Ambiente
Parte A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains, il progetto che monitora le microplastiche nella neve delle Alpi
E’ stato presentato questa mattina “A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains”, un progetto innovativo che si svilupperà nel corso di tutto il 2021, ideato e realizzato dall’European Research Institute di Torino in collaborazione con i rifugi Guido Muzio (valle Orco-Gran Paradiso), Les Montagnards (val d’Ala-valli di Lanzo), Selleries (val Chisone-Parco Orsiera Rocciavré) e Pagarì (valle Gesso-Parco Alpi Marittime) e finanziato da European Outdoor Conservation Association (EOCA) che ha premiato la proposta – insieme ad altri cinque progetti in ogni angolo del Pianeta: Brasile, Colombia, Spagna e Gran Bretagna – al termine di una selezione tra 180 progetti.
Al progetto si affianca un’intensa attività di monitoraggio e ricerca sulla presenza di microplastiche nelle nevi alpine, realizzata da E.R.I. con il Politecnico di Torino e la collaborazione degli stessi rifugi.
“In questi ultimi 5 anni – spiega Franco Borgogno – come European Research Institute abbiamo acquisito una grande esperienza sul tema dell’inquinamento da plastica: abbiamo partecipato a tre spedizioni in Artico, progetti di ricerca in Mediterraneo, sul Po e sulle nevi, pubblicato diversi articoli scientifici, lavorato con oltre 15mila studenti e tenuti oltre 150 incontri pubblici, mostre ed eventi. Con questo progetto torniamo sulle ‘nostre’ montagne per un primo grande progetto ‘sistemico’ e strutturale sulle montagne, che affronta il tema dal punto di vista della conoscenza, della prevenzione, della sensibilizzazione. Per avere questa possibilità abbiamo dovuto superare tre fasi di selezione e battere una concorrenza fortissima, in tutto il mondo. Vogliamo fortemente valorizzare e proteggere le Alpi come fonte di benessere e i rifugi come elementi chiave della sostenibilità”.
A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains ha l’obiettivo di proteggere l’habitat di alta montagna, uno degli ultimi ambienti incontaminati dell’Europa meridionale, dall’inquinamento da plastica: questo, infatti, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, colpisce anche i territori selvaggi e puri delle vette alpine. Qui vivono preziosi ungulati, carnivori, uccelli, fiori e piante. Lavorando con 4 rifugi alpini molto diversi tra loro (per dimensioni, ubicazione, accessibilità, numero di visitatori) svilupperemo con ciascuno una strategia per eliminare gli oggetti di plastica monouso, percorso che potrà poi essere condiviso e implementato con altri rifugi attraverso la condivisione dell’esperienza maturata.
A questa attività di prevenzione, molto concreta, si aggiungeranno 15 eventi di pulizia in primavera-estate lungo almeno 150 km di sentieri, rive di laghetti, prati alpini, ghiaioni e pietraie, nell’area di riferimento dei rifugi coinvolti.
“Per questo invitiamo chiunque sia interessato a partecipare – aggiunge Borgogno -, alle attività pratiche in montagna o a organizzare eventi di formazione e sensibilizzazione, a contattarci attraverso la pagina facebook del progetto o alla mail b.franco@eri.net.in”.
Il progetto A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains prevede anche un intenso programma di formazione-sensibilizzazione che coinvolgerà guide alpine ed escursionistiche, professionisti della montagna, volontari/appassionati di escursionismo e ambiente, scuole locali, settore turistico e istituzioni, per un totale di almeno 400 persone.
Infine, in parallelo alle attività di progetto realizzeremo – in collaborazione con il Politecnico di Torino – un ampio monitoraggio delle microplastiche presenti nelle nevi delle Alpi Occidentali: una ricerca che fornirà dati importantissimi per conoscere l’evoluzione di questo inquinamento insidioso e ubiquo.
“Svolgeremo – spiega Susanna Canuto – almeno 15 campionamenti divisi in tre periodi e 5 diverse stazioni: dal versante piemontese del Gran Paradiso alle Alpi Marittime. In questo modo potremo fornire un quadro sempre più approfondito e ricco della precipitazione di microplastiche, trasportate dagli elementi fin sulle vette”.
“L’attività che verrà svolta presso il Dipartimento di Scienza Applicata e Tecnologia del Politecnico di Torino – spiega Camilla Galletti – è un’analisi qualitativa e quantitativa delle plastiche campionate nelle 5 aree di prelievo, per valutarne la tipologia e se possibile la provenienza. Il nostro gruppo di Ricerca, CREST (Catalytic Reaction Engineering for Sustainable Technologies), persegue mediante diversi approcci (chimico, biologico, alimentare, ingegneristico) l’obiettivo comune di una società più sostenibile. Partecipiamo quindi a questo progetto con molto interesse, mettendo a disposizione le nostre competenze analitiche innovative”.
“Le analisi verranno condotte nei nostri laboratori, tramite la spettroscopia infrarossa in riflettanza totale attenuata, cioè, mediante le radiazioni IR riflesse dai campioni otterremo degli spettri caratteristici dai quali si potrà identificare il tipo esatto di polimero. In base alle nostre esperienze (abbiamo già collaborato con European Research Institute per le analisi sulle microplastiche campionate nell’Artico), con buone probabilità i materiali che più frequentemente si troveranno sono il Polietilene ad alta e bassa densità (HDPE e LDPE) e il Polipropilene (PP) e in minor quantità Polivinilcloruro (PVC), Poliuretano (PU) e Polistirene (PS). Il conteggio e il peso dei frammenti ci darà invece informazioni sulla diffusione di questi inquinanti, legata molto al loro trasporto in atmosfera. Alla fine dell’inverno avremo a disposizione numerosi campioni che in breve tempo analizzeremo per avere così un panorama dell’inquinamento da plastiche sulle nostre montagne”.
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