Lavoro
Diminuiscono in Piemonte gli infortuni sul lavoro da coronavirus
Confermato in Piemonte il trend in discesa dei casi di infortunio sul lavoro da Coronavirus: dalle 3.468 denunce di dicembre 2020 (+22,5% rispetto a novembre) si è infatti passati ai 1.735 casi di gennaio 2021 (+9,2% rispetto a dicembre), numero ridotto di oltre la metà a febbraio, mese in cui sono pervenute 825 nuove denunce (+4,0%). Sono 21.424 i casi rilevati dal 1° gennaio 2020 al 28 febbraio 2021 (di cui 245 avvenuti nel mese di febbraio, e 241 a gennaio, 134 lo scorso dicembre, i restanti riconducibili ai mesi precedenti) pari al 13,7% delle denunce registrate a livello nazionale (156.766). In regione i casi mortali salgono a 45 (+5 rispetto al monitoraggio precedente), pari al 9,0% dei decessi da Covid registrati in Italia (499).
A febbraio i contagi sul lavoro tornano sotto quota 1.000, valori minori registrati solo nell’estate 2020 tra la prima e la seconda ondata. Da inizio pandemia sono 7.200 i casi di contagio sul lavoro registrati nel corso della c.d. prima ondata, fino al 31 maggio 2020; successivamente le denunce si sono concentrate nei mesi di novembre dello scorso anno (quando è stato raggiunto il picco, come a livello nazionale, con 5.606 casi), dicembre (3.468), gennaio 2021 (1.735), ottobre (1.687), febbraio 2021 (825), giugno (393), luglio (198), settembre (189) e agosto (123).
Dati regionali in linea con quelli nazionali. In Piemonte l’ultima rilevazione di febbraio presenta una riduzione delle denunce (pari al 52,4%) ancora più pronunciata se confrontata con i dati di gennaio che registravano un calo del 49,8% rispetto al mese precedente. La situazione del Piemonte è del resto in linea con quanto emerge dai dati nazionali dove la riduzione dei casi rispetto a gennaio, seppur minore in percentuale, è significativa attestandosi intorno al 47%. “Gli ultimi dati registrati in Piemonte sembrano confermare l’ipotesi che i luoghi di lavoro siano maggiormente tutelati dal rischio di contagio rispetto alla prima e seconda ondata, grazie a un sempre migliore utilizzo di corrette procedure di sicurezza e di dispositivi di protezione contro il virus; inoltre la vaccinazione del personale sanitario ha fatto sì che diminuissero i contagi proprio tra quelle categorie di lavoratori che sono state fin dall’inizio le più colpite dal virus” spiega Giovanni Asaro, Direttore regionale Inail. “I dati dell’Istituto Superiore di Sanità del resto mostrano a febbraio, in Piemonte, un aumento rispetto a gennaio di 24.855 casi (+11,05) molto più rilevante se confrontato all’incremento dei contagi sul lavoro nello stesso periodo che è di 825 casi (+4,0% rispetto a gennaio), questo significa – prosegue Asaro – che i contagi sul lavoro stanno considerevolmente frenando la loro corsa nonostante la diffusione delle varianti”. In questo senso la prossima rilevazione statistica con i dati del mese di marzo potrà fornire conferma a tale ipotesi.
Il Piemonte resta la seconda regione più colpita dai contagi. Il Piemonte con il 13,7% dei casi totali risulta ancora al secondo posto tra le regioni più colpite dal contagio, dopo la Lombardia (26,5%). Seguono il Veneto (10,7%), l’Emilia Romagna (8,1%), e il Lazio (6,1%).
Per i casi mortali il Piemonte detiene sempre il terzo posto, con il 9,0% dei decessi da Covid registrati a livello nazionale, preceduto dalla Lombardia (33,9% dei casi totali) e dalla Campania (10,6%).
Tra le province italiane con il maggior numero di contagi da inizio pandemia il primato negativo spetta sempre a Milano, con l’10,2% del totale delle denunce, Torino è la seconda (7,1%) seguita da Roma (4,8%), Napoli (3,7 %) e Brescia (2,7%). Nel mese di febbraio 2021 Torino passa dalla terza alla quarta posizione per numero di denunce, preceduta da Milano, Ancona e Roma.
Per quanto riguarda invece i decessi da Covid contratto sul lavoro da inizio pandemia, Torino si attesta sulla percentuale del 4,0% e, con 5 decessi in più rispetto a gennaio, passa dalla settima alla quinta posizione, preceduta nell’ordine da Bergamo e Milano (entrambe 9,0%), Napoli (6,8%), Roma (6,2%), Brescia (5,2%).
Oltre la metà delle denunce del Piemonte concentrata in provincia di Torino. L’aumento delle denunce relativo al mese di gennaio ha riguardato tutte le province della regione, ma in particolare in termini assoluti Torino e in termini relativi Asti Biella e Vercelli. Analizzando nel dettaglio la situazione infatti emerge che, nel periodo 1° gennaio 2020 – 28 febbraio 2021, è sempre nella provincia di Torino che si concentra oltre la metà delle denunce: 11.189, pari al 52,2% dei casi del Piemonte (471 casi in più rispetto all’ultima rilevazione mensile, mentre la rilevazione al 31 gennaio riportava 939 casi in più rispetto al 31 dicembre). Seguono la provincia di Cuneo (3.042 casi, 68 casi in più rispetto all’ultima rilevazione), quella di Alessandria, 2.121 denunce (75 in più rispetto al 31 gennaio), di Novara (1.715 casi, 54 in più del mese scorso). Asti con 1197 denunce (67 casi in più) mostra una variazione del 5,9% rispetto all’ultima rilevazione; nel Verbano-cusio-ossola le denunce sono 885 (21 in più), nel Vercellese sono 750 (40 denunce in più che rappresentano una variazione del 5,6%); chiude la graduatoria sempre il Biellese con 525 denunce, 29 in più rispetto all’ultima rilevazione (variazione del 5,8%).
Dei 5 decessi registrati nel mese di febbraio 3 sono riferibili alla provincia di Torino che passa da 17 a 20 casi mortali, uno al Cuneese e alla provincia di Novara che vedono salire a 3 i decessi da inizio pandemia. Non subiscono variazioni i casi mortali riferiti alla provincia di Alessandria (12 decessi), di Biella (4) e del Verbano-cusio-ossola (3); nessun caso mortale registrato nelle province di Asti e Vercelli.
Il maggior numero di casi sempre nel settore della sanità e assistenza sociale. Rimangono stabili le percentuali che emergono dall’analisi per attività economica. Nell’ambito della gestione assicurativa dell’Industria e servizi dove si concentra la maggioranza dei casi (99,1%), l’82,9% delle denunce codificate per settore di attività economica (Ateco) riguarda ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche, policlinici universitari, residenze per anziani e disabili del settore “Sanità e assistenza sociale” (62,3% delle denunce) e organi preposti alla sanità, come le Asl (20,6%).
Il settore “Noleggio e servizi alle imprese” registra il 5,7% delle denunce codificate, in particolare le attività di ricerca e fornitura del personale con il 47,1% dei casi e di supporto alle imprese 38,2%. Tra i più colpiti sempre gli addetti alle pulizie e i lavoratori interinali “prestati” a svariate attività e professionalità (comprese quelle di natura sanitaria e di pulizia). Nel settore dei Servizi di alloggio e ristorazione, presente con il 3,0% delle denunce, secondo l’ultimo report i più colpiti (82,1% dei casi) sono i lavoratori impiegati nella ristorazione.
La gestione per conto dello Stato (amministrazioni centrali dello Stato, scuole e università statali) conta lo 0,8% dei casi registrati; l’Agricoltura riporta sempre lo 0,1% delle denunce.
Infermieri, operatori sanitari e medici le professioni più colpite. L’analisi per professione evidenzia sempre la categoria dei tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti ecc.) come quella più coinvolta da contagi, con il 37,7% delle denunce complessive, il 77,9% delle quali relative a infermieri mentre il 7,0% riguarda assistenti sanitari e il 3,8% fisioterapisti.
Seguono le professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali (27,9% delle denunce complessive, di queste il 99,7% riguardano gli operatori socio-sanitari); i medici (8,3%); le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati con il 5,5% delle denunce (di queste l’84,0% provengono da operatori socioassistenziali, il 4,7% sono assistenti socio-sanitari) e con il 4,3% delle denunce il personale non qualificato nei servizi di istruzione e sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri (di queste il 73,6% sono di ausiliari ospedalieri, il 13,7% di ausiliari sanitari e portantini e il 7,5% di inservienti in case di riposo).
Per quanto riguarda i decessi, il 23% dei casi codificati è riferibile al settore della Sanità e assistenza sociale, i più colpiti medici, infermieri e operatori sanitari.
Quattro contagiati su 10 nella fascia di età 50-64 anni. Stabile la ripartizione delle denunce per classe di età e genere: il 43,1% dei casi denunciati è concentrato nella fascia di età 50-64 anni, seguita da quella 35-49 anni (36,8%) e 18-34 (18,3%); il 76,7% dei contagiati sono donne e il 23,3% uomini.
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese