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Panni sporchi per Martinengo, intervista con Fabrizio Borgio

Gabriele Farina

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Le Langhe tornano ad essere teatro del nuovo romanzo di Fabrizio Borgio. Panni sporchi per Martinengo, Fratelli Frilli Editori è un’avventura davvero tosta per il nostro investigatore privato, che questaa volta deve affrontare un paio di indagini che nascono in famiglia e ben presto si allargano con ramificazioni impensabili.

Tra vigne e aziende che producono vino, Martinengo si troverà a dover prendere decisioni importanti, mettendo a rischio la sua carriera e la sua famiglia. Tutto nasce da una cena di Natale… Come al solito trovate sul mio blog la recensione completa del libro.

Fabrizio Borgio ha risposto alle mie domande.

Questa volta Martinengo si trova davanti ad un bivio davvero tosto: seguire la legge o proteggere i propri parenti? In realtà non è che abbia molti dubbi… come è nata questa storia?

Panni Sporchi è nato dall’esigenza di rompere un po’ gli schemi consolidati del giallo/noir all’italiana. Come sempre, le storie si formano per sedimentazione: due o tre idee che potevano essere libri a sé e che infine ho trovato più interessante intrecciare in un unico racconto. In questo caso uno sviluppo della famiglia di Martinengo, gli utilizzi alternativi dei surplus delle vendemmie e infine il fenomeno del caporalato nelle nostre vigne.

Le indagini portano Martinengo a scoprire ben altro che un tradimento. In particolare ci sono riferimenti allo sfruttamento dei lavoratori immigrati, uno dei mali del nostro tempo. Come mai hai deciso di inserire questo tema?

Il caporalato in vigna è uno degli indotti perversi della globalizzazione nel nostro territorio. Lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo è un peccato che trasciniamo dietro dalla notte dei tempi e nessuna nobiltà di terra o di cultura se n’è mai affrancata. Anche le nostre eccellenze se ne sono macchiate e proprio per questi motivi ho voluto parlarne.

Come è cambiato il personaggio di Martinengo nel corso delle varie avventure?

Martinengo cresce e invecchia assieme al suo autore. Inevitabile. È un uomo che man mano proseguo con i romanzi che lo vedono protagonista, aumenta la propria introspezione e l’intolleranza verso un mondo che non accetta regole, disprezza l’etica e ridicolizza la coerenza che sono invece i punti cardinali che Giorgio segue per non lasciarsi schiacciare dalla disillusione.

Nel romanzo compare una sorta di guest star. Chi è Buscafusco?

Buscafusco è un investigatore irregolare creato dalla penna dello scrittore Davide Mana. Mana è specializzato in narrativa di genere, spazia dal neo pulp alla fantascienza, dal fantasy al noir. Scrive quasi esclusivamente per il mercato anglosassone e io ne sono un estimatore. Buscafusco riprende certi personaggi degli action anni ’80 e lo cala nel nostro territorio, in particolare nel nicese e aree limitrofe. Buscafusco guest star è il mio piccolo, personale omaggio all’opera di questo autore, da noi semi sconosciuto.
È un uomo spiccio, brusco ma profondo. Vive in una roulotte, campa di lavori saltuari, non accetta pagamenti in denaro. È a suo modo una specie di samurai asceta che sopravvive a questo mondo. Affascinante ed accattivante.

Torniamo al principio. Ho trovato molto cinematografica la “sequenza” iniziale del pranzo di Natale. Come è nata?

L’influsso cinematografico è una importante eredità degli stage di sceneggiatura che in passato ho seguito con Monicelli, Arlorio e Suso Cecchi d’Amico. Una lezione importante per la scrittura perchè favorisce l’asciugatura del testo senza indugiare nella referenzialità delle parole. Da un punto di vista registico si dice sempre che sono due le scene più difficili da girare: quelle a tavola e quelle sui treni. Aggiungo, anche dal punto di vista della narrazione, perchè sono ambienti statici e l’azione è limitata, perciò i dialoghi, i gesti e l’evocazione delle atmosfere sono fondamentali per non rendere il tutto noioso e prolisso. Il pranzo di Natale è un gioco di tensioni e una panoramica sulle dinamiche tra i membri della famiglia. I modelli infatti sono tutti filmici: Parenti Serpenti di Monicelli e l’amarezza di Regalo di Natale di Avati.

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