appunto), della tematica generale (Plin per la narrativa, Vermouth per il giallo, il noir e le loro sfumature, Cri Cri per la letteratura per bambini e ragazzi) e del tempo (Novello per le penne contemporanee, Moscato per i vintage). Nessuna categoria fissa, quindi, ma intersezioni di simboli… di sapori!
Come scegli quali libri possono entrare a far parte del tuo catalogo?
Al momento, pur avendo una distribuzione nazionale, abbiamo scelto di lavorare solo con autrici e con autori che risiedono in Piemonte, per lavorare a stretto contatto, faccia a faccia: questo è già un primo, grande criterio di selezione. Non meno importante è l’originalità e la qualità dell’opera: il testo deve colpire, attirarci… e a volte è impossibile spiegarne con precisione il perché. Confesso che la “pancia” riveste un ruolo importante in questa fase (e forse anche questo aspetto ci definisce come casa editrice controtendenza!).
Qual è il rapporto di Buendia Books con il territorio piemontese?
È una storia d’amore, non potrei definirlo diversamente. Buendia è nata qui, qui ha mosso i primi passi, incontrando persone e professionalità speciali. Celebriamo il legame con il Piemonte nella scelta delle penne a chilometro zero, nei simboli che contraddistinguono le nostre pubblicazioni, nel contatto diretto con le librerie e le iniziative locali, nelle realtà coinvolte – penso a enti come la Città metropolitana di Torino, la Fondazione per l’Ambiente Teobaldo Fenoglio, la Onlus Stranaidea, la Fondazione Ricerca Molinette e a tanti altri, che hanno letto in anteprima i testi offrendoci preziosi consigli, una prefazione, il patrocinio.
Quali sono i canali di vendita di Buendia Books?
Abbiamo un distributore nazionale che ha tra i suoi partner il più grande grossista italiano, le librerie di catena, quelle indipendenti e diversi portali on line; in parallelo coltiviamo rapporti diretti con tante librerie e altri esercizi del territorio e siamo sempre felici di stringere nuove amicizie. Tutti i titoli sono anche in formato ebook, distribuiti in esclusiva sul Kindle Store, e poi… poi ci sono le fiere, ahimè.
E allora veniamo alle note dolenti. Quanto è stata pesante la pandemia per una casa editrice appena nata? Quanto sono e stanno mancando gli eventi dal vivo?
Ahimè, appunto. Per una realtà giovane come la nostra gli eventi dal vivo sono fondamentali, non solo per le possibilità di vendita, ma soprattutto per l’incontro e il riscontro diretto: dialogare con le lettrici e i lettori, scoprire i loro gusti, capire se i nostri progetti, i nostri formati piacciono e funzionano. La pandemia ci ha inferto un duro colpo, ci ha congelato, inutile negarlo, ma come succede in natura, anche sotto il ghiaccio la vita continua: non ci siamo mai fermati e stiamo tenendo in caldo idee e iniziative.
Una questione che non ha invece a che vedere con il Covid, ma possiamo considerare quasi atavica: quanto è difficile per un piccolo editore arrivare sugli scaffali delle librerie?
In Italia escono più di 200 nuovi titoli al giorno (di questi, più del 90% vende meno di 100 copie, ma questo è un discorso a parte): arrivare sugli scaffali, e restarci per un po’ di tempo, è molto molto difficile. Per questo è importante il contatto diretto: incontrare le libraie e i librai per presentare il nostro catalogo e raccontare il nostro lavoro, organizzare insieme eventi e incontri con le autrici e gli autori. Un libro conosciuto, magari apprezzato, amato, può diventare un libro consigliato.
La vita di un testo può essere molto breve, Buendia Books va controcorrente anche in questo: pubblichiamo un numero limitato di titoli all’anno per curarli al massimo delle nostre possibilità e accompagnarli e seguirli a lungo, attraverso eventi in presenza e contatti con i media e i blog, ma anche promuovendoli sui social: le rubriche che abbiamo ideato sono nate proprio per accorciare le distanze (anche in tempi di zona rossa!) tra chi scrive e chi legge, raccontando aneddoti e retroscena, ingolosendo!
Possiamo fare un bilancio di questi primi tre anni di vita di Buendia Books?
Ci ragionavo proprio in questi giorni: una qualsiasi forma di vita, giunta a tre anni, ha raggiunto una certa stabilità, in certi casi l’autonomia; a tre anni un bambino cammina, compie le prime scelte, sta costruendo un suo immaginario, un suo mondo (per non parlare dei gatti, loro a tre mesi sono già gli imperatori di casa, il nostro staff… felino può testimoniarlo!). Paradossalmente un’azienda, una realtà (apparentemente) inanimata invece no, forse non raggiunge mai una completa maturità, non può mai dirsi “arrivata”: se da un lato è una prospettiva inquietante, che ti tiene in costante allerta (e a volte insonne), dall’altro è avvincente, ogni aspetto può essere ridefinito, ricalibrato, migliorato. Buendia ha fatto tanto (è nata!) e tanto ha ancora da fare, è un allenamento e un pensiero continuo.
Questi primi tre anni sono stati un lungo giro sulle montagne russe e mi auguro che il viaggio non sia ancora finito.
Qual è stato, in questi tre anni, il libro che ti ha dato maggiori soddisfazioni (non necessariamente per risultati di vendita)?
Tutti. E non è un cliché. La selezione è severa, quindi ogni libro che si aggiunge al catalogo è fortemente voluto, amato, anche quando i risultati di vendita non corrispondono agli sforzi, alle energie, alle competenze e alla passione di chi scrive e della squadra che ha seguito la pubblicazione. Lo dico sempre: ogni libro è un viaggio unico e inimitabile, che regala emozioni ed esperienze preziose.
Quali sono le prossime novità in uscita?
Il 23 aprile, in occasione della Giornata mondiale del libro, uscirà Claire e i libri di Luisella Urietti, uno “Shottino” che celebra appunto l’amore per le parole, per le letture che ci accompagnano in ogni periodo dell’esistenza. Il 13 maggio sarà il turno della novelization Nel ventre dell’enigma, terza tappa del progetto del regista torinese Pupi Oggiano, che comprende sei film, sei DVD, sei CD con la colonna sonora e naturalmente sei “Fiaschette”, e poi in autunno… per ora non vi anticipo nulla, vi dico solo che ci saranno tanta musica e riscoperte, sperando in una quotidianità sempre più serena e vivace.
Un’ultima curiosità: perchè la scelta del nome “Buendia”?
Buendia come il colonnello Aureliano Buendia di Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, un personaggio rivoluzionario, fuori dagli schemi, ma capace di incantarsi ancora davanti alle piccole cose. Ed è questo che auguriamo a Buendia Books, di trovarsi sempre al crocevia tra innovazione e tradizione, tra nuove abilità e artigianato, tra futuro e storie senza tempo, godendosi il presente sorso dopo sorso.
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