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Cultura

Zeus ti vede, intervista con Riccardo Marchina

Gabriele Farina

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Torino, oggi. L’azienda di caffè in cui lavora come commerciale Pietro viene acquisita da una società olandese, che non tarda a delocalizzare, lasciando a casa gran parte dei dipendenti. Zeus ti vede, il nuovo romanzo di Riccardo Marchina, Neos Edizioni, è evidentemente di notevole attualità.

Oltre alla delocalizzazione, alla ricera di un nuovo lavoro a cinquant’anni, a quattro figli da mantenere provenienti da due ex compagne diverse, per il nostro protagonista c’è però anche un’indgine di polizia da affrontare, perchè uno dei dipendenti dell’azienda di caffè viene ucciso e i colleghi sono un po’ tutti indagati. Trovate sul mio blog la recensione completa del libro.

Riccardo Marchina ha risposto alle mie domande.

Un romanzo che è estremamente attuale: multinazionali, delocalizzazione, disoccupazione, famiglie separate, sexting. Come è nata la necessità di raccontare questa storia?

Ho voluto raccontarla perchè per lavoro mi occupo di ricerca e selezione del personale e, negli ultimi anni, diciamo dopo il 2008, mi sono imbattuto in molti casi di cinquantenni che perdono lavoro e ho vissuto questo dramma accanto a loro. Famiglie separate e sexisting sono piuttosto un’altra faccia di questi tempi e si adattavano molto bene al contesto.

Poi però c’è anche il giallo. Come hai costruito l’intreccio fondendolo ai vari temi trattati?

Il giallo è stato l’espediente per tenere alta la tensione sulla storia che altrimenti, si sarebbe potuta spegnere un po’. Il giallo si adatta perchè all’interno di una vicenda drammatica, come quella dei licenziamenti, ci possono stare gesti estremi, come gli omicidi che racconto.

I vari personaggi reagiscono in maniera molto diversa ai licenziamenti. E’ l’animo umano che cerca di adattarsi anche nelle situazioni più difficili?

Certo, le reazioni sono diverse a secobda del carattere delle persone. C’è chi si sente perseguitato, chi ne fa una questione sociale da sollevare, e chi invece cerca subito l’alternativa, un’altra soluzione… Io mi avventuro persino in chi cerca di abbracciare nuovi modelli di vita, diciamo più green.

Nel romanzo è molto sviluppata la parte relativa alla società che si occupa, o dovrebbe occuparsi, di trovare un nuovo lavoro al protagonista. La prendiamo come una denuncia?

Le società di outplacement esistono e sono un aiuto, ma non sempre, anche perchè quando c’è una crisi, uno si può ricollocare, ma le opportunità sono comunque minori. La mia società di ricollocazione ne esce un po’ male, ma non ha tutte queste colpe, come non le hanno i sindacati. Le delocalizzazioni sono un male più grande e le responsabilità vanno cercate più in alto, nei governi, ad esempio.

Ma… Torino è la città dell’auto, del caffè o di che altro?

Torino è stata di molte cose, ad esempio anche un polo delle penne a sfera, se ricordi Settimo Torinese… Oggi, rispetto a Milano o Bologna è tanto meno. E’ una delle città che ha perso più pezzi, se vogliamo, pezzi d’industria, ovviamente. Con certe affermazioni voglio ricordare tutto quella che è stato, anche perchè fuori dalle nostre mura, si dice che siamo auto, Fca, indotto e nient’altro.

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