Era il 28 febbraio 2001 quando, durante il primo dibattito pubblico di confronto con Roberto Rosso, per l’elezione del nuvo sindaco di Torino, moriva Domenico Carpanini. Uomo di sinistra, alla fine del Pci aderì ai Ds. Grande consocitore e amante di Torino, fu prsidente del Consiglio Comunale durante il primo mandato di Valentin Castellani e vice sindaco durante il secondo mandato.
La sua morte, improvvisa e drammatica, aprì le porte all’era di Sergio Chiamparino, buttato nella mischia a campagna elettorale in corso. La sindaca Appendino ha vluto ricordare Carpanini durante la cerimonia di commemorazione al cimitero Monumentale di Torino:
“Sono trascorsi 20 anni esatti dalla morte di Domenico Carpanini, da quel 28 febbraio che ha cambiato le vite di molte persone e della storia della nostra comunità cittadina.
Ho avuto l’onore e il piacere, da giovane sindaca di Torino, di partecipare ogni anno alla cerimonia che lo commemora e di percepire dalla presenza di parenti, amici e istituzioni e dall’affetto che si respira come ciascuno di noi sia una parte di un lungo cammino che ci precede e che proseguirà.
Ho ricevuto un testimone da chi mi ha preceduto e, terminato il mio incarico, lo consegnerò a chi verrà, con immutato entusiasmo. Ieri, come oggi, sono le figure come quella di Carpanini – per le quali la politica e l’essere amministratore pubblico ha significato impegno totale svolto con grande passione – a rappresentare l’esempio più giusto da seguire, soprattutto per quei giovani che oggi scelgono di dare qualcosa alla propria comunità, proprio attraverso la politica.
Sono ancora molti i racconti che vengono tramandati a Palazzo Civico e in giro per la città di quel vicesindaco sempre disponibile, che interveniva per ogni emergenza e che conosceva perfettamente ogni angolo della nostra Torino.
Racconti ed esempi riemersi tra l’altro come drammaticamente attuali in questo periodo di crisi sanitaria e sociale in cui ciascuno di noi si è trovato improvvisamente in prima linea in una lotta che non sapevamo di dover affrontare: penso a chi ha salvato vite negli ospedali, a chi con la propria presenza in ufficio ha consentito di portare avanti servizi essenziali e a chi al contrario ha dovuto rivoluzionare il proprio modo di lavorare, a chi si è messo a disposizione della comunità aiutando il prossimo e anche a chi è stato costretto improvvisamente a rimanere per lunghi mesi chiuso dentro casa, magari ritrovandosi da solo con i propri demoni. Tutti a fare la propria parte per il bene comune.
Da questo punto di vista, lo ribadisco, Carpanini è stato, e resta tutt’oggi, un esempio per chi pensa di entrare nel mondo della politica, come per chi ne fa già parte.
Il ricordo dell’uomo e del politico non deve quindi limitarsi al giorno di commemorazione, ma deve essere il filo rosso che emerge, quasi spontaneo, dalle decisioni e dalle azioni che ciascuno di noi, nel proprio ruolo, assume. Questo ritengo che sia il ricordo vivo di cui la nostra comunità ha bisogno e che ci sprona incessantemente a migliorare.”
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